*Campania, le ecoballe di De Luca* di Vincenzo D’Anna*
Ci risiamo. Tonnellate di ecoballe di rifiuti tal quale, ossia indifferenziati, sono andate in fumo, in queste ore, appestando un vasto territorio nella zona militare di Persano, nel Salernitano. Non solo fumo ed odore acre a rendere l’aria irrespirabile in un giorno di afa estiva, quanto una vera e propria pioggia di sostanze tossiche derivanti dalla degradazione termica di prodotti plastici ed organici. Il che, detto in parole povere, significa minare la salute della popolazione nelle vaste zone interessate dalla ricaduta dei fumi e delle particelle in esso contenute: metalli pesanti, molecole di plastica ed altre sostanze tossiche e nocive che attiveranno effetti epigenetici. Questi ultimi sono delle vere e proprie minacce per uomini, animali, prodotti della terra e delle acque, capaci di indurre, nel medio e lungo termine, vere e proprie mutazioni genetiche, come, ad esempio, la soppressione dei geni riparatori e l’attivazione di oncogeni. Insomma: la questione non finisce con la dispersione della nube e la scomparsa delle irritazioni a occhi, mucose e polmoni. Nossignore. Le sostanze tossiche (immediatamente patologiche) oppure nocive (patologiche per l’accumulo nell’organismo) indurranno veri e propri “sconvolgimenti” nel nostro patrimonio genetico arrivando finanche ad indurre forme di cancro, linfomi, malattie autoimmuni ed allergie. Tutto questo accade a Sud di Napoli nel mentre, poco più a Nord, nella cosiddetta “Terra dei Fuochi” non solo non si è mai fatto niente per individuare le zone più inquinate ma neanche ci si è attivati per effettuare screening così da rilevare l’incidenza o meno della tossicità sulla popolazione di quei luoghi. Eppure sarebbe bastato un semplice mineralogramma. Sarebbe bastato prelevare pochi capelli, che poi sono il punto di accumulo di metalli pesanti e sostanze nocive, insieme al liquido seminale, per fare piena luce sui rischi che corre anche quell’area Casertana. In quelle “enclavi” tossiche l’unico studio pluriennale effettuato si chiama Eco Food Fertility ed è stato eseguito su liquido seminale prelevato da donatori giovani. Ebbene il report in questione ha rilevato come nel sessanta percento dei casi si fosse instaurato un deficit della fertilità dovuto all’azione nociva di determinate sostanze sparse nell’ambiente e nelle derrate agricole di quei luoghi. Una tara silente che rischia di compromettere la funzione procreatrice di intere generazioni. Innanzi a tali allarmi la Regione Campania, guidata dal vulcanico Vincenzo De Luca, moralista e tuttologo, filosofo logorroico a tutto tondo che spesso disquisisce intorno al nulla, non ha mosso un dito, anzi si è finanche permesso il lusso di seguire strade “green” di dubbia efficacia, rinunciando sia agli impianti di termo-valorizzazione dei rifiuti, sia a quelli di vagliatura e selezione dei medesimi!! Per dirla con altre parole, la partita dello “sceriffo” si è chiusa all’insegna di un “ecologismo” di maniera che, parafrasando il chimico e biologo francese Antoine-Laurent de Lavoisier, si è tradotto in una sorta di “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. Tuttavia quel celebre postulato risale alla fine del XVIII secolo. Parliamo del secolo dei Lumi. Nel frattempo la scienza è andata avanti e nuove conoscenze sono arrivate in campo biologico. Oggi siamo certi che fenomeni biochimici e genetici, sensibili alle alterazioni con gli inquinanti ambientali, possono compromettere lo stato di salute degli esseri umani. E dire che avremmo pure chi sarebbe deputato a farle quelle analisi!! Stiamo parlando dell’Agenzia per l’Ambiente della Campania (Arpac), ben infarcita di personale capace di fare rilievi ed analisi ambientali. L’azienda partecipata dalla Regione , tra l’altro, si appresta ad ospitare, per concorso, altre centinaia di addetti ai lavori, oltre a quelle già imbarcate, nel corso degli anni, nei vari ruoli regionali, provenienti da altri “spin off” patrocinati da Palazzo Santa Lucia.Pensate sia finita qui. Macché! Le ecoballe sono composte da materiale non vagliato, puro e semplice “tal quale”, che vengono inviate in paesi terzi a caro prezzo (nel caso della Tunisia: sono state rispedite al mittente perché in violazione della legge che vieta la trasmigrazione di rifiuti non vagliati e classificati). Ed allora ecco che con queste “maxiconfezioni di monnezza” si riempiono stazzi cementificati che, eufemisticamente, vengono denominati depositi ecologici: null’altro che cumuli immani di spazzatura che, con il liquido di dispersione rilasciato, inquinano falde acquifere. Cumuli che si incendiano e che costano un occhio della testa per la manutenzione e la sorveglianza!! Non che vada meglio per quanto concerne il settore della depurazione delle acque e dello smaltimento dei fanghi derivati. Anche per questi ultimi manca, infatti, un impianto di depurazione e si tratta di “materiali” altamente inquinanti, contenenti un concentrato di sostanze nocive provenienti dalla acque depurate. Fanghi soggetti a viaggi onerosi verso altre regioni ben più attrezzate a riceverli e smaltirli. In estrema sintesi la questione ambientale in Campania resta irrisolta, ideologicamente tarata e politicamente utilizzata per scopi clientelari. Un esempio di scuola a cosa porti il governo “parolaio” di De Luca. Un profluvio di chiacchiere che altro non sono che, queste sì, eco…balle!!
*già parlamentare