Mario Pagano, ex soprintendente per le province di Caserta e Benevento, non era un ladro ma era pazzo e perciò rubava pezzi archeologici. Una strana e simulata cleptomania per evitare il carcere?

================================================================================================================

Passeranno di diritto alla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento, gli oltre 500 pezzi di beni culturali (tra cui centinaia di monete antiche) che erano state sequestrate circa due anni dai carabinieri del Nucleo Tpc (Tutela del Patrimonio Culturale) nei confronti dell’ex soprintendente Mario Pagano, destinatario per ben due volte di altrettante misure cautelari.

La «devoluzione» all’ente dei beni d’interesse archeologico – che appartengono allo Stato – è stata decisa con una confisca dei reperti nel dispositivo di sentenza dei giudici di Santa Maria Capua Vetere con il quale il tribunale ha anche dichiarato «non doversi procedere nei confronti del professore Pagano». Già, perché a sulla base di una perizia sulla capacità di intendere e di volere al momento della commissione del reato e, in qualche modo, anche quella di stare in giudizio – chiesta prima della scorsa estate dalla difesa dell’ex Sovrintendente ed accolta dal tribunale – i giudici della seconda sezione penale (presidente Antonio Ricci, a latere Francesca Auriemma e Francesca Cesare) hanno fatto cadere l’accusa di ricettazione di beni culturali in quanto «l’imputato è incapace di partecipare coscientemente al processo e tale stato è irreversibile». Un colpo di scena nell’inchiesta ben condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, guidata dal magistrato Pierpaolo Bruni, a capo del pool dei pubblici ministeri Armando Bosso, Iolanda Gaudino e Giacomo Urbano, che ha accertato il possesso illegale di opere d’arte, monete e dipinti da parte del professore Pagano sottratte anche dagli uffici della Sovrintendenza. Materiale trovato anche in casa di Pagano il quale aveva motivato la presenza come donazioni o prese momentaneamente dai musei per studiarle. Tutto partì da una controllo in una fiera numismatica a Pastorano dove fu eseguito, a fine 2022, il primo arresto del professore con il sequestro di monete e poi il ritrovamento di un «museo» personale nelle abitazioni napoletane di Pagano. Tra i pezzi forti confiscati che torneranno in Soprintendenza, compare il volume «Officia Sanctorum Salernitana», opera risultata rubato presso la «Biblioteca Universitaria Area Umanistica Salerno»; un dipinto olio su tela raffigurante «Crocifissione», rubato al Castello di Mercogliano (Avellino); un dipinto, tecnica olio su tela, con cornice, raffigurante «Gesù – episodio Via Crucis», rubato alla Chiesa di Santa Margherita del Comune di Olevano Romano (Roma); quattro volumi datati 1541, rubati alla «Biblioteca del Convento di San Pietro ad Aram» di Napoli; un volume «Marmora Pisaurensia Notis. Illustrata», provento di furto alla Biblioteca Comunale Liciniana di Termini Imerese (Palermo) e, infine, un unguentario in vetro con fondo piatto dell’età imperiale I-II secolo d.C. Lo scorso anno, Pagano – dopo 10 mesi passati tra domiciliari e misure obblighi di dimora – ottenne la revoca della misura in per cessazione delle esigenze cautelari. Nel corso del processo sono stati sentiti diversi funzionari della soprintendenza, archeologi e professionisti del settore che hanno valutato monete e reperti. Poco prima l’ex sovrintendente aveva ottenuto anche il dissequestro di uno dei suoi appartamenti. In particolare, quello di Torre Annunziata, e poi fu chiesto il dissequestro per quello di Napoli da parte della difesa, gli avvocati Katiuscia Verlingieri ed Emilio Lavornia del foro di Benevento. Ora si attende la motivazione della sentenza mentre il professore Pagano è in cura presso un centro riabilitativo.