Mazzette in Comune in cambio di licenze otto arrestati, 5 indagati
Coinvolti il dirigente dell’Ufficio tecnico, un ex impiegato, imprenditori e professionisti

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Tredici persone indagate per reati contro il comune di Aversa in relazione ad attività urbanistica legata al piano casa regionale che consente l’abbattimento e la ricostruzione con un aumento di volumetria rispetto al preesistente. Volumetria che sarebbe andata ben oltre il 30% consentito dalla normativa regionale. I militari avrebbero accertato anche la consegna di classiche bustarelle contenenti dai cinquecento ai duemila euro. In un video diffuso dalla procura si vede chiaramente uno degli imprenditori che consegna una busta ad un dipendente del comune all’interno della casa comunale.

Quando l’imprenditore se ne va, poi, si vede il dipendente seduto alla sua scrivania, intento a contare i soldi contenuti nella busta.
A conclusione di una complessa attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Aversa hanno dato esecuzione ad un’ordinanza che ha disposto la misura della custodia cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di otto indagati, persone residenti in Aversa e comuni limitrofi.

Risultano indagati altre cinque persone non destinatarie della misura cautelare degli arresti domiciliari. Le indagini hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti delle persone sottoposte alle indagini in ordine alla commissione dei reati che consistono, in pratica, nel presunto aumento a dismisura di volumetria rispetto a quella alla quale gli imprenditori avrebbero avuto diritto.

L’INCHIESTA

Il provvedimento cautelare costituisce l’esito di una più ampia attività investigativa, avviata nel gennaio 2022, relativa a tre casi in particolare, che ha permesso di documentare le condotte illecite poste in essere da imprenditori (il commercialista Alfonso Cecere e il figlio Yari), dipendenti comunali (in particolare il Dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Aversa Raffaele Serpico e un geometra all’epoca dei fatti impiegato presso il Settore Edilizia Privata dello stesso Ente, Geppino Minale) e tecnici privati inerenti il rilascio e la gestione di permessi di costruire relativi alla realizzazione di immobili ad uso residenziale nel territorio del Comune di Aversa.

All’epoca furono sottoposti a sequestro, ma con la possibilità di continuare a soggiornarvi per gli acquirenti in buona fede, 19 appartamenti di uno stabile in via Guitmondo, angolo via Linguiti in pieno centro storico di Aversa. In particolare, gli indagati sono ritenuti responsabili a vario titolo di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e soppressione, distruzione e occultamento di atti veri.
Gli altri destinatari dei provvedimenti restrittivi sono tutti e quattro architetti coinvolti a vario titolo nella vicenda: Raffaele Truosolo, Donatello Diana, Alfonso Pisanelli e Anna Cavaliere.

LA RETE
Grazie a rapporti tra tecnici esterni e comunali, gli imprenditori avrebbero superato vari ostacoli per ottenere i titoli utili alla realizzazione di immobili, giungendo anche a far sparire atti presenti sul Comune. È stato documentato, infatti, che un professionista, in qualità di tecnico di parte e in assenza di qualsiasi rapporto lavorativo con il Comune di Aversa, al fine di ottenere in tempi rapidi i permessi di costruire, curava per conto del dirigente dell’Ufficio tecnico comunale tutte le pratiche pendenti presso l’ufficio, così da eliminare il notevole arretrato esistente.

In altri casi, risultando difformità tra la documentazione ufficiale e lo stato dei luoghi, dietro compenso in denaro in favore dei tecnici comunali, venivano sottratti atti ufficiali dall’archivio comunale al fine di alterare l’iter procedurale e arrivare così all’approvazione dei progetti presentati. I titoli autorizzativi, infatti, risultavano rilasciati sulla base di una falsa rappresentazione dei luoghi prima dell’intervento.

Alcuni complessi residenziali, inoltre, sulla base di permessi di costruire illegittimi, sono stati realizzati in assenza di una preventiva lottizzazione ed, in particolare, venivano effettuate opere edili consistenti nella demolizione e ricostruzione di un fabbricato con edificazione di 19 unità di ampia consistenza oltre a locali accessori, in luogo delle poche e preesistenti 6 modeste unità immobiliari originariamente a carattere rurale ed altri modesti manufatti (per lo più baracche), con aggravio del carico urbanistico, producendo notevoli ripercussioni in termini di presenza umana, di domanda di opere, di infrastrutture e di circolazione dei mezzi di trasporto.

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