Significato Insieme delle bollicine che si sviluppano nello spumante
Etimologia voce francese derivata da perle ‘perla’.
«Certo che questo vino ha un perlage persistente!»
L’uso di parole straniere ci porta subito a pensare: perché stai usando questa e non una parola italiana equivalente? Ebbene, è importante collocare questa questione (spesso accesa di orgogli nazionali e campane suonate a stormo) nell’ambito più generale dei problemi di scelta fra sinonimi. La sinonimia infatti è anche interlinguistica — anzi potremmo dire che i dizionari bilingui sono dei dizionari di sinonimi.
Ma attenzione all’abbaglio, ricorrente: quella che ha tutta l’aria di essere una parola straniera, con quel significato lì in quella lingua lì potrebbe non esistere affatto — e potremmo quindi essere davanti a una parola italiana foggiata come straniera.
‘Perlage’ è una parola che ci si presenta con evidenza come francese, ed è usata per indicare l’insieme delle bollicine degli spumanti, o anche dei vini frizzanti. Lo è in italiano. I perlage conosciuti dal francese sono piuttosto perlage ornamentali, decorazioni di tradizioni esotiche, composte con perle letterali o con metalli martellati in una trama perlata in rilievo. Senza contare che indica anche la perlatura, come quella dell’orzo. Perché allora ci inventiamo questo perlage?
Perché altrimenti abbiamo solo le bolle. Beninteso, in francese si usano senza problemi le bolle, bulles, per parlare di questa faccenda. Ma in italiano le bolle ci paiono forse un po’ prosaiche, e anzi di solito è difficile che investano significati fini e gradevoli. Le bolle eruttano sulla pelle, scoppiano quelle immobiliari e finanziarie, chi è in una bolla non si rende conto della realtà esterna, le bolle nel vetro sono un difettaccio, quelle di sapone sono l’inconsistenza per antonomasia; al massimo della piacevolezza abbiamo le immagini rustiche di ciò che bolle sul fuoco. Ma capiamo che quando si parla di vino spesso si vogliono altre ali, di quelle che ci fanno staccare da realtà più basse. Anzi! Avremmo anche le bollicine; ma hanno un tratto lezioso da menu (bianchi, rossi, bollicine), e l’impressione è vagamente poco seria — spesso quelli con queste bollicine sono prodotti d’alto rango che vuoi far pagare profumatamente, è poco appropriato che siano descritti col gergo infantile di chi chiede se vuoi l’acqua con le bollicine o no.
Ricorrere fantasiosamente al francese, lingua sorella espertissima e prestigiosissima in materia di vino, è una mossa di vera finezza linguistica — compiuta intorno all’Ottanta.
Detto questo, il perlage è rilevante perché, nella sua apparente fatuità da insieme di bolle, prèdica molto riguardo alla qualità di un vino, e in maniera molto sintetica. È da valutare se le bolle che lo costituiscono siano grosse o fini, poche o molte, evanescenti o persistenti in una piacevole spuma: da un lato se le bolle sono molte è segno di un grande sviluppo di anidride carbonica durante la fermentazione, ma d’altro canto se sono piccole e persistenti, è segno di un discioglimento sottile — non svaporano rapidamente e tumultuosamente come quelle dell’acqua gassata, e questo perché sono trattenute da un insieme di sostanze che alterano viscosità, densità, tensione superficiale del vino, e peraltro gli conferiscono maggior complessità organolettica.
Classicamente, il perlage degli spumanti metodo classico è considerato migliore di quello dei vini spumantizzati altrimenti — mentre i vini semplicemente frizzanti, che si distinguono proprio per una minore pressione determinata dall’anidride carbonica, hanno un perlage poco rilevante.
Una meraviglia linguistica quasi pirandelliana: per indicare un elemento rilevante di un prodotto di pregio per cui abbiamo solo un nome che soddisfa poco, si usa un termine che sembra della sorella concorrente con cui spesso ci abbaiamo. E lo usiamo in maniera significativa, tanto che quel termine acquista anche una rilevanza internazionale. Alla fine, forse, è l’ostilità ad essere ipocrita.
L’uso di parole straniere ci porta subito a pensare: perché stai usando questa e non una parola italiana equivalente? Ebbene, è importante collocare questa questione (spesso accesa di orgogli nazionali e campane suonate a stormo) nell’ambito più generale dei problemi di scelta fra sinonimi. La sinonimia infatti è anche interlinguistica — anzi potremmo dire che i dizionari bilingui sono dei dizionari di sinonimi.
Ma attenzione all’abbaglio, ricorrente: quella che ha tutta l’aria di essere una parola straniera, con quel significato lì in quella lingua lì potrebbe non esistere affatto — e potremmo quindi essere davanti a una parola italiana foggiata come straniera.
‘Perlage’ è una parola che ci si presenta con evidenza come francese, ed è usata per indicare l’insieme delle bollicine degli spumanti, o anche dei vini frizzanti. Lo è in italiano. I perlage conosciuti dal francese sono piuttosto perlage ornamentali, decorazioni di tradizioni esotiche, composte con perle letterali o con metalli martellati in una trama perlata in rilievo. Senza contare che indica anche la perlatura, come quella dell’orzo. Perché allora ci inventiamo questo perlage?
Perché altrimenti abbiamo solo le bolle. Beninteso, in francese si usano senza problemi le bolle, bulles, per parlare di questa faccenda. Ma in italiano le bolle ci paiono forse un po’ prosaiche, e anzi di solito è difficile che investano significati fini e gradevoli. Le bolle eruttano sulla pelle, scoppiano quelle immobiliari e finanziarie, chi è in una bolla non si rende conto della realtà esterna, le bolle nel vetro sono un difettaccio, quelle di sapone sono l’inconsistenza per antonomasia; al massimo della piacevolezza abbiamo le immagini rustiche di ciò che bolle sul fuoco. Ma capiamo che quando si parla di vino spesso si vogliono altre ali, di quelle che ci fanno staccare da realtà più basse. Anzi! Avremmo anche le bollicine; ma hanno un tratto lezioso da menu (bianchi, rossi, bollicine), e l’impressione è vagamente poco seria — spesso quelli con queste bollicine sono prodotti d’alto rango che vuoi far pagare profumatamente, è poco appropriato che siano descritti col gergo infantile di chi chiede se vuoi l’acqua con le bollicine o no.
Ricorrere fantasiosamente al francese, lingua sorella espertissima e prestigiosissima in materia di vino, è una mossa di vera finezza linguistica — compiuta intorno all’Ottanta.
Detto questo, il perlage è rilevante perché, nella sua apparente fatuità da insieme di bolle, prèdica molto riguardo alla qualità di un vino, e in maniera molto sintetica. È da valutare se le bolle che lo costituiscono siano grosse o fini, poche o molte, evanescenti o persistenti in una piacevole spuma: da un lato se le bolle sono molte è segno di un grande sviluppo di anidride carbonica durante la fermentazione, ma d’altro canto se sono piccole e persistenti, è segno di un discioglimento sottile — non svaporano rapidamente e tumultuosamente come quelle dell’acqua gassata, e questo perché sono trattenute da un insieme di sostanze che alterano viscosità, densità, tensione superficiale del vino, e peraltro gli conferiscono maggior complessità organolettica.
Classicamente, il perlage degli spumanti metodo classico è considerato migliore di quello dei vini spumantizzati altrimenti — mentre i vini semplicemente frizzanti, che si distinguono proprio per una minore pressione determinata dall’anidride carbonica, hanno un perlage poco rilevante.
Una meraviglia linguistica quasi pirandelliana: per indicare un elemento rilevante di un prodotto di pregio per cui abbiamo solo un nome che soddisfa poco, si usa un termine che sembra della sorella concorrente con cui spesso ci abbaiamo. E lo usiamo in maniera significativa, tanto che quel termine acquista anche una rilevanza internazionale. Alla fine, forse, è l’ostilità ad essere ipocrita.