*Le oche del Campidoglio* di Vincenzo D’Anna*
La leggenda narra che durante l’assedio di Roma da parte dei Galli Senoni, condotti da Brenno, furono le oche che stazionavano sulla rocca del Campidoglio a starnazzare avvertendo le sentinelle che i barbari erano arrivati fin lassù. L’esercito allora accorse in aiuto dei prodi soldati e gli invasori furono respinti. Peccato si tratti solo di una leggenda. Già, perché intanto i barbari, nell’Urbe, ci avevano messo saldamente piede. Altrimenti come ci sarebbero arrivati fin su quell’alto Colle? E poi, sempre a voler dare retta alla leggenda, pare che Brenno & C sottoponessero i rappresentanti dell’Urbe ad una sorta di ricatto: “volete che leviamo le tende? Bene: pagateci un sostanzioso tributo in oro!”. Piccolo particolare: la loro bilancia era taroccata così da aumentare la quantità di metallo prezioso da incassare. Innanzi alle giuste recriminazioni dei romani, Brenno compì il gesto che lo avrebbe reso immortale: lanciando la sua spada su piatto della bilancia pronunciò la celebre frase “guai ai vinti!!” a significare che i vincitori, in quanto tali, potevano permettersi ogni forma di arbitrio sugli sconfitti. Insomma: laddove vince la forza, la ragione non vale. E questo vale anche per chi poi la Storia è chiamata a scriverla, alterando, in tal modo, la realtà dei fatti da vincitore, addossando ogni colpa e malvagità di intenti ai vinti. Ora, se immaginassimo che il Campidoglio, antica sede del potere della Città Eterna, potesse identificarsi con le moderne istituzioni democratiche del Belpaese, ci troveremmo di fronte una sorta di similitudine tra i recenti accadimenti parlamentari e la storiella di Brenno, ossia l’eterna inclinazione nelle aule parlamentari a starnazzare più che a ragionare. La Camera dei Deputati, infatti, ha approvato, in via definitiva, la legge sul riordino della materia carceraria: un provvedimento tampone per rispondere all’emergenza provocata dal sovraffollamento, dalla carenza di personale, dalle condizioni di vita dei detenuti. Una tragedia costata oltre sessanta suicidi dietro le sbarre nel corso dell’ultimo anno!! Ovviamente insoddisfatte sono rimaste le opposizioni, a partire dal M5S e dal Pd, in particolare quest’ultimo il quale, nei dieci anni e passa di governo, non ha mosso un dito per affrontare l’argomento. In pratica: grillini e dem hanno scelto di obbedire alla logica del gioco delle parti, allo stereotipo ormai consolidato che le minoranze debbano essere, obbligatoriamente, sempre e comunque “contro”. Poco si ragiona e molto si strepita, soprattutto quando le opposizioni di oggi dimenticano di essere state, per molto lustri, le maggioranze di ieri, contribuendo a che insorgessero quelle drammatiche condizioni contro le quali oggi ci si strappa sdegnosamente le vesti. Ne consegue che i provvedimenti adottati dal governo vengano bollati come insufficienti oppure carenti, visti nella logica di chi, non avendo mosso un passo e non dovendolo fare nell’immediato in futuro, chiede tutto e subito. Tuttavia la polemica più incandescente si è accesa sulla custodia cautelare, materia non prevista dalla legge in questione, ma pure invocata dal Guardasigilli Carlo Nordio come ulteriore necessario passaggio parlamentare, di rango costituzionale, per migliorare la condizione delle carceri. Un sacrosanto obiettivo atteso che il venticinque percento dei detenuti e’ in attesa di giudizio, ossia sconta una pena che non è stata ancora sentenziata. Insomma una presunzione di colpevolezza che, nella maggior parte dei casi, si trasforma in un anticipo della futura pena. Chiarito che oltre la metà di quei “carcerati” sarà poi statisticamente assolta, oggi abbiamo senza ombra di dubbio migliaia di reclusi innocenti!! Inutile dire che finanche un ordine del giorno, atto meramente teorico che impegna, a futura memoria, il governo e che non conta granché tra gli atti parlamentari, abbia eccitato le oche del Campidoglio, inducendole a sbattere le ali e a dimenarsi fino a battezzare quel documento come il “Salva Toti”. Un chiaro riferimento alla recente vicenda giudiziaria dell’ex governatore della Liguria e degli altri chi se ne frega. Ebbene, se gli attuali inquilini delle Camere fossero stati dotati degli opportuni e necessari strumenti culturali ben avrebbero compreso che il fenomeno del carcere preventivo nasce da due presupposti di base: da un lato l’obbligatorietà dell’azione penale (indistinta e generica) che sovente porta i pm ad istruire procedimenti che, per la loro inconsistenza, alla fine, non arriveranno mai in aula per carenza di indizi concreti o di prove, oltre il sessanta percento dei casi.!! E dall’altro la previsione che la carcerazione preventiva sia irrogata agli indiziati affinché non possano reiterare il reato, non inquinino le prove e non fuggano. Possibile non esistano forme di cautela alternativa, così come accade in altre nazioni “civili”? La verità è una e una sola. Inutile fare finta di niente: la Magistratura, mai responsabile delle proprie colpe, in nome della propria autonomia (che è ben altra cosa), non vuol perdere alcuna prerogativa per spaventare e tenere sotto botta il potere politico, ormai disarmato ed alla mercé delle toghe. Ma evidentemente ai pennuti del Campidoglio ciò poco interessa, ancorché molto loro correligionari siano incappati negli stessi abusi. A loro, da indomiti parolai, interessa solo apparire come i veri difensori della legalità, duri, puri ed intransigenti. Una difesa dell’esistente pagata spesso con la libertà degli innocenti!!
*già parlamentare