I SIGNORI DEL PORTO

Spinelli: “Vado in Procura”. Aponte: “Non mi fai paura”GENOVA PER LORO – Nell’ottobre 2022 dopo un dialogo durissimo gli armatori rivali siglano l’accordo per la spartizione degli affari

12 MAGGIO 2024

Ma noi, insomma, comunque dobbiamo avere… abbiamo bisogno di spazio anche noi, signor Spinelli”. “Ma la soluzione c’è la divisione! Lei (Aponte, ndr) si prende tutto Rubattino, non dietro alle vasche, anche davanti! Lei si prende tutto così come è e io mi prendo tutto, da San Giorgio in poi, così com’è. Si legga l’accordo che vi abbiamo mandato”.

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È il 5 ottobre 2022 e al telefono ci sono i due padroni del porto di Genova, Gianluigi Aponte e Aldo Spinelli. È il momento in cui i due soci-rivali capiscono che è venuto il momento di cessare le ostilità e trovare un’intesa sulla spartizione dei loro regni. Uniti nella sorte del rinnovo trentennale del Terminal Rinfuse, divisi dall’indignazione del patron di Msc quando questi si accorge che Spinelli ha iniziato a fare il bello e il cattivo tempo da solo. Fino alla telefonata esplosiva del 28 agosto 2022, anticipata nei giorni scorsi da Il Fatto quotidiano, quando Aponte si sfoga con il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Emilio Signorini: “Basta ingiustizie e di questi intrallazzi diciamo genovesi che tendono a dare tutto a Spinelli e niente a noi (…) questo è ladrocinio… è veramente mafia”. Per qualche mese Spinelli e Aponte vanno in freddo. Ed attraverso i loro referenti sul territorio lasciano trapelare rancori reciproci. Di mezzo, c’è l’assegnazione dell’ex area Enel-Carbonile. Che Spinelli di fatto considera come cosa sua, e come tale la gestisce, prima ancora che venga deliberata ufficialmente. Circostanza che irrita Aponte, che se ne lamenta con Signorini e si mette di traverso all’operazione.

Il momento in cui scoppia la pace è fotografato nelle carte dell’inchiesta di Genova sul sistema Toti, con la trascrizione dell’intercettazione del 5 ottobre 2022. Una conversazione che inizia con pessimi auspici, con Spinelli che minaccia di andare in Procura, e finisce con un’intesa sulla divisione delle aree del porto di Genova che l’Autorithy genovese dovrà soltanto ratificare – cosa che avverrà il 19 dicembre successivo – rinunciando al proprio potere di indirizzo e di controllo nella direzione dell’interesse pubblico.

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“Andiamo male guardi – quasi urla Spinelli – che qua va a finire tutto alla Procura della Repubblica… però si ricordi che qui veramente scoppia una di quelle cose che … perché il signor Merlo… quello che ha fatto verso le Rinfuse… viene fuori uno di quei casini che lei non ha idea …”. È una allusione nemmeno tanto velata ai presunti favori che il precedente presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, avrebbe concesso ad Aponte, che negli anni successivi lo ha assunto come direttore dei rapporti istituzionali Msc in Italia. “Io vi dico… vuole che gli mandi la lettera che hanno preparato gli avvocati penalisti?”. Aponte non batte ciglio: “Io… non è che mi preoccupi più di tanto”. Spinelli è una furia e torna sull’oggetto del contendere, l’area ex Carbonile: “Tolga quel veto perché veramente stavolta succede il finimondo per quello che ha fatto il Signor Merlo”. Da qui il colloquio cambia tono e traccia il percorso verso la reciproca soddisfazione. A condizione che l’ex area Enel-Carbonile vada nel carniere di Spinelli. “Dottore, dia il via libera all’Enel. Non le dico più niente io!… Chiami l’autorità portuale e sblocchi la situazione dell’Enel. E poi vedrà che la soluzione c’è per… pacifica. Ecco!”.

A mettere nero su bianco i documenti dell’accordo ci penseranno l’avvocato di Msc Alfonso Lavarello e il presidente dell’Autorithy Paolo Emilio Signorini. Quest’ultimo, di fatto, agisce in nome e per conto di Spinelli. Il controllore che lavora per gli interessi del controllato. L’istanza congiunta verrà fatta firmare a un avvocato terzo per dipingerla di imparzialità. “Nessuno deve sapere che parte da Palazzo San Giacomo”. Il 6 dicembre l’istanza è pronta e depositata. Il 19 dicembre arriva il via libera dell’Autorithy secondo i desiderata di Spinelli e Aponte. Al primo vanno i 14.000 mq dell’area ex Carbonile-lato levante, al secondo l’autorizzazione temporanea per 10.000 mq di Ponte Rubattino.

Ma Spinelli già da prima aveva quell’area nella sua disponibilità. Se ne accorge un ingegnere di Enel Produzioni il 30 giugno 2022, incaricato dei lavori di dismissione dell’ex centrale termoelettrica. L’impresa non riesce ad effettuare dei campionamenti in un pozzetto perché ostruito dai container stoccati da Spinelli. Un altro pozzetto risulta danneggiato. “Faccia i rilevamenti un altro giorno”. “No, vanno spostati subito”. “Va bé, va bé, adesso guardi, vediamo, chiamo un mio collaboratore e gli dico di liberarla…”. L’Autorithy viene informata che Spinelli sta dove non potrebbe stare, ma si guarda bene dal muovere un dito contro l’imprenditore genovese. A leggere le carte dell’inchiesta su Toti e company, questa era la prassi.