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Parthenope tra la fessa e Napoli

Le donne, la città, i santi e Céline – Il decimo film di Sorrentino, da domani in anteprima e dal 24.10 in sala

Di Federico Pontiggia 
18 Settembre 2024
Battezzato all’ultimo Festival di Cannes, “Parthenope” è il decimo film di Paolo Sorrentino. Dalla mezzanotte di domani in anteprima, dal 24 ottobre in larga distribuzione, ecco la nostra guida ragionata alla visione.

Prologo. Sorrentino confessa: “Lei mi somiglia”. Donna, sirena e città, Parthenope s’intesta l’oro di Napoli e l’azzurro del Napoli, il colera del ’73 e il tifo di sempre, sino all’evidenza socratica ed epicurea: “Io non so niente, ma mi piace tutto”.

Napul’è.
“Sono stata triste e frivola, determinata e svogliata, come Napoli”.

La fessa.
Sorrentino ha 54 anni e sa bene che “’a fessa è gghiuta ’mmano a ’e criature”. Sicché in un cinema sempre più sessuofobico, pudico e anemico, s’incaponisce a ricordarci quale sia l’origine del mondo. “La fessa” cui il sensibile Jep Gambardella preferisce l’odore delle case dei vecchi ne La grande bellezza, la icastica “superfessa” rivelata all’alter ego Fabietto Schisa in È stata la mano di Dio, e qui ancora la vocazione maggioritaria del sesso femminile, con la scandalosa transizione dalla mano di Dio al dito del vescovo Tesorone, così appellato dal negozio di giocattoli che Paolo bramava da piccolo. Ci sarebbe anche la predilezione anale della sophialoreniana Greta – occhio alla pronuncia – Cool (Luisa Ranieri), ma è appunto un’altra storia.

Scripta manent.
Ferito a morte, capolavoro di Raffaele La Capria, l’avrebbe voluto adattare, e in giro dev’esserci l’intesa sceneggiatura; La pelle, capolavoro di Curzio Malaparte, risuona tra bassi e meretricio, degrado e copule inter-camorristiche: è un peccato che non vedremo siffatte trasposizioni, ma possiamo accontentarci del sunto di Parthenope.

A mezzanotte sai.
Da domani al 25 settembre arriva una settimana di anteprime a mezzanotte: a Roma il 19 al Troisi; a Milano il 20 all’Anteo con il rapper Gué e al Beltrade; a Napoli il 21 a Filangieri e Modernissimo con Peppe Lanzetta, che incarna l’alto – e demoniaco – prelato Tesorone. Parthenope arriverà poi sugli schermi il 24 ottobre distribuito da PiperFilm.

Schola magistra vitae.
Il professore Marotta (grande Silvio Orlando) asseconda Billy Wilder: “Basta essere avanti di una sola lezione rispetto agli studenti”. Ed elargisce – il ministro Valditara prenda appunti – un istruttivo bon ton: all’università “si viene già pisciati e cacati”.

Céline.
In esergo a La grande bellezza c’era Viaggio al termine della notte: “Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario… Basta chiudere gli occhi. È dall’altra parte della vita”. E la passionaccia, come dargli torto, di Sorrentino per Louis-Ferdinand Céline informa anche l’incipit di Parthenope: “Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto”.

Oscar? Sì, grazie.
Parthenope è tra i 19 autocandidati per la corsa agli Oscar, ovvero per rappresentare l’Italia nella categoria miglior film internazionale, già in lingua straniera, ai 97esimi Academy Awards. Beneficiato di una potente distribuzione, A24, negli Usa, Sorrentino concorre, avendo molto da perdere – al più, da pareggiare: La grande bellezza ha vinto nel 2014, È stata la mano di Dio è entrato in cinquina nel 2022. A proposito: smaltita la sbornia sul tax credit, il cinema italiano dovrebbe interrogarsi su come abbia potuto produrre in un anno appena due (2) titoli buoni per gli Oscar, segnatamente Parthenope e Vermiglio di Maura Delpero, che a Venezia 81 ha ottenuto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria. Il 24 settembre la decisione, che compete al comitato di selezione istruito dall’Anica.

Numero 10.
Sappiamo da dove venga, ossia dalla casacca dell’adorato Diego Armando Maradona, ma forse non intendiamo la doppietta: Numero 10 è la casa di produzione di Sorrentino; Parthenope è il suo decimo film.

Part(h)enope chi?
Un corpo senziente, un sorriso disarmante: “Era già tutto previsto”, per cantarla con Cocciante, e la previsione era Celeste Dalla Porta, che è Parthenope nel Segno di Venere di Risi e di Cerasella di Matarazzo. Sopra tutto, nel solco della mitologia greca: al pari di Ligea e Leucosia, Partenope è una sirena, spiaggiata – in zona Castel dell’Ovo – e vieppiù venerata a Napoli.

John Cheever.
La cosa più bella dei film interpretati dagli attori italiani sono gli attori stranieri: non fa eccezione Gary Oldman, che presta anima e fegato a John Cheever, preclaro quanto irregolare scrittore statunitense. Vi ricordate l’estatico cameo di Fanny Ardant ne La grande bellezza? Per fascinazione e verità questo è ancor meglio.

San Gennaro e Saint-Laurent.
Orfani – consolabili – di Sangiuliano, per l’agiologia dobbiamo affidarci a Saint-Laurent, che co-produce con il proprio direttore creativo Anthony Vaccarello, e San Gennaro: il miracolo della liquefazione del sangue non avviene in chiesa, toccherà affidarsi alla presti-digitazione talare. E più non dimandare.

Le conseguenze dell’amore.
Il tema sentimentale, giammai sentimentoso, è caro a Sorrentino. Qui si passa dagli amori “di gioventù che non sono serviti a niente” all’amore che “non è gestibile, da Gesù ai cantanti provano tutti a dirci come venirne a capo”, scomodando il cielo: “E comunque Dio non ama il mare”. E dissipando il dubbio: “Chi è innamorato se ne accorge prima o poi”.

L’antropologia.
“È vedere”.

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