Il buco del Superbonus? L’edilizia ha fatto il 90% della crescita reale
Vecchie idee, soliti regali – Istat. Rivisto al rialzo il Pil del 2021-2023: +90 mld trainati dalle costruzioni. Il debito/Pil torna al 2019 nonostante i mega deficit
Con l’aumento della crescita reale e nominale c’è poi l’effetto a cascata sui conti pubblici, che migliorano soprattutto nel rapporto tra debito e Pil. Nel 2023 questo rapporto è tornato al 134,6%, ormai non molto distante da quel 134,2% che era prima che arrivasse la pandemia e che lo facesse esplodere in un solo anno oltre il 150%. È stata infatti la crescita nominale di questi anni a tenere sotto controllo il debito, nonostante questo sia aumentato di ben 452 miliardi dallo scoppio della pandemia, a riprova di come, al di là dei singoli decimali su deficit (ma chi ricorda ancora la bagarre sul 2,4% di deficit che dovette poi essere trasformato in 2,04 nel 2018?), per tenere i conti pubblici in ordine serve un’espansione economica, in assenza della quale qualsiasi obiettivo di disciplina fiscale va a farsi benedire, come l’esperienza dell’austerità di Monti dovrebbe ormai avere insegnato. Così, superata la soglia dei 2.100 miliardi, aggiungendo 324 miliardi di Pil raggiunto nel 2019, anche l’aumento del debito pubblico è pesato decisamente di meno. L’inflazione del biennio 2022/2023, conseguente alla crisi del prezzo del gas, ha sicuramente influito parecchio nella dinamica in termini nominali, ma anche la crescita reale ha dato il suo contributo, tenuto conto della storia di bassa crescita italiana rispetto al contesto dei Paesi più sviluppati. Con i nuovi dati diffusi ieri, il Pil del 2023 è stato superiore del 4,6% (84 miliardi) rispetto al periodo pre-Covid e come ha sottolineato l’Istat: “Per effetto della revisione, il Pil in volume del 2023 si è attestato a un livello per la prima volta superiore al massimo raggiunto prima della crisi finanziaria del 2008”. A conferma di ciò che era già evidente nei dati di marzo, anche quelli diffusi ieri hanno evidenziato un ruolo determinante del settore delle costruzioni nei contributi alla crescita. Se i consumi nazionali e gli investimenti nei mezzi di trasporto sono sostanzialmente gli stessi del pre-Covid in termini reali, le esportazioni nette sono diminuite di 19 miliardi e gli investimenti in costruzioni sono saliti di circa 80 oltre l’inflazione, contribuendo per circa il 93% al totale della crescita reale registrata dall’economia dal 2019.
La stagione dei bonus edilizi, trainati dal Superbonus, si chiude così con risultati in termini di sviluppo economico che vengono rivisti al rialzo ancora una volta e con conti pubblici migliori di quelli ipotizzati qualche trimestre fa, quando ancora si parlava di “voragine senza precedenti nella storia della Repubblica”, per citare il ministro Giancarlo Giorgetti.
Finite poi le revisioni, che fatte per importi così rilevanti rendono prive di significato le analisi condotte sui dati precedenti, ci sarà modo di stimare con precisione quanta attività economica aggiuntiva i bonus sono stati in grado di attivare. Nonostante tutti i difetti e l’abbondanza di risorse impegnate, anche gli ultimi dati la confermano come una stagione di sviluppo. Vedremo cosa verrà dopo.
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