Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Post del Corriere della Sera su X: «Ponte Chiasso, sequestrato Rolex da 312 milioni: nascosto in un fazzoletto di carta nel taschino». Perbacco. E pensare che nel 2024 il ministero dell’Interno ne ha investiti meno (300 milioni di euro) per contributi agli enti locali contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e strade. Sarebbe bastato stanziare un orologio.

Sul Giornale, Luca Fazzo c’intrattiene sulla fabbrica dei dossier. Scrive: «Non tutto torna, non tutto è chiaro. La mossa a sorpresa della Procura di Perugia di chiedere l’arresto di Antonio Laudati, ex sostituto procuratore nazionale Antimafia, e del finanziere Pasquale Striano aiuta a capire una cosa: che la gravità delle prove a carico dei due è ancora maggiore di quanto si avesse capito finora». Bisognava scrivere: «Si fosse capito finora». Non tutto torna, non tutto è chiaro, anche nella pratica grammaticale di Fazzo, ma dicono che non sia reato.

Titolo dalla Verità: «È morta Clio, la moglie dell’ex presidente Napolitano». Giorgio Napolitano è ancora vivo? No? Allora è morta la vedova, non la moglie.

Giusi Fasano, inviata dal Corriere della Sera a Palermo per seguire le indagini sul naufragio del Bayesian: «Probabile che proprio a questo punto il veliero comincia a imbarcare così tanta acqua da diventare ingovernabile». Congiuntivo vo cercando. E più avanti: «È l’ipotesi di chi indaga che parte dalle cabine in cui avrebbero dovuto trovarsi stando ai resoconti dei parenti sopravvissuti». Tutto chiaro.
Dall’editoriale di prima pagina del direttore della Verità, Maurizio Belpietro: «I rappresentanti dei lavoratori infatti, paiono preoccupati dalla nebbia che sovrasta le strategie del gruppo automobilistico». Complimenti per la virgola fra soggetto e verbo. Altro editoriale di Belpietro, sempre in prima pagina: «Insomma, qualche anno di detenzione in una struttura per pazzi e poi la “risorsa” italiana, sarà di nuovo libera». Ri-complimenti per la virgola fra soggetto e verbo. Successivo editoriale di Belpietro: «Le domande sono legittime di fronte alla requisitoria dei pm di Palermo, che nell’aula bunker del carcere Pagliarelli, hanno invocato una sentenza contro un ministro». Ri-ri-complimenti per la seconda virgola che separa il soggetto dal verbo.
Sul sito del Corriere della Sera, Leonard Berberi parla dei passeggeri ladri che fanno aumentare i furti in aereo, approfittando di voli lunghi, buio, sonno e distrazioni: «Hostess e steward sottolineano anche l’alto tasso di disattenzione a bordo tra i viaggiatori, per non parlare dei tanti che vanno a dormire nei voli di lungo raggio per risvegliarsi 6-8 ore dopo». Vanno a dormire dove? Fra le nuvole? Parrebbe una bizzarra traduzione (da qualche fonte giornalistica straniera) dell’espressione to go to sleep, che in effetti letteralmente sta per «andare a dormire», ma che nella lingua inglese significa invece «addormentarsi, prendere sonno».
Nella sua rubrica Vaccabolario sul mensile Arbiter, Stefano Lorenzetto afferma che Domenico Scilipoti è calabrese. Non è così. L’ex parlamentare è nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), quindi è siciliano. In Calabria fu solo candidato per il Senato nel 2013 con il Popolo della libertà. Come primo dei non eletti, entrò a Palazzo Madama quando Silvio Berlusconi, capolista risultato vincitore in più regioni, decise di optare per il seggio del Molise.
Qualcuno di Saxa Rubra può dire a Maria Gianniti, corrispondente della Rai da Gerusalemme, che non dovrebbe cominciare tutti i suoi collegamenti con «Sì», «Eh sì» oppure «Proprio così», quando il Tg3 delle ore 19 le passa la linea dallo studio? Mica per altro: diamo per scontato che i suoi colleghi conduttori non siano così idioti da introdurla con informazioni bisognose di smentite del tipo «Eh no» oppure «Non è affatto così».
Su Domani, il politologo Mario Giro parla di «lampanti défaillance» e «veri underdog», mettendo in corsivo i due sostantivi mutuati dal francese e dall’inglese. Ma défaillance («improvvisa debolezza, crisi, specialmente nel linguaggio sportivo») è attestato nella nostra lingua fin dal 1909 e underdog («persona o squadra che in una competizione parte sfavorita, svantaggiata») dal 1948. Ora, di norma, le parole straniere che figurano nei dizionari d’italiano restano invariabili al plurale (altrimenti dovremmo scrivere barsfilmskillersaibargsattachéesbijoux, bandsjollieslobbiesboutiquescadeaux). Se Giro li mette in corsivo, significa che li identifica come termini stranieri, e allora avrebbe dovuto fletterli nelle rispettive lingue, quindi défaillances e underdogs.
Titolo dal sito del Corriere della Sera: «Gran Bretagna, previste 100 manifestazioni contro gli stranieri dell’ultradestra. “Musulmani, restate a casa”». Diremmo che la bizzarra notizia sia spiegabile solo sistemando in modo diverso la sintassi: «Previste 100 manifestazioni dell’ultradestra contro gli stranieri».
Titolo dal sito del Mattino: «Tassista truffa consigliere Paipais: “Banconate false come resto”». La fantasia dei falsari napoletani non conosce limiti.
Titolo da Milano Today, testata web: «Il medico ordina il ricovero urgente, ma la paziente viene rifiutata da cinque ospedali diversi». Cinque respingimenti, ma anche uno, a fronte di una richiesta di ricovero urgente, bastano e avanzano a giustificare il titolo. Del resto, avrebbero potuto essere cinque ospedali uguali?
SL