Brutti tempi a largo del Nazareno (sede romana del Pd) dove, più che una Pasqua di resurrezione, la giovane segretaria dem ha vissuto una sorta di…via crucis di passione! Sì, perché la sorridente Ely, stavolta, rischia di essere massacrata dagli scandali scoppiati a Bari ed a Torino in seguito alle inchieste che la magistratura ha aperto sullo “scambio elettorale” di cui sarebbero stati “protagonisti” alcuni rappresentati del suo stesso partito. In Piemonte la vicenda è emersa attorno al nome di Salvatore Gallo che, nonostante i suoi 85 anni, pare abbia manovrato voti nel tentativo di far eleggere una serie di candidati del partito democratico nei consigli comunali e nelle circoscrizioni della regione del Nord Ovest. Nel capoluogo pugliese, invece, è toccato ad un assessore regionale finire nelle maglie della legge con il sospetto di aver attinto, con l’aiuto del marito, nominativi e preferenze dalle liste di un centro di formazione professionale acquistandone altri alla modica cifra di cinquanta euro!! In particolare l’inchiesta barese ha dato poi la stura per l’arrivo di una commissione di accesso in Comune inviata dal ministro degli interni Piantedosi alla vigilia delle elezioni amministrative. Ovviamente, intendiamoci, il principio d’innocenza resta salvo ed inviolabile anche in casi come questi. Casi sui quali appureremo la verità solo tra qualche lustro nel mentre la gogna mediatico giudiziaria avrà dispiegato appieno la forza della denigrazione. Resta comunque il fatto che questi scandali abbiano azzerato le manifestazioni di sdegno politico dei dem pugliesi i quali denunciavano un tentativo di diffamazione politica da parte del governo Meloni, appellandosi al garantismo fino ad arrivare ad utilizzare lessico e concetti molto diversi da quelli utilizzati in altri casi quando, cioè, nel tritacarne delle procure erano finiti uomini e personaggi del centrodestra. E’ infatti abbastanza desueta la circostanza che inverte le parti in commedia con la sinistra divenuta, come per incanto, garantista e la destra pronta a soffiare sul fuoco della “querelle” nonostante non sia stato emesso ancora alcun verdetto giudiziario. Tuttavia la questione travalica il momento contingente ed il caso specifico, per aprirsi su ben altri ragionamenti e considerazioni di natura etico-politica. Quello che sta avvenendo, infatti, è la caduta di un velo etico: la smentita dell’affermazione che in largo del Nazareno si operi con un tasso di moralità superiore rispetto agli altri schieramenti e che la pratica politica disdegni le forme clientelari come mezzo per accaparrarsi la preferenza dell’urna. Insomma il dato distintivo di una diversità che si rivela, però, alla prova dei fatti (che sono e restano opinioni testarde), consunta se non inesistente. Tutto questo nel mentre Elly Schlein prova ad indicare un percorso ed un progetto nuovo per il Pd, pur circondata dai notabili di sempre ed utilizzando i vecchi arnesi ideologici del comunismo con il risultato che le cose, alla fine, le si stanno ritorcendo contro e lo chador che un tempo ne ammantava l’arrembante figura, è ormai finito ai suoi piedi. Il mantra della “pasionaria”, d’altronde, è fatto di tematiche anacronistiche: distribuzione della ricchezza; uguaglianza degli esiti confusa con la giustizia sociale; predominanza e intervento dello Stato sul libero mercato; conservazione del decrepito sistema dei partiti di plastica; richiamo ad una militanza dura e pura per combattere le destre in odore di fascismo. Il solito stantìo ritornello che praticamente non attecchisce più ed anzi deperisce. Così come sfioriscee anche il vecchio connubio con le toghe sinistroidi ed i capi delle procure i quali, nonostante l’affaire Palamara, continuano a rimanere potenti, inamovibili ed intoccabili. Finisce in tal modo la garanzia che a sinistra si indaghi solo per stato di necessità nel mentre a destra c’è…caccia libera, sotto i colpi del pm di turno che gestice i pentiti e lo pseudo reato, mai tipizzato, di concorso esterno in associazione. In soldoni: svaniscono le monadi che in un sistema chiuso ai cambiamenti garantivano agibilità politica e giudiziaria in nome di una dichiarata diversità morale, di un’ontologia esclusiva della quale la sinistra si faceva portatrice in nome della superiorità etica dei fini. Per decenni moralità, solidarietà, uguaglianza sociale, riscatto degli oppressi e degli emarginati, costituenti le fondamenta del retaggio culturale di una certa parte politica, sono state servite in esclusiva e per antonomasia ai cosiddetti “progressisti”. Si aggiunga a questo che il blocco sociale di riferimento – i proletari – si è estinto diventando borghese ed ecco che ben si comprende come nel Pd, oggi, si navighi a vista. Tralasciando i massimi sistemi e guardando tra i rovi dell’agire quotidiano vengono fuori le stesse magagne e le identiche logore pratiche politiche, clientelari ed assistenziali già viste altrove e di cui la classe dirigente piddina non sembra certo essere immune nella sua ricerca di consensi. Se Giorgia Meloni sembra avere la statura di Alcide De Gasperi, risulta simpatica alla gente comune, ottiene ottimi risultati in economia e nella maggiore occupazione, dipende anche dalla circostanza che il maggiore partito di opposizione sconta quel travaglio interiore. Come uscirne non è solo un problema della sinistra, ma di tutti coloro i quali non intendono affrontare le riforme di sistema a cominciare dalla rifondazione dei partiti politici, dal cambiamento della seconda parte della Costituzione in senso liberale, da un sistema elettorale che non spezza le reni ai capi bastone dei partiti. Elly compresa.