Le tragiche finzioni dell’Occidente
(di Stelio W. Venceslai)
A seguito dell’attività dei tribunali internazionali per i crimini di guerra di Norimberga e di Tokio, istituiti dopo la 2^ Guerra mondiale, la Comunità degli Stati ha cercato di regolarizzare la giurisdizione penale internazionale con l’istituzione di una Corte ad hoc.
La Corte penale internazionale dell’Aja è competente per i crimini internazionali più gravi come il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra (crimina iuris gentium) e quelli di aggressione. Lo Statuto della Corte (Trattato di Roma del 17 luglio 1998, entrato in vigore il 1° luglio 2002), è stato sottoscritto da almeno 124 Stati (trai quali l’Italia) sui 193 membri delle Nazioni Unite. Altri 32 Stati hanno firmato ma non ratificato lo Statuto.
Cina, Israele, Russia, Stati Uniti e Sudan hanno dichiarato di non avere intenzione di ratificarlo. Come al solito, i grandi sono prepotenti e si sentono al di fuori delle leggi.
Francia e Regno Unito, due dei cinque membri del Consiglio di Sicurezza delle N.U., hanno invece aderito allo Statuto.
La Corte ha sanzionato gravemente sia Israele sia Hamas. Sono imputati di genocidio. Mi sembra giusto.
Ciò che è accaduto il 7 settembre ed è seguito dopo non può essere classificato altrimenti. I puristi del diritto possono distinguere fra le responsabilità di uno Stato e di un non Stato, fra genocidio ed eccidio, tra riconoscimento dell’autorità del tribunale penale internazionale e no, ma rimane la gravità di una condanna condivisa dalla maggior parte del mondo. Il resto sono sciocchezze diplomatiche.
La quasi totalità del mondo ha riconosciuto e condiviso la decisione della Corte. Sono fuori la Russia, peraltro condannata per altri motivi, la Cina, impenetrabile nelle sue decisioni, l’Europa occidentale, al solito prona ai desiderata americani e gli Stati Uniti. Non è una bella compagnia. La finzione: non ti riconosco e quindi non esisti, è una buffonata, tragica.
Perché siamo fuori? L’esigenza di una giustizia penale internazionale è avvertita da secoli. Tutti i “grandi” ne hanno paura. La sovranità è uno scudo per coprire gli eccidi, come quelli di Sebrenica o del Ruanda.
Il fronte europeo, poi, è largamente diviso. La decisione di Spagna, Norvegia e Irlanda ha rotto il fronte del diniego del riconoscimento di uno Stato palestinese. Cosa aspetta l’Italia?
L’Unione europea comincia a balbettare di sanzioni contro Israele, se continua la sciagurata missione omicida di Netanyahu, che neppure gli Stati Uniti sono capaci di fermare.
Non possiamo nasconderci dietro sottigliezze diplomatiche di fronte ad una realtà che s’impone.
Gli ultimi massacri di civili compiuti dall’esercito israeliano non sono tragici errori, come sostiene Israele, ma massacri puri e semplici di una popolazione disperata, ridotta alla fame, deportata in luoghi dove si ammassano centinaia di migliaia di persone, cercando rifugio dall’implacabile presenza ossessiva dei bombardamenti israeliani. Questo è lo sterminio di un popolo.
I negoziati al Cairo sono una beffa, mentre la gente muore. Netanyahu vanta l’uccisione di due importanti capi palestinesi, ma a che prezzo? I morti palestinesi, le bare che tornano in Israele avvolte da drappo nazionale, sono davvero il giusto prezzo di questi “successi”?
I Palestinesi continuano a resistere e a rispondere, lanciando razzi sulle città israeliane. Ma come, non avevano spazzato tutto gli Israeliani?
Hanno conquistato Gaza e lì si combatte ancora. Si sono impossessati del 90% della Striscia di Gaza e non si riesce a risolvere la guerra? Ma allora è stata tutta una farsa sanguinosa. Dov’è il colpo di maglio? Aspettiamo una piccola bomba nucleare?
L’illusione di un Grande Israele con le mani sporche di sangue, ormai, è solo nella testa di Netanyahu. Il mondo gli è contro. È partito dall’orrore del 7 settembre per aggiungerne altri ed ha isolato il suo Paese, emarginato dal contesto della società civile.
La complicità ambigua dell’Occidente con Israele non porta nulla di buono. Tutti vogliamo la pace e un assetto stabile almeno in quella parte del mondo, ma non la pace dei morti.
Le sanzioni europee contro Israele sono acqua fresca. In condizioni normali potrebbero essere un monito, ma non con Netanyahu. Nessuno capisce cosa abbia in testa, come sarà il dopo Gaza, come si potrà colmare l’abisso di odio e di desolazione di questa guerra. Figurarsi se teme le sanzioni europee! Non basta deplorare ciò che sta avvenendo, con questa lunga agonia di un popolo.
Se in Europa resta ancora un brivido di civiltà e di solidarietà umana, Netanyahu deve essere messo al bando. Non Israele, dove la maggior parte della popolazione piange i suoi morti per una guerra insensata. L’antisemitismo, l’anti ebraismo, gli odi razziali non c’entrano. Il complesso di colpa per i lager nazisti è passato da quasi un secolo. Non dobbiamo dimenticare ma neppure nasconderci dietro questo passato.
Israele ha il diritto di vivere ma non di uccidere i Palestinesi. La Palestina ha il diritto di vivere ma non di massacrare gli Ebrei. L’Europa (l’Italia), dovrebbero farsi portavoce di questa realtà. Se continua così, isolato dal mondo, Israele non potrà vivere a lungo, a dispetto della comunità internazionale e dell’aiuto degli Stati Uniti.
L’Europa non ha una politica estera sua, lo sappiamo, e il risultato è l’impotenza. Non è per questo che ci siamo uniti. L’emergenza ucraina e quella palestinese sono il banco di prova dell’esistenza reale, non apparente, dell’Europa occidentale.