ALCUNI DETENUTI VOLEVANO UCCIDERE IL BADANTE ASSASSINO DEGLI ANZIANI/
SOTTRATTO A STENTI DA ALCUNI AGENTI CORAGGIOSI /
IN ATTESA DI MANDARLO A LATINA E’ STATO CAMBIATO DI REPARTO
NON E’ ESCLUSO CHE PER LUI SI APRIRANNO LE PORTE DI UN OSPEDALE PSICHIATRICO
RISCHIA DI ESSERE INCRIMINATO PER AUTOCALUNNIA E FRODE PROCESSUALE
PARLANO I FAMILIARI NON E’ UN ASSASSINO MA UN TRUFFATORE
Mario Eutizia, il 47enne badante napoletano autoaccusatosi di quattro omicidi di anziani gravemente malati da lui assistiti negli ultimi dieci anni (a Latina, Casoria e Vibonati nel Salernitano) – ai quali avrebbe somministrato dosi letali di sedativi e antodolorifici per «farli smettere di soffrire» – è passato dalla cella del reparto Volturno che condivideva con altri tre reclusi in regime di media sicurezza, al reparto Danubio della casa circondariale «Francesco Uccella» di Santa Maria Capua Vetere.
La notizia del trasferimento, avvenuto dopo il primo giorno di detenzione di Eutizia – ovvero il 22 agosto scorso – si è appresa solo ieri, dopo essersi diffusa con insistenza trovando conferme in fonti penitenziarie. Si tratta di un trasferimento dovuto a motivi di opportunità, ma non è dato sapere oltre anche se è immaginabile l’origine dello spostamento di Eutizia che ora si trova in cella in compagnia di un detenuto straniero.
Il reparto Danubio – assurto alle cronache per i fatti delle violenze in carcere nel aprile del 2020 – è una particolare sezione dove vengono collocati i detenuti sia per proteggerli in caso di situazioni di particolare minaccia o pericolosità che per isolare i reclusi per un comportamento che richiede particolari cautele.
Non è escluso, ma la circostanza merita ulteriore conferme, che l’arrivo in cella di Eutizia possa aver provocato reazione, magari con qualche parola di troppo, da parte di reclusi già informati da «radio carcere» sul titolo di reato con il quale è entrato nel penitenziario il badante. Dunque, il trasferimento potrebbe essere stata una decisione presa dalle autorità carcerarie per garantire la sicurezza dell’uomo, nel rispetto delle norme penitenziarie che prevedono la tutela dei detenuti a rischio.
Negli ambienti penitenziari, come ha raccontato spesso la cronaca, un certo tipo di popolazione carceraria «condanna» reati commessi su bambini e anziani: in quest’ultimo caso, si tratta addirittura di accuse molto pesanti che si è accollato lo stesso Eutizia, correndo anche il rischio delle possibili conseguenze di convivenza una volta entrato in carcere. Il trasferimento potrebbe dunque essere collegato a questo tipo di eventi, anche se c’è massimo riserbo sulla motivazione ufficiale.
Intanto, gli avvocati Gennaro Romano e Antonio Daniele, difensori di Eutizia, attendono di conoscere il pm della Procura di Latina che si occuperà del caso giudiziario dopo la trasmissione degli atti per competenza territoriale all’ufficio inquirente del basso Lazio, decisa lunedì scorso dal gip Alessandra Grammatica emettendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
Non ci sono, al momento, riscontri sui nomi dei due anziani di Latina – una donna e un uomo non vedente ex vigile del fuoco – riferiti da Eutizia nel corso dell’interrogatorio reso al pm. Il badante «fai-da-te», nel corso della confessione resa qualche giorno fa, aveva ammesso di volersi liberare la coscienza, ma anche di voler «essere aiutato» a non continuare ad uccidere altri anziani, non riuscendo a sopportarne la sofferenza.
Dall’ordinanza di custodia cautelare emerge il drammatico botta e risposta tra Eutizia e il pm di Santa Maria Capua Vetere Annalisa Imparato, del 22 agosto scorso, circa il motivo della confessione. «Voglio fermarmi» dice il 47enne; «ma lei lo sa che può prendere l’ergastolo, e nonostante tutto vuole essere aiutato?», replica il pm. «sì, ho paura per le altre persone», insiste Eutizia. «Tanto quanto posso vivere con quello che ho, un anno e mezzo, due. Ma io non ce la facevo più».