Nato, anniversario di libertà*
di Vincenzo D’Anna*
La Nato, l’organizzazione militare a scopo difensivo tra le nazioni libere e democratiche e gli Stati Uniti d’America, compie 75 anni. I negoziati che portarono a quell’alleanza ebbero infatti termine il 4 aprile del 1949 con la firma, a Washington, dell’intesa che a suo tempo fu battezzata “Patto Atlantico”. Oltre agli Usa ed al Canada, vi aderirono dieci paesi del Vecchio Continente tra cui l’Italia. Il patto fu la logica conseguenza, nonché la necessaria precauzione che le nazioni ad Ovest di quella che metaforicamente Winston Chuechill definì “cortina di ferro”, adottarono per guardarsi le spalle dal blocco comunista egemonizzato dall’Urss. Ad Est sorgeva infatti un’analoga compagine militare, sostanzialmente imposta da Stalin ai paesi satelliti del comunismo russo, denominata “Patto di Varsavia”. Nello schieramento occidentale furono prima i parlamenti nazionali a decidere l’adesione e poi i governi democratici. Nel blocco militare di Varsavia non occorsero libere decisioni ma bastò la presenza dei carri armati dell’Armata Rossa. Ora, a prescindere dalla loro genesi, i due blocchi si comportarono un po’ come i cani da guardia delle due principali aree politiche in cui fu diviso il mondo dopo la seconda guerra mondiale. A pagare il maggior prezzo di quella divisione era stata la Germania, uscita distrutta dal conflitto e dagli orrori compiuti dal regime di Hitler. Quel Paese fu diviso letteralmente in due ambiti territoriali e la capitale stessa, Berlino, si ritrovò spaccata in due dal muro eretto dalla DDR, la Germania dell’Est a regime comunista e vassalla di Stalin. Insomma: le due super potenze di quel tempo, Urss da una parte e Usa dall’altra, si guardavano in cagnesco temendosi reciprocamente. Due sponde diverse sotto ogni profilo politico e sociale. Da una parte, infatti, c’era la libertà politica ed i diritti dei cittadini incartati nelle Costituzioni degli Stati; dall’altra parte il marxismo che creava stati vassalli dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Regimi totalitari ed illiberali. L’adesione del Belpaese all’Alleanza Atlantica fu uno dei temi principali di scontro e dibattito tra le forze di ispirazione democratica e liberale e quelle socialcomuniste (capeggiate dal blocco PCI-PSI) uscite, quest’ultime, sconfitte nelle elezioni del 18 aprile 1948 (le prime libere dello Stivale). La schiacciante vittoria delle forze cattoliche e laiche che ebbero in Alcide Se Gasperi (Democrazia Cristiana), in Luigi Einaudi (Liberali) e Giuseppe Saragat (Socialdemocratici) i principali protagonisti del fronte pro Nato, risultarono maggioranza assoluta relegando il cartello delle sinistre social comuniste di Pietro Nenni (socialisti) e Palmiro Togliatti (comunisti ), contrarie al patto Atlantico, all’opposizione. Dovette trascorrere oltre un quarto di secolo perché quei pregiudizi contrari fossero eliminati, confortando in tal modo l’epitaffio di Giovanni Malagodi, politico liberale di grande spessore culturale, secondo il quale “i comunisti comprendono le posizioni liberali dopo trent’anni dalla comprensione e dall’adesione che ne fecero i liberali stessi”. Nel terzo millennio non c’è forza politica in Italia che non abbia compreso e sostenga quell’adesione al complesso dei valori politici che quella scelta determinò nel futuro della neonata Repubblica Italiana. Un richiamo necessario, il nostro, non tanto per indicare la cecità di talune scelte fatte dalla sinistra quanto per rimarcare che sotto l’ombrello dell’Alleanza Atlantica si sono affermate ragioni e le idee di libertà e di progresso, di democrazia parlamentare, in tutta Europa. Nel corso degli ultimi anni ed in particolare, in questo ultimo scorcio di tempo, gli aderenti alla Nato si sono infoltiti arrivando addirittura a triplicarsi. A determinare l’allargamento del patto atlantico è arrivata l’adesione di molti dei paesi ex comunisti dell’Est liberati dalla dittatura del Cremlino avvenuta dopo il crollo dell’Urss e del comunismo stesso. Recentissima e’ l’adesione dei paesi Baltici e Scandinavi allarmati dall’espansionismo aggressivo di Putin che vagheggia pericolosamente la necessità che la Russia si riappropri di una parte di quei territori che fino a non molti anni fa rientravano nella sfera dd’influenza dell’URSS. Questa visione rappresenta anche la chiave di lettura che se ne fa a Mosca dell’occupazione russa della Crimea e del Donbass Ucraini, seguita alla separazione, sempre per mano russa, di alcuni territori cuscinetto dello Stato della Georgia con la Russia, come la regione della Ossezia divisa in due diversi ambiti, l’Alpcazia e l’Ossezia del Sud, divenuti praticamente protettorati russi. Eppure c’è ancora in giro gente che addossa alla Nato la responsabilità di aver circondato la Russia, di volerne minacciare la sicurezza e le rispettive aree di influenza!! Insomma: si tratta dei soliti manichei, pacifisti d’accatto, che soffrono della vecchia idiosincrasia verso gli Usa ed il regime capitalistico, al quale addossando l’origine di ogni male.. Queste frange, sotto forma di anime belle, oggi si saldano con quelle dei contestatori di mestiere del sistema democratico liberale. Gente immemore ed ignorante della Storia del nostro popolo, quanto basta per mistificarla. Ed allora Buon compleanno Nato e grazie per aver protetto la nostra civiltà’ fondata sulla libertà.
*già parlamentare