CORTEO

Genova, in 2mila sfilano contro il sistema Toti. Orlando si candida. Conte apre al Pd

LA MOBILITAZIONE – Le associazioni protestano e non gradiscono i 5s in corteo; il dem in campo per la regione

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Certo per l’ex premier il pomeriggio genovese non è stato facile. L’annuncio dell’intenzione di unirsi alla manifestazione non è stato ben accolto dall’organizzazione, che in una nota ha accusato il “tentativo di strumentalizzazione politica e mediatica”. Altri politici hanno presenziato (avvistati i consiglieri regionali Gianni Pastorino di Linea Condivisa e Armando Sanno del Pd, la consigliera comunale Cristina Lodi di Azione, oltre alle bandiere di Potere al Popolo), ma singolarmente e in modo defilato. Conte invece era accompagnato dai big liguri del M5S – i parlamentari Luca Pirondini e Roberto Traversi – e da esponenti locali, perciò la presenza del gruppo (per quanto a chiusura del corteo) ha causato qualche coro di contestazione. “Abbiamo letto l’appello alle forze politiche e siccome la nostra s’è sempre interessata ai temi sollevati, compresi trasparenza e lotta alla corruzione, abbiamo ritenuto di venire ad ascoltare direttamente”, ha replicato il leader del M5S.

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A organizzare la manifestazione è stata una rete di oltre 40 sigle di associazioni di comitati liguri, accomunati dal rispetto per l’ambiente (molte le megaopere nel mirino, dal rigassificatore di Vado Ligure al tunnel della Val Fontanabuona) e da altri temi trasversali come degrado del sistema sanitario. Ma secondo la coordinatrice della rete Raffaella Capponi il fil rouge è il “disagio diffuso per una gestione accentratrice delle scelte che riduce la partecipazione democratica a rito formale. Non vogliamo più scelte calate dall’alto, ma procedure di assunzione delle decisioni che coinvolgano i cittadini”. Forte però la presa di distanza sulla stretta attualità: “La stampa che ha descritto una manifestazione per la richiesta di dimissioni di Toti a seguito dell’inchiesta ha preso una cantonata. Noi chiediamo un cambiamento radicale a prescindere dall’inchiesta. Non abbiamo e non cerchiamo un interlocutore politico. Il messaggio è a tutti, a chi amministra e a chi aspira a farlo”.

Ci proverà Orlando, dunque, o quanto meno si dice “a disposizione”. Apertura che già provoca reazioni nel centrosinistra locale, a dimostrazione della varietà di anime e storie personali. Tra i primi a parlare c’è l’ex governatore Claudio Burlando, criticato da Orlando nell’intervista: “Io sono disponibile a stare zitto sugli ultimi 10 anni solo se non riparte la solita solfa. La scelta di Sansa del 2020 per me rimane un tragico errore”.

Riassunto: Orlando rivendica di aver rotto con pezzi di potere del “vecchio” Pd ligure già da anni, avendo peraltro scelto il civico Ferruccio Sansa (non certo tenero coi dem) per sfidare Toti e avendo puntato sull’alleanza coi 5 Stelle invisa alla classe dirigente burlandiana. Burlando sa di poter complicare la vita all’ex ministro: “Preferisco essere brutale. Nei miei 10 anni di presidenza, Orlando mi ha chiamato due volte. E non per questioni fondamentali. Finalmente Orlando sta girando la Liguria: se avesse cominciato prima, avrebbe un altro giudizio sui nostri 10 anni”. E ancora: “È sulla base di un progetto che si mette in campo una coalizione e un leader capace di guidarla. Se questo sarà l’approccio, il candidato avrà tutto il mio appoggio”. Infine, un teorema: “Se uno pensa di vincere le elezioni e soprattutto di governare senza parlare con il mondo delle imprese non va da nessuna parte”. In ogni caso, tutt’altro che un farsi da parte.

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