L’ASSASSINO NON SAPEVA CHE IL MOTIVO FUTILE E’ UN’AGGRAVANTE E NON UNA SCRIMINANTE

Li ha ammazzati nel corso di un litigio per motivi di viabilità. Nella mattinata di ieri, davanti al pubblico ministero della procura di Napoli Nord che lo interrogava in sede di udienza di convalida del fermo, Antonio Mangiacapre ha confessato di aver ucciso, nel pomeriggio di sabato scorso, i fratelli Marco e Claudio Marrandino, di 40 e 29 anni, per motivi di viabilità. L’uomo avrebbe estratto la pistola (come, tra l’altro, era apparso dalla ricostruzione effettuata in una nota della procura normanna) al culmine di una discussione, forse perché la Bmw bianca dei Marrandino avrebbe tagliato la strada alla Golf dell’omicida.

Un’ammissione di colpa che, però, non convince del tutto gli inquirenti che proseguono le indagini per verificare se, come ipotizzato in un primo momento, potrebbe esserci un qualche altro tipo di legame tra l’omicida e le due vittime. Si ipotizza, infatti, anche la scelta di una strategia processuale per far venire meno l’eventuale aggravante di una possibile premeditazione. Quello che fa rimanere sconcertati, se questa versione dovesse essere definitivamente avvalorata, è la facilità con la quale Mangiacapre girava armato e con quanta altrettanta facilità abbia utilizzato la pistola che portava (secondo la testimonianza dei carabinieri che hanno avuto la ventura di assistere alla scena) infilata nella cintura.

L’ASSASSINO

Mangiacapre tenterà, poi, la fuga inseguito dai carabinieri che riuscirà a seminare. Abbandonata la Golf alla periferia di Cancello Arnone si recherà presso la Clinica Pineta Grande di Castelvolturno simulando un malore e lì verrà arrestato.

Intanto, il sindaco di Cesa Enzo Guida commenta il momento di preghiera dell’altra sera: «Vedere la comunità, la nostra comunità, raccolta intorno alla famiglia Marrandino mi ha fatto comprendere, ancora di più, quanto siamo colpiti, scossi, lacerati da questa vicenda. Il dolore dei genitori, di Rosa, la moglie di Marco, di Federica, la fidanzata di Claudio, dei fratelli Giovanni e Michele, lo possiamo solo immaginare e non può essere paragonato a quel che stiamo provando tutti».
Con l’amministrazione comunale in chiesa, ma anche in piazza per quanti, tantissimi, non hanno trovato posto dentro, c’era praticamente tutta Cesa e condivisa è stata la domanda spontanea rivolta all’omicida da Guida: «Perché hai commesso questo gesto? Dai una ragione, una motivazione, qualunque essa sia: c’è una famiglia che non si dà pace, c’è un paese sbigottito. Te lo chiede un paese intero ed io, a nome della comunità che rappresento, te lo chiedo. Sei anche tu padre, prova per un attimo, a metterti nei panni dei genitori di Marco e Claudio e capirai il senso di questo appello».
Lascia sbigottiti, infine, un post sui social della moglie di Mangiacapre. Il marito ammazza due persone, ma per la moglie «è tutto apposto». Queste, infatti, le parole utilizzate in uno stato Whatsapp dalla donna.


«C’è stato un equivoco», continua la donna, ma poi invita ad evitare contatti telefonici ed invita amici e parenti a recarsi a casa per parlare di persona; nel frattempo però il pubblico ministero aveva appena terminato di interrogare il marito ed aveva emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto e lo aveva fatto rinchiudere nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

La famiglia Marrandino si è affidata ad un pool di difensori composto dagli avvocati penalisti Dario Carmine, Luigi Poziello, Luigi Marrandino, Giuseppe Laudante.

In giornata dovrebbe tenersi, presso il reparto di medicina legale dell’ospedale San Giuliano di Giugliano l’esame necroscopico sulle salme delle due vittime e non è escluso che nella giornata di domani, dopo la restituzione dei corpi ai familiari, possano tenersi i funerali a Cesa con la proclamazione del lutto cittadino