Se vince la pax russa…*
di Vincenzo D’Anna*
“La libertà richiede l’eterna vigilanza”, soleva dire l’antifascista Leo Valiani, fondatore del partito d’Azione di ispirazione liberal democratica. Chi crede di aver ereditato la libertà in eterno, senza averla conquistata, oppure protetta, ogni giorno e’ un illuso, la Storia, prima o poi, si incaricherà di ricordargli che occorre sempre preservarla e difenderla. Una lezione che andrebbe inculcata nei giovani studenti di oggi, i quali, vivendo nell’agiatezza e nella pace, si permettono il lusso di disinteressarsi dell’impegno sociale. Tranne una piccola percentuale che si inserisce nei movimenti studenteschi, inneggiando alla rivoluzione ed al crollo del sistema socio economico nel quale essi vivono (ignari di cosa questo sia costato alle generazioni precedenti), la rimanente parte si permette il lusso di dichiararsi sdegnatamente contrario all’impegno politico, quella cosa ritenuta a priori “sporca” e compromissoria, terreno per combriccole e clientele. Questi ultimi, però, ignorano che la politica è lo specchio della società e che in democrazia eletti ed elettori sovente si somigliano!! In questo limbo qualunquistico le nuove leve non colgono che la l’arte della politica rappresenta l’unico strumento democratico che consente di cambiare il governo senza spargimento di sangue, garantendo la pace sociale e vita dell’umana diversità. Invece no, i nostri “imberbi” confondono i politicanti (sub specie maneggiona ed ignorante) con i politici, ossia con coloro che, avendo studiato quest’arte, insieme alle sue ancelle (la Storia e l’Economia), la praticano tendendo ad edificare bene comune. Ora, comunque sia, il secolo digitale e tecnologico nel quale viviamo, sembra aver bypassato tale forma di agire, archiviandola frettolosamente tra le cose indesiderabili ,scegliendo di avere fede nel progresso fine a se stesso, affidando la società alla guida delle macchine, all’intelligenza artificiale, al vago principio che libertà, prosperità e pace siano ormai garantiti a prescindere ed in eterno. Un’idea scellerata che avvince la gente comune che poco conosce del suo passato e che, non avendo cultura per discernere tra le cose, si affida ai miracoli della scienza, quella che sopperisce all’umanesimo ormai perduto. Tuttavia i tempi iniziali di questo millennio, come quelli del secolo appena trascorso, non sono né sereni, né pacifici e questo configge con l’opinione diffusa, crea ansia ed allarmismo nelle coscienze ireniche, nei pacifisti ad oltranza. Quelli, per intenderci, che perseguono ciò che gli Americani chiamano “appeasement”: la pace ad ogni costo. Una pace ipocrita e codarda, che affonda nell’egoismo della conservazione della buona vita, come la chiamava il grande scrittore russo Lev Tolstoi. Una “buona vita” intesa come conservazione del bene personale, dell’egoismo dei sazi e dei tranquilli, che in nulla intendono servire l’umanità né sono pronti a fare qualcosa per redimerla dall’oppressione e dalla mancanza di libertà. Ebbene, se la Storia è il regno della necessità, quelli che confidano in una risoluzione svantaggiosa per gli oppressi, alla fine, finiscono per parteggiare per gli oppressori, tenendosi cara una libertà che è stata loro “regalata” con lacrime e sangue. Ed allora converrà sempre scomodare la “maestra di vita”: quella Storia dei popoli che visse analoghe vigilie ed analoghi dilemmi per ricordare alle nazioni che, nel momento in cui vengono minacciate la vita e la libertà degli altri, sono a rischio anche le nostre!! In soldoni: se cade l’Ucraina, sarà la volte dei Paesi Baltici alle cui frontiere il satrapo moscovita già ammassa truppe e testate nucleari. E poi, a ruota, sarà la volta delle altre terre che, un tempo, componevano l’ex impero sovietico, sotto il cui tallone milioni di persone patirono miseria, fame e schiavitù per quasi un secolo. Ci si potrà mai illudere di aver scongiurato il pericolo di ritrovarsi la guerra sull’uscio di casa, come fecero, ingenuamente, i governi inglesi e francesi quando, nel 1938, cedettero a Hitler, stipulando il Patto di Monaco con la Germania nazista, dopo che Berlino si era annessa l’Austria e quasi tutta la Cecoslovacchia, salvo poi ritrovarsi in guerra col Reich, pochi mesi più tardi, nel più sanguinoso e terribile dei conflitti che l’umanità ricordi? Molti obiettano cinicamente che l’interesse per Kiev non risponda ad un eguale interesse per la Palestina, immemori del fatto che sia stato Hamas a colpire per primo trucidando almeno mille ebrei inermi, tra cui molte donne e bambini. Eppure la minaccia medio orientale appare ben poca cosa innanzi alla smania di Putin ed ai suoi sogni di potenza. Bisognerà, insomma, saper distinguere e scegliere accuratamente quale dei due pericoli sia maggiore per l’Europa ad oggi ancora inerme ed impreparata, patria di genti corrotte dal benessere e prive di nerbo civile: la guerra in Ucraina o quella che insanguina Gaza? Noi non abbiamo dubbi: se dovesse vincere la “pax” imposta dai Russi, prima o poi qualcuno busserà anche alle nostre frontiere. Ce lo insegna la Storia e le sue umane tragedie.
*già parlamentare