*Patrioti e non* di Vincenzo D’Anna*

Ormai la Destra reazionaria ha calato la maschera e, come avevamo già scritto tempo fa, non mostra il volto di Giorgia Meloni, con buona pace di tutti coloro i quali continuano a ritenere la leader di FdI un appendice post fascista. Le facce sono quelle di Victor Orban, di Marine Le Pen e del truce Matteo Salvini, con l’aggiunta di altre truppe provenienti dalla Spagna, dall’Austria e dai paesi baltici, riuniti sotto la denominazione di “Patrioti”. E tuttavia la sindrome Meloni resiste e pervade ossessivamente la Sinistra italiana, nel suo campo più largo possibile, quello che persevera nella logica del tanto peggio tanto meglio, nello sciorinare vecchie idee desuete prese dall’armamentario classico dell’anti fascismo rosso : lo statalismo, l’assistenzialismo e l’immancabile teoria della redistribuzione della ricchezza. Mancava ancora all’appello la gabella patrimoniale, ossia la tassazione sui beni immobili di proprietà, puntualmente evocata da Eddy Schlein come soluzione per rinfoltire il gettito che viene dalle tasse ordinarie. Immarcescibile, la categoria degli “altruisti“, ossia di quanti intendono far del bene con i soldi degli altri, è sempre viva e vegeta, pronta a suonare la grancassa della povertà incipiente essendo venuto meno il famigerato reddito di cittadinanza, sostituito dal reddito di inclusione che, secondo Svimez, non copre l’intera platea dei vecchi beneficiari. E non la copre perché questa nuova forma di sostegno sociale si rivolge ad una platea selezionata e controllata di soggetti che non poteva né doveva sovrapporsi alla vecchia, indistinta elargizione. In buona sostanza: la musica non cambia e la leva utile delle tasse, per Dem & C. rimane l’unica soluzione possibile. Immemori di aver governato il Paese per un decennio e lasciato un buco di centinaia di miliardi di euro nelle casse dello Stato, da via del Nazareno e dintorni si invoca di tutto e di più. A spese del contribuente, ovviamente!! Basterebbe questo tipo di politica antelucana quanto rapace per coloro che pagano le tasse, a giustificare l’exploit elettorale del Centrodestra in Italia ed il governo Meloni, senza scomodare quella ideologia autoritaria, il fascismo, che prese vita oltre un secolo addietro. Insomma nel campo degli odiatori sociali si stenta a distinguere tra equità ed uguaglianza, tra il dare sostegno a coloro che non possono rispetto a quelli che non vogliono, atteso che il trenta percento dei giovani disoccupati sono “inattivi”, ossia un lavoro neanche lo cercano. Eppure fino a qualche settimana fa erano tutti dei leader di stampo europeo, dotati di visioni larghe e moderne, sul come affrontare le questioni politiche e sociali, prima che il provincialismo e le piccole frustrazioni, entro la cinta daziaria dello Stivale, tornassero in auge. Guardando all’Europa ci si dovrebbe accorgere che quella vecchia politica del contrasto a prescindere, della delegittimazione pregiudiziale, dell’odio verso l’avversario è sbagliata, che i pericoli della Destra razzista, anti semita, vetero nazionalista, intransigente, dura e pura nei suoi stereotipi vengono dal contesto politico che si va mostrando nel Vecchio Continente. Se Victor Orban, presidente Ue per il semestre europeo dell’Ungheria, fa e disfa senza concerto con gli altri paesi che con lo stesso governo europeo, avviando una tracotante iniziativa di incontrare Putin e poi Xi Li per impostare trattative di pace ad “usum delphini” spalleggiato dai “Patrioti”, qualcuno dovrebbe pur capirne il pericolo. Un azione…”ducesca” tipica di chi ha della democrazia e del pluralismo un’idea approssimativa e sbrigativa, peraltro tendente a smembrare l’unità d’intenti di Bruxelles. Si preferisce tacciare Meloni d’essere in segreto connubio con i “Patrioti” e non di incoraggiarne il netto distacco politico e programmatico. Insomma i fatti e le polemiche strumentali del cortile interno hanno il sopravvento rispetto al più vasto orizzonte politico di riferimento europeo. In Francia il patto di desistenza tra il Centro di Macron e la Sinistra ha scongiurato che Marine Le Pen finisse a Palazzo Matignon, sede del governo transalpino. È così che la frangia più oltranzista della sinistra francese, antisemita, di Jean-Luc Mélenchon tenta di presentare il conto ai suoi alleati. Insomma i vecchi comunisti non perdono il vizio di trarre vantaggio dalla lotta “anti fascista”, protesi, come sono, a ribaltare le intese unitarie per far fronte al pericolo delle Destre. Una lezione che coloro che si avviano a far fronte con Giuseppe Conte, Schlein compresa, dovrebbero tenere in debito conto per il futuro. I “rivoluzionari” in genere occupano il potere con la stessa determinazione con la quale ne contestano ad altri la legittimità. Meloni non è Marine Le Pen ed ancorché volessero farcelo credere nel campo largo, a chi converrebbe, oggi, un governo alternativo con i “sanculotti” a cinque stelle e con la sinistra dei due compari Fratoianni e Bonelli? Non certo al Pd!! Sia come sia, il governo italiano tiene botta e non si isola mischiandosi con i “Patrioti” che vorrebbero la resa dell’Ucraina. Patrioti, poi, per chi e per cosa lo sapremo presto.

*già parlamentare