Roma, Cassino, Arce, Teano 11 ottobre 2024 – Le motivazioni della sentenza d’appello riconoscono la nullità, l’inconsistenza e la totale incertezza dell’impianto accusatorio e di fatto danno pienamente ragione al lavoro della Difesa degli imputati e della Difesa dei Mottola, sia alle nostre fortissime e giuste critiche all’impianto accusatorio ed alla metodologia delle indagini, sia al nostro lavoro del tipo analitico, logico-investigativo, forense, criminalistico, criminologico e di diritto. La sentenza ha dato ragione alla Difesa degli imputati che Serena non è entrata in caserma per andare da Marco Mottola, che la porta non è l’arma del delitto, che la prova scientifica portata dall’accusa né è prova e né è scientifica, che contro gli imputati vi sono stati sospetti basati sul nulla, che gli indizi di sono sciolti come neve al sole.
Tre considerazioni conclusive: 1) un affettuoso pensiero alla povera Serena Mollicone ed ai suoi famigliari con l’auspicio che finalmente le indagini vadano a puntare i veri colpevoli (e noi siamo pronti a collaborare in tal senso); 2) un ringraziamento alla Difesa dei Mottola, esattamente gli avv. Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe, Mauro Marsella, Enrico Meta, ai CT prof. Giorgio Bolino, dott. Enrico Delli Compagni, ing. Cosmo Di Mille, p.i, Gaetano Bonaventura, prof. Claudio Lavorino Biologo, avv. Alessandra Carnevale, dr.ssa Giusy Marotta ed al CESCRIN (Centro Studi Investigazione Criminale); 3) il sonno della Ragione mostri, e nella fattispecie sono arrivati i mostri della diffamazione, della calunnia, del sospetto, della voglia di forca, dell’esaltazione del patibolo.
Il coordinatore del Pool Difesa Mottola prof. Carmelo Lavorino