POLITICA, COMPLOTTI E DISINFORMAZIONE
di Pietro Salvatori
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Newsletter del 25 luglio 2024
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Hanno sparato a Trump, Joe Biden è morto, negli Stati Uniti è in corso un colpo di stato e nemmeno io mi sento tanto bene. Per fortuna che Bill Gates sta progettando di ricoprire il mondo con una nuvola chimica per far raffreddare la terra. Fai presto Bill!
Questo è il quindicesimo numero di Occam, la newsletter di Huffpost che ogni giovedì vi porta nella tana del Bianconiglio. Siete pronti?
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JOE BIDEN È MORTO E IN AMERICA È IN CORSO UN COLPO DI STATO
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“Qualcun altro pensa che Biden sia morto?”. Il 22 luglio sera Madison Cawthorn ha lanciato sui suoi social questa domanda. E ha scoperto che non era l’unico ad avere questo terribile sospetto.
No, Madison è entrato in connessione mistica con un fiume di risposte che gli davano ragione, “Non sei solo, amico!”, “È evidente”, e via discorrendo. Cawthorn è un ex deputato repubblicano, che ha avuto una (per ora) breve finestra di grandissima notorietà dopo aver vinto a sorpresa le primarie nella Carolina del Nord. Fisico da atleta, costretto sulla sedia a rotelle per un incidente di macchina in gioventù, propalatore di tesi incendiarie e teorie del complotto: un mix che lo ha reso una fulgida cometa nel mondo trumpiano, prima di venire sconfitto da un avversario del suo stesso partito, perdere il seggio, ritornare in un cono d’ombra mediatico. Ma non per tutti.
Madison è rimasto infatti un solido punto di riferimento per la galassia MAGA e i fan di Qanon. Siamo partiti da lui in quanto ex parlamentare, ma in soldoni avrete capito la questione: Joe Biden è morto, quella del Covid è una scusa, il deep-state ha inscenato il passo indietro per coprire la verità.
Ancora non abbiamo trovato riscontri, ma siamo pronti a scommettere con voi che, dopo che il presidente si è presentato nuovamente davanti alle telecamere, succederà a breve quello che succede sempre in questi casi: quello dato in pasto ai media non è lui ma un suo sosia, analisi pecorecce di foto comparate per scovare presunti dettagli a dimostrazione dell’affermazione, eccetera eccetera.
È uno schema consolidato e in qualche modo cristallizzato nel mondo delle teorie cospirative dai tempi di Paul-is-dead, la fantasia di complotto secondo la quale Paul McCarthney è deceduto in un incidente in macchina, è stato sostituito da un sosia, indizi sono stati disseminati da chi voleva rivelare la verità ma non poteva nelle copertine degli album, nei versi oscuri e a volte satanici dei vinili riprodotti al contrario.
Il complotto su McCarthney è un caso di scuola le cui scorie nucleari si sono sedimentate sul fondo della controcultura statunitense e non, i cui tentacoli intossicano ancora il dibattito pubblico odierno. Una lunga storia, che magari un giorno racconteremo per esteso, ma che ci ha già portato abbastanza fuori strada.
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Il tweet di Madison Cawthorn
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Ritorniamo quindi al complotto che ci interessa, Joe-is-dead. Quella di Cawthorn non è l’unica voce che sostiene che il presidente uscente sia sì nella sua casa in Delaware, ma sia dentro una cassa da morto.
RyderLee scrive su X “RIP Joe Biden. Non avrebbe mai mollato, quindi lo hanno letteralmente ucciso”. Bill Caskey arriva a tributare l’onore delle armi all’avversario: “È probabile che non vedremo mai più Joe Biden vivo. È un peccato. Non sono d’accordo con tutto quello che ha fatto, ma è un essere umano. E sua moglie e i suoi membri dello staff lo hanno ucciso”. Abby Libby va oltre, inaugurando in qualche modo un nuovo livello del complotto, le cui dinamiche tendono sempre a stratificarsi sempre più man mano che acquisiscono forza: “È del tutto possibile che Joe Biden sia morto da giorni e i poteri costituiti ci stanno portando lentamente verso quella realtà. Se dovessi indovinare, è morto il giorno in cui ci hanno detto che aveva il Covid. Non lo vediamo dal 17 luglio”.
Quindi non solo il presidente è morto da giorni, ma c’è anche un minuzioso piano del deep-state per gestire la notizia e rivelarla centellinandola in chissà che modi. Secondo NewsNancy Biden non si vede in pubblico dal 5 luglio, traete voi le conseguenze. Quel che ha già fatto Bruce Eddy: “Si tratta di un colpo di stato sulla nostra democrazia o solo di una copertura?”.
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Una trasmissione su Rumble dell’influencer di destra Graham Allen
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Joe-is-dead fa leva sull’isolamento di Biden dopo aver contratto il Covid, e la sua successiva decisione di ritirarsi dalla corsa alla Casa Bianca. Ma le basi per sostanziarlo erano già state poste. Lo scorso 5 luglio la propagandista MAGA Laura Loomer è stata tra i primi a denunciare che Joe aveva avuto un coccolone: “Biden ha avuto un’emergenza medica proprio adesso sull’Air Force One. L’accesso alla stampa è stato vietato”.
La principale cassa di risonanza sul mistero delle condizioni critiche di Biden è stato però Tucker Carlson. L’ex conduttore di Fox, grande sponsor di JD Vance, star alla recente convention repubblicana, è una star assoluta nel mondo trumpiano, al punto che era nella rosa dei possibili candidati vicepresidente.
“Ho ricevuto una telefonata da una fonte vicina alla polizia di Las Vegas”, ha detto in una delle sue trasmissioni, riferendosi all’arrivo di Biden in città per un evento, poco prima del tampone positivo che ha fatto saltare tutto. Questi insider nelle fonti dell’ordine avrebbero detto a Carlson che “c’era una situazione di emergenza con Joe Biden e che le strade necessarie dovessero essere chiuse in modo che il presidente potesse essere trasportato immediatamente all’University Hospital”. Insomma, sono giorni che circolano notizie completamente infondate sulla gravità delle condizioni di Biden, che si sono accavallate e stratificate fino ad arrivare a certificarne la morte.
Il sito di destra con forti venature cospirazioniste The Gateway Pundit avrebbe già scovato la prova regina: la firma sulla lettera agli americani per comunicare le dimissioni sarebbe completamente diversa dai precedenti autografi del presidente su atti ufficiali. E dunque falsa. Per il World Net Daily, uno dei siti più oltranzisti della destra americana, stiamo assistendo a un colpo di stato.
Joe-is dead è servito.
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Le analisi comparate che “dimostrano” la firma falsa di Biden
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Lo staff di Trump crede davvero in un complotto per metterli tutti in galera
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Tim Alberta è un tipo che se vi interessano gli argomenti che trattiamo in questa piccola newsletter forse vi converrebbe seguire. È un giornalista che firma per The Atlantic, e ha scritto due libri fondamentali per capire le pieghe del trumpismo e l’afflato messianico che lo circonda, “American Carnage: in prima linea nella guerra civile repubblicana e l’ascesa del presidente Trump” nel 2019 e “Il regno, il potere e la gloria: evangelici americani in un’epoca di estremismo” l’anno scorso, entrambi pubblicati da HarperCollins e purtroppo non (ancora?) tradotti in Italia.
Alberta ha pubblicato questo monumentale articolo proprio su The Atlantic, dal titolo “Trump sta pianificando una vittoria schiacciante“. È uno straordinario racconto dal di dentro della macchina strategica e organizzativa del tycoon, settimane passate tra comizi, sedi elettorali, colazioni e caffè presi con i principali spin doctor del tycoon.
Un passaggio ha dell’incredibile. Alberta sta parlando con James Blair, direttore politico della campagna e del comitato Repubblicano, quando d’improvviso sprofonda nella tana del Bianconiglio.
Trump più volte ha ventilato o addirittura citato direttamente una distopica cospirazione per la quale se vincessero i Democratici instaurerebbero una dittatura socialista, mettendo in galera tutti gli avversari politici. Un po’ di tempo fa, in diretta su FoxNews, ha detto che “se non vinciamo queste elezioni, potremmo non averne mai più un’altra, vi sto dicendo che questa potrebbe essere la nostra ultima elezione”. Una grossolana sparata per spaventare il proprio elettorato e mobilitarlo per le urne, direte voi.
Beh, leggete questo passaggio dell’articolo:
Mentre Blair e io ci alzavamo per lasciare la sala conferenze, mi fermò. Il sorrisetto era scomparso. Voleva chiarire una cosa: prende le sue decisioni molto seriamente. “Perché se perdiamo“, mi ha detto, “penso che ci siano buone probabilità che ci buttino in prigione“.
Fu un momento sorprendente. Avevo già sentito i collaboratori della campagna fare commenti superficiali sul fatto che si aspettavano di finire incarcerati per aver aiutato Trump. Ma questo era più diretto, più paranoico.
Blair mi stava dicendo che, in una seconda amministrazione Biden, si aspettava che i lacchè dello stato profondo lo arrestassero per il crimine di essersi opposto al presidente. E non era il solo. Brian Hughes, un portavoce della campagna noto per il suo lavoro governativo e il suo comportamento generalmente affabile, annuì in segno di assenso mentre Blair parlava. “Penso che la pensiamo tutti così”, ha detto Hughes.
Dal cuore dello staff di Trump è tutto, a voi la linea.
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L’imperdibile articolo di Tim Alberta sugli uomini chiave della campagna di Trump
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Attentato a Trump all’amatriciana
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Notizie dalla complottosfera italiana. Il giornalista di contro-informazione Cesare Sacchetti ha trovato un dettaglio che è sfuggito a tutto il resto del mondo: un buco nella giacca di Trump il giorno in cui gli hanno sparato.
Ovviamente il proiettile non gli ha fatto nulla perché, sostiene Sacchetti, Donald “indossa una protezione in kevlar sotto la camicia” (non sapete cos’è il kevlar? Avete presente The Dark Knight? Ecco sì, è tipo Batman). Il foro dimostrerebbe anche – non si capisce per quale motivo – che oltre a Thomas Crook c’era in giro un altro cecchino, e che “il complotto era davvero esteso”.
Ma questo è solo il dettaglio, cari lettori, ora facciamoci guidare nella big picture. Altro che Crooks, dice Sacchetti, “Trump è nel mirino di BlackRock (Rothschild) e della lobby sionista” perché “sta per completare la missione che Kennedy non riuscì a portare a termine: sta liberando l’America dal mondialismo”. A parte la vena ferocemente antisemita, se non avete capito il filo logico del ragionamento sappiate che non siete i soli.
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Il buco del secondo proiettile respinto dal kevlar scovato da Sacchetti
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Che c’entrano BlackRock e Pfizer nell’attentato a Donald?
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Tra le innumerevoli teorie del complotto sull’attentato a Trump, ne segnalo solo una notevolissima, che mette insieme tutte le ramificazioni possibili dello Stato profondo.
L’edificio da cui avrebbe sparato Thomas Croock sarebbe di proprietà di BlackRock (arieccoli), il fondo di investimento che è descritto come un misto tra una centrale occulta di Illuminati e Savi di Sion e il braccio armato del deep-state.
E per di più l’azienda che formalmente lo amministra sarebbe guidata da ex dirigenti di Pfizer, un nome che è paradigma di Big Pharma, speculazione sulla salute di ignari cittadini, Covid, controllo sociale della popolazione, dittatura sanitaria… Per voi occamisti smaliziati non serve aggiungere altro, no?
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Il complotto perfetto è servito
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Avete presente le campagne di Matteo Salvini e di Coldiretti contro farine di insetti e simili, il più delle volte additati come simbolo di melmosi interessi dell’Unione europea?
Quello della contrarietà alla commercializzazione di nuovi tipi di alimenti (della carne sintetica vi abbiamo parlato un paio di mesi fa) è un filone profondamente innervato dal cospirazionismo. C’entra la volontà del deep-state di disgregare la nostra società, attraverso le migrazioni, gli accordi che ingrassano Big Pharma, l’introduzione di generi alimentari “alieni” eccetera eccetera.
Ecco, questo fotomontaggio che sta girando da un po’ di tempo nella bolla di Occam è la summa di tutto ciò:
i corn flakes diventano “cricket flakes” – fiocchi di grillo – la Kellog’s la “Klaus’s”, in riferimento a Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum e considerato alla stregua di Bill Gates e George Soros uno dei grandi burattinai dei poteri forti. Lo stesso Schwab viene sostituito al classico gallo dei cereali. In versione rettiliana, ovviamente.
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Per una colazione da campioni
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Infine ottime notizie se anche voi come noi siete spossati da questo caldo incredibile, beh, tenetevi forti!
Un attivissimo canale Telegram di cospirazionismo ci informa che “Bill Gates sta promuovendo un esperimento ad alta quota per combattere il cambiamento climatico, noto come geoingegneria solare”. Lo scopo di questo progetto? “La creazione di una gigantesca nuvola chimica per raffreddare la Terra”.
Bill, ti prego, fai presto!
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Un complotto al quale vorremmo credere con tutto il cuore
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– Elon Musk è caduto definitivamente nella tana del Bianconiglio e ha iniziato a rilanciare le teorie di QAnon: “I democratici vogliono rubare i vostri figli”. Il tycoon ha ritwittato una nota teoria del mondo del complottismo più radicale, che vede i progressisti perpetrare violenze fisiche sui minori, per screditare una legge appena approvata in California. L’imprenditore è sempre più affascinato dalle cospirazioni portate avanti dall’ala dura dei trumpiani, come ci racconta Lorenzo Santucci su HuffPost.
– Sempre Santucci ha intervistato Andrea Stroppa, che gli ha detto che “Trump è un moderato, e Musk vuole salvare l’America”. Una chiacchierata notevole, perché l’informatico italiano è l’ufficiale di collegamento in Italia del dell’imprenditore, e ha lavorato dietro le quinte per organizzare la visita a Palazzo Chigi e il panel ad Atreju, la festa dei meloniani. A HuffPost di Elon racconta che “non è cambiato lui, ma il Partito democratico”, e quel che fa “alle sue aziende non converrebbe”, ma è mosso da sincero patriottismo. E poi i rapporti con Obama, i meccanici di SpaceX, le case di San Francisco: ecco “la missione” del magnate. Trovate tutto QUI.
– Soros vs Musk. L’altra sfida per la Casa Bianca. Tra i primi a rispondere presente, a pochi minuti dalla lettera di Biden, è il figlio ed erede del 92enne finanziere di origine ungherese, Alex, immediatamente schieratosi con Kamala Harris. Mentre il capo di Tesla e X è ormai in campo, anima e soldi, per Donald Trump. Uno scontro epico tratteggiato da Luca Bianco.
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A giovedì prossimo!
Per questa settimana Occam finisce qui. Se siete tra gli eroici arrivati fino a questo punto, sappiate che è possibile recuperare le puntate precedenti – che la domenica escono sotto forma di articolo – su questa pagina.
Se avete domande, dubbi, suggerimenti, o se semplicemente volete mandare un sempre graditissimo feedback (grazie a chi ci ha scritto la scorsa settimana!), l’indirizzo è sempre lo stesso: pietro.salvatori@huffpost.it
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