*Vivibilità urbana e gradimento sindaci* di Vincenzo D’Anna*
In una recente statistica pubblicata dal “Sole 24 ore” riguardante la vivibilità urbana delle principali città del Belpaese e l’indice di gradimento dei sindaci che le governano, Napoli, quanto a “qualità della vita”, non risulta tra quelle ben posizionate. Anzi: è piazzata molto in basso. Quasi tra le ultime. A penalizzare il capoluogo ci sono la densità abitativa, la criminalità predatoria in ripresa, i dati occupazionali ed un saldo migratorio sfavorevole. Partenope è penultima, solo davanti a Milano, per i reati in pubblica via ed i furti con strappo, terz’ultima per i furti di autovetture e il riciclaggio ed impiego di denaro. Intendiamoci: si tratta di classifiche che tengono conto di una molteplicità di fattori in parte economici ed in parte legati ai servizi offerti al cittadino oltre che alla percezione del gradimento che quest’ultimo manifesta anche in ordine alla sicurezza personale. Il capoluogo campano è notoriamente, una eccezione nel senso che poco somiglia alle altre città per abitudini, contesto sociale ed economico e soprattutto per la particolare essenza umana della città del Golfo. Vi sono infatti pregi che le classifiche non registrano come il prezioso contesto orografico, il modo di vivere tutto particolare dei cittadini, le loro abitudini ed il modo di vivere. Non sono classificabili il clima ed il mare, i locali aperti a tutte le ore, i tesori dell’arte che attraversano i secoli (dai Greci in poi), la buona cucina (a basso prezzo), la musica più famosa al mondo, le peculiarità di autentici scrigni del palato come il caffè, la pizza, la mozzarella, la pastiera e le sfogliatelle: autentiche ghiottonerie apprezzate ovunque. Ed ancora: il Golfo e le isole incantevoli, il tratto generoso ed allegro del carattere dei napoletani e la loro bonomia nel voler accogliere tutti. Napoli è l’unica città europea che non ha mai aperto un ghetto per gli ebrei. Un microcosmo in cui convivono varie etnie, perfettamente integrate nel tessuto sociale senza mai sfociare in atti di discriminazione e di xenofobia. Una città amata dai turisti e da chiunque non si lasci condizionare dai soliti luoghi comuni e dalla narrazione stereotipata che viene offerta con film e fiction varie o sul solito “sentito dire” che resta la peggiore forma di apprendimento. Depredata ed occupata, nel corso dei secoli, la città è sempre sopravvissuta senza perdere mai nulla della sua intima indole. E’ stata narrata, amata e coccolata da poeti, intellettuali ed artisti illustri come Petrarca, Boccaccio, Vico, Basile, Genovesi, Croce ed Eduardo. In tanti, straordinari uomini di cultura e di spettacolo, hanno saputo descriverla egregiamente. In tanti l’hanno rappresentata in opere d’arte e musical almeno da quando esiste il Regio Teatro San Carlo, il primo ad essere stato inaugurato in Europa ed in cui sono passati maestri del calibro di Mozart, Rossini, Paisiello: il gota, insomma, della musica classica. Se tutto questo potesse essere indicizzato Napoli non avrebbe altri concorrenti. Tuttavia non tutto è perfetto e non tutto è encomiabile: degni figli dei Greci, i napoletani, infatti, sono anche furbi e pronti d’ingegno il che spesso evolve in cose disdicevoli. Ecco perché Partenope è fuori classifica. Perché a volte sia nel bene che nel male manca il termine di paragone. Dall’altra classifica, quella del gradimento dei Sindaci, viene, invece, una buona notizia: il primo cittadino di Napoli Gaetano Manfredi è al secondo posto con oltre il sessantacinque percento dei consensi espresso dai suoi amministrati. Manfredi è un uomo di scienza, abbastanza estraneo alle camarille politiche, già rettore dell’Università Federico II, anch’essa sorta tra le prime in Europa, presidente del Cun (Consiglio Nazionale Università) oltre ad essere stato Ministro dell’Università nel Governo Conte, ingegnere con tessera Pd in tasca, ma di estrazione socialista. Che sia gradito ai napoletani è un caso raro in una città ove vota meno del cinquanta percento degli elettori e la metà di questi partecipa al successivo ballottaggio. Insomma: l’inquilino di palazzo San Giacomo è espressione della maggioranza di un quarto degli elettori aventi diritto al voto e tuttavia gode del consenso popolare, capace quindi di bucare il muro della proverbiale imperturbabilità e fatalità dei napoletani. Un attestato di stima per un uomo moderato ed accorto, che si tiene ben lontano dagli ambienti dei faccendieri e dalla variegata fauna politica che popola il Comune. Non saprei dire quanto potrà fare in concreto ma che non faccia promesse avventate né prometta rivoluzioni farlocche come il suo predecessore Luigi De Magistris (che per ben dieci anni ha predicato molto e realizzato ben poco), questo è certo. Insomma Manfredi è una persona che abitualmente si definisce seria ed a Napoli di serietà e costumanza specchiata ce n’è bisogno come volano propedeutico in un ambiente nel quale nei momenti elettorali comunali si stenta a distinguere la propaganda da una vera e propria riffa con tanto di venditori di voti e di fumo. Bene allora che una città che non può essere catalogata adeguatamente per la qualità della vita, abbia come sindaco un persona di stile e di cultura. Gomorra è solo un film tratto dai plagi giornalistici di Roberto Saviano, e non rappresenta, come il suo autore, alcuno ed alcunché.
*già parlamentare