Mille anni fa… (di Stelio W. Venceslai)
E anche Nasrallah se ne è andato. Pace all’anima sua. Troverà in Paradiso molti vecchi amici, colleghi e compagni di lotta, tutti fatti fuori dal solito Netanyahau, la bestia nera dell’Islam. Nonostante i tracotanti proclami della longa manus degli Hetzbollah, l’Iran, nessuno ha mai fatto un attentato al leader israeliano, per quanto io ne sappia.
La folla (tutti uomini) si stringe commossa attorno ai feretri dei palestinesi o degli iraniani, alza le braccia e urla: Vendetta! Morte ad Israele! Vi puniremo!! E poi non succede nulla. Folle inutili, tanto per commuovere il popolo e rassicurare che l’ira di Allah è lì, pronta, sul comodino. Magari si stupra qualche donna prigioniera, si sgozza qualche bambino, si uccide a sorpresa una sentinella, si manovrano (e male) razzi ignari verso Israele. Roba da poco, se vogliamo.
La verità è che in questa guerra ignobile, dove tutti hanno torto, è stato calpestato ogni diritto civile della gente che ci si erge a tutelare. Il diritto internazionale, di pace, di guerra o di sommesso conforto, come volete, è andato in frantumi. Si uccide, perbacco, e la macelleria, per il momento in ferie a Gaza, si è aperta nel Libano martire, un Paese che è fallito, dove non c’è più nulla, un Paese che dovrebbe restare fuori dalla mischia perché tradizionalmente ospitale vivendo nell’accettazione delle diversità, etniche, religiose e politiche esistenti. Non se ne può fare a meno.
Nel Paese coesistono (più o meno bene) diversi gruppi religiosi. Lo Stato, secondo l’ultima rilevazione statistica, che risale al 1932, riconosce ufficialmente almeno una ventina di confessioni: musulmani sunniti, sciiti, duodecimani, ismailiti, alaouiti, i Drusi, la Chiesa maronita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa ortodosso-siriaca, la Chiesa greco-cattolica melchita, la Chiesa apostolica armena, la Chiesa armeno-cattolica, la Chiesa ortodosso- siriaca, la Chiesa cattolica sira, i Protestanti, la Chiesa assira d’Oriente, la Chiesa cattolica caldea, la Chiesa latina e, infine, la comunità ebraica. Mi pare che manchi solo la Chiesa cristiana copta.
Il Libano è molestato da vicini funesti: la Siria, che ha cercato di farne una sua colonia, l’Iran, che vi ha piazzato i suoi scherani sciiti, Israele, che ogni tanto l’invade, l’Occidente che ne fa un banco di prova per i suoi eserciti. Il Paese è indifeso come un agnello in un branco di lupi. In Libano tutto è nominale. C’è uno Stato che non riesce a farsi valere, un governo che non governa, un esercito che non difende i confini, un’economia insolvente e fallita. È un ostaggio nelle mani dei ladroni.
Non va bene così. Non c’è equità nella distribuzione del terrore. La mira di Israele è precisa (arriverà fino a Teheran?), quella dell’avversario molto meno.
Mille anni fa, ma forse un po’ meno, comunque tanti anni fa, ero su un volo di linea verso Abu Dhabi. Un viaggio di lavoro, al tempo del cosiddetto Dialogo euro-arabo. Durante il volo, a un certo punto, il comandante informò i passeggeri che le luci sottostanti, lontanissime, erano quelle di Beirut.
In molti cercammo di vedere dagli oblò qualcosa in più, ma eravamo molto in alto. La città era un continuo bagliore di luci. Non eravamo lontani dal Natale e pensai che fossero festeggiamenti anticipati. Ero molto giovane, allora, e piuttosto innocente. Non era così. C’era un bombardamento israeliano in corso, a bassa quota. Infatti, virammo subito via.
L’attacco israeliano contro gli Hetzbollah, il cosiddetto Partito di Dio, ha rotto le regole del gioco. Così dice il prete supremo iraniano. Quale gioco? Un crescendo di assassinii. Però, ancora non si sono rotte le acque. L’ayatollah supremo minaccia l’invio di truppe da terra. Come?
Mi ricorda la Grecia dei primi anni della Grande Guerra, quando il Re era filo-tedesco, il governo filo britannico e, nel frattempo, restando neutrale, sbarcavano in Grecia truppe francesi, inglesi, italiane e serbe per combattere Austro-ungheresi e Bulgari, come se fossero stati a casa loro. La Grecia era la vittima sacrificale di un conflitto che non la riguardava affatto.
In questa situazione così complessa il Libano ha avuto una prima guerra civile, cominciata nel 1978 e andata avanti fino al 1990, tra i maroniti e i musulmani, foraggiati dall’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Quando questi ultimi stavano per essere sconfitti intervenne la Siria, occupando militarmente il Paese. Israele ne approfittò occupando l’area sud del Paese fino al fiume Litani, creando una zona cuscinetto sul proprio confine settentrionale per limitare la presenza dell’OLP.
L’ONU fu costretta a creare una forza d’interposizione internazionale UNIFIL (i Caschi blu), con una forte presenza dell’esercito italiano, per evitare che ci si ammazzasse troppo.
Nel 1982 con l’Operazione Pace (?) in Galilea Israele occupò il Libano fino a Beirut, cercando di eliminare la presenza OLP. Un nuovo intervento internazionale, italo-franco-americano, consentì il ritiro dell’OLP e di Israele dal Paese. Un duplice attentato dinamitardo (23 ottobre 1983) del Partito di Dio alle basi della Forza Multinazionale causò la morte di 241 marines statunitensi e di 56 soldati francesi. Dopo pochi mesi si ritirarono le truppe di pace, lasciando il Libano in una strisciante guerra civile.
La primavera araba ebbe effetti anche in Libano, con la Rivoluzione dei Cedri, per cui i Siriani lasciarono definitivamente il Paese.
Nel luglio 2008 gli Hetzbollah attaccarono delle pattuglie israeliane e si scatenò un nuovo conflitto con una serie di violenti bombardamenti israeliani su tutto il Paese.
Il martirio del Libano è continuato con uno scontro tra Sciiti e Sunniti libanesi, fin quando non è intervenuta la guerra civile siriana, nel 2011. I Sunniti appoggiavano i ribelli e gli Sciiti il governo di Damasco, combattendosi tra loro.
I Libanesi rimpiangono il regime ottomano. È tutto dire.
Roma, 28/09/2024