Accuse di corruzione Zannini affida la difesa a una memoria scritta
L’IMPRENDITORE CAMPOLI SI AVVALE DELLA FACOLTÀ DI NON RISPONDERE RIFLETTORI ACCESI SU TRE COMUNI

GLI INTERROGATORI

Aveva annunciato a poche ore dalle perquisizioni dello scorso 3 ottobre di «voler essere ascoltato» ma, ai sostituiti procuratori che l’avevano convocato per ieri in Procura per essere sentito, ha preferito consegnare un memoriale nero su bianco. Nessun contraddittorio dunque, tra il consigliere regionale Giovanni Zannini – destinatario la scorsa settimana di una incolpazione provvisoria di concussione e corruzione e i pubblici ministeri Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano ma un manoscritto contenente una ricostruzione analitica dei fatti a firma dell’uomo politico e avvocato di Mondragone, in cui presenta la propria memoria difensiva ritenendosi a disposizione per eventuali chiarimenti. Si è avvalso invece della facoltà di non rispondere, l’imprenditore Alfredo Campoli indagato con Zannini (difeso dall’avvocato Angelo Raucci) insieme ad altre cinque persone tra cui il dirigente della sanità regionale Antonio Postiglione (per la vicenda delle dimissioni forzate dell’ex direttore sanitario dell’Asl di Caserta Enzo Iodice); gli imprenditori Luigi e Paolo Griffo, padre e figlio e altri due imprenditori del Napoletano, Ciro Ferlotti e Giuseppe Ruggero tutti sentiti dagli inquirenti.

l’avvocato Angelo Raucci difensore di Zannini

LE CONTESTAZIONI

La convocazione degli indagati in Procura a Santa Maria Capua Vetere ufficio inquirente guidato dal magistrato Pierpaolo Bruni era finalizzata ad approfondire alcuni passaggi dell’inchiesta e le contestazioni mosse ai destinatari delle perquisizioni anche alla luce, si può immaginare, da quanto è emerso dal contenuto del materiale trovato nei dispositivi sequestrati per eseguire le copie forensi. Materiale acquisito notevole, contenuto soprattutto nella messaggistica. La volontà di essere sentito dagli inquirenti fu, come detto, manifestata da Zannini lo stesso giorno delle perquisizioni attraverso una nota stampa. «Confido – aveva scritto – nell’operato della magistratura a cui ho fornito la massima collaborazione e nei prossimi giorni chiederò di essere ascoltato dagli inquirenti per fornire loro tutte le spiegazioni e dimostrare la mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati». Il presidente della VII Commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile del Consiglio regionale della Campania aveva anche chiarito di aver pagato «sia il viaggio che i motorini, come risulta da regolare bonifico che fornirò ai magistrati» ribadendo la fiducia nell’autorità giudiziaria. Chiarimenti presumibilmente contenuti nella memoria scritta depositata ieri negli uffici della Procura.

LO SCENARIO

Nei giorni scorsi, nella settimana dello scoppio dell’inchiesta, Zannini aveva disertato un paio di appuntamenti programmati in precedenza dove figurava tra gli ospiti istituzionali, così come è diminuita la presenza delle sue attività sul suo profilo social. Circolano intanto voci da confermare sulla sua volontà di dimettersi emerse in questi giorni sia nei corridoi del Palazzo di Giustizia che in quelli politici. L’inchiesta a questo punto si è arricchita di ulteriori elementi (e dunque non è escluso che potrebbe ampliarsi) ma va ricordato una buona parte è dedicata alle pressioni esercitate da Zannini secondo l’accusa sull’ex direttore sanitario dell’Asl Enzo Iodice, dimessosi nel settembre dello scorso anno, a pochi giorni dalla partenza dell’indagine che in effetti è nata da un’altra attività investigativa già in corso negli uffici dell’Asl imbottita di microspie. Una di questa fu scoperta per caso da un funzionario e fu attribuita a una operazione orchestrata da Zannini invece estraneo ai fatti. Quello che è emerge è una presenza ramificata presso diverse amministrazioni comunali del consigliere regionale mondragonese, fedelissimo del governatore Vincenzo De Luca, e da quanto raccolto dagli investigatori sono già tre i Comuni oggetto delle attenzioni degli 007 in questo momento: Teano (con una larga disponibilità di alcuni consiglieri anche se un progetto è sfumato per questioni di requisiti tecnici), Cancello ed Arnone e Castello del Matese.

Un’attività lecita quella dell’uomo politico che, secondo gli inquirenti, in qualche vicenda sarebbero stati affidati sulla base di «interferenze chiare e decisive della politica» che imporrebbe ai dirigenti gli imprenditori cui assegnare i lavori sulla base delle scelte cautelari. Tra le pieghe dell’indagine è spuntato anche un ex impiegato della Provincia di Foggia che uno degli imprenditori, Campoli, avrebbe scambiato per un uomo dei servizi segreti: il 72enne, voleva consegnare una pen-drive a Zannini tramite l’imprenditore che si è impaurito pensando contenesse delle microspie. Si tratta invece di un pensionato che in Puglia è sotto processo per alcune vicende estorsive ai danni di un imprenditore e di un politico.

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FONTE: di Biagio Salvati Cronista giudiziario de Il Mattino