Iguanodonte
i-gua-no-dón-te
Significato Nome comune dei dinosauri del genere Iguanodon
Etimologia parola composta da iguana, rettile sudamericano, e dalla parola greca odóus, ‘dente’, quindi ‘dente (come quello di un’) iguana’.
- «Che denti rassicuranti. Sembrano quelli di un iguanodonte.»
Mary Ann era la moglie di Gideon Mantell, giovane medico di campagna con la passione per la geologia. Siamo nel sud dell’Inghilterra, nei primi anni venti del secolo Diciannovesimo. La versione ufficiale della storia, divenuta canonica nei manuali di paleontologia, è che Mary Ann fosse solita accompagnare Gideon durante le sue visite a casa dei malati. Mary Ann, annoiata, che passeggia intorno alla staccionata dell’ennesimo paziente, fino ad imbattersi in curiosi resti fossili che emergono da un mucchio di ghiaia estratta da una cava vicina. Mary Ann che mostra a Gideon la sua scoperta. Lo stupore negli occhi di Mantell. Nella sua mano, un fossile destinato a rivoluzionare per sempre la nostra immagine del passato della Terra.
Bella storia, non è vero? Peccato che, probabilmente, quella vicenda sia una favola. Appartengo alla fazione degli scettici che considera questa versione canonica una leggenda costruita a posteriori dallo stesso Mantell. I maligni diranno che sia una storia escogitata per prevenire l’accusa che passasse più tempo a cercare fossili piuttosto che a curare i suoi pazienti. Non fraintendetemi, la paleontologia ha pagine gloriose scritte dalle donne, e ha proprio in una donna inglese dell’inizio Ottocento, Mary Anning (per caso, un nome simile a quello della signora Mantell), la madre della disciplina. Solo, l’immagine della moglie di un rispettabile medico inglese del 1822 che per chissà quali motivi accompagna il marito durante le sue visite a domicilio, per poi andare in giro per le altrui proprietà raccogliendo pietre e rovistando tra cumuli di detrito, pare poco realistica. Difatti, studi successivi sui diari di Mantell mettono in dubbio la credibilità della versione canonica. Quale che sia la verità sulla scoperta, il fossile che Mary Ann porta al marito nel racconto canonico ha le dimensioni di un pollice, di colore scuro, lucido come smalto. Gideon riconobbe nel fossile il dente di una creatura gigantesca. Erano quelli gli anni pioneristici della paleontologia, e l’idea che enormi creature popolassero le terre ed i mari del remoto passato stava compiendo i primi passi per uscire dal mito ed approdare alla scienza.
Gli illustri anatomisti consultati da Mantell per un’identificazione non concordavano sull’identità del dente. Secondo alcuni, poteva essere un dente di rinoceronte, oppure poteva appartenere ad un grosso pesce. Tutti però parevano sminuire la portata della scoperta: interessante, sì, ma non particolarmente inusuale. Ostinatamente, Mantell riteneva invece che il dente fosse qualcosa di differente, qualcosa mai visto prima. E alla fine, avrà ragione. Anche l’opposizione tra l’istinto genuino del dilettante Mantell e l’ottuso conservatorismo degli accademici è un elemento chiave del racconto canonico: noi parteggiamo immediatamente per Gideon. Infine, Mantell riuscì a trovare un animale i cui denti somigliavano a quello scoperto dalla moglie. Un’iguana del Sud America, conservata in un museo, aveva denti di forma molto simile, tranne che per un dettaglio: l’iguana che aveva portato quel dente nella bocca doveva essere gigantesca! Mantell stimò l’animale essere lungo venticinque metri, e lo chiamò Iguanodon.
Oggi sappiamo che Iguanodon non era una lucertola di venticinque metri. L’immagine di questo animale è cambiata più volte nei due secoli trascorsi dalla sua scoperta. Ma è con le pionieristiche ricerche di Mantell e colleghi che prende corpo per la prima volta l’idea che, in un passato remoto, rettili giganteschi avessero popolato la Terra.