Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto
«L’inchiesta che ha terremotato le curve di Inter e Milan è una storiaccia desolante e marcia che inizia con l’omicidio dello storico capo del tifo neroazzurro Vittorio Boiocchi nel 2022». Così comincia, sulla Stampa, un articolo della scrittrice e conduttrice tv Francesca Fagnani. E adesso chi lo spiega agli inquirenti che la loro inchiesta è «una storiaccia desolante e marcia»? S’incazzeranno come belve.
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Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera: «Quel giorno però l’alleanza di centrodestra siglò l’accordo secondo cui il partito della colazione che avrebbe preso più voti alle elezioni si sarebbe aggiudicato la guida del governo». Il famoso partito dei forchettoni.
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Francesco Merlo confessa sulla Repubblica, rispondendo a un lettore: «Spesso mi torna in mente la canzone degli Skiantos “Sono un ribelle mamma” che è del 2006». Invece è un brano del 1987 (album Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti). È vero che, se si cerca su Google, esce subito la data 2006, solo che si tratta della versione unplugged, contenuta appunto nell’album dal vivo Skonnessi Unplugged 1977-2006. Merlo è stato diligente, ha verificato, ma un po’ troppo frettolosamente.
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Sulla Stampa, Francesco Grignetti intervista Antonio Baldassarre, presidente emerito della Corte costituzionale, e gli fa dire: «La Corte costituzionale è l’unico organo collegiale dove la discussione ha davvero valore. Se un giudice non è all’altezza, non inciderà mai nelle decisioni. Se un partito mandasse un candidato debole, sarà una perdita per le idee di quel partito». Il congiuntivo «mandasse» postulava l’uso del congiuntivo «sarebbe».
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Dall’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità: «E alla voce dei big boss dei gruppi petroliferi si aggiungono anche quelli di altri operatori». Complimenti per la concordanza di numero e genere.
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Da Avvenire: «La commissione legislativa dell’Assemblea nazionale ha respinto a stragrande maggioranza, con 54 voti favorevoli e 15 contrari, la proposta di destituzione del presidente Emmanuel Macron presentata da La France Insoumise, il partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon». A noi pare che una proposta premiata da 54 voti favorevoli, con appena 15 contrari, sia stata approvata con larghissima maggioranza.
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Secondo Alessandro Orsini, l’Iran avrebbe quattro fini, ma per raggiungerne anche uno solo dovrebbe «inviare centinaia di migliaia di truppe in Israele attraversando Paesi ostili», come scrive in un editoriale sul Fatto Quotidiano. Il controverso sociologo sarà anche ferrato in strategie militari, ma palesa una scrittura sciatta. Stante il fatto che dicesi truppa l’«insieme delle forze armate di uno Stato» (Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia), non ci pare che gli eserciti dell’Iran siano «centinaia di migliaia».
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Andrea Galli sul Corriere della Sera: «L’interrogatorio di garanzia del killer, rinchiuso in cella nel carcere minorile del Beccaria, a Milano, servirà a conoscere un ipotetico proseguo di piano criminale». Già è orrendo il burocratico prosieguo, ma proseguo ci sembra anche peggio.
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Titolo della Verità sull’arresto di Ryan Routh, l’imprenditore che nel golf club di West Palm Beach, in Florida, si preparava a un attentato contro Donald Trump: «Il pazzo che voleva uccidere il tycoon appostato al golf col mitra per 12 ore». Quindi Trump è rimasto per 12 ore appostato con il mitra in un campo di golf? No? Allora la frase andava capovolta: «Appostato al golf col mitra per 12 ore il pazzo che voleva uccidere il tycoon».
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In una paginata sulla Stampa, Francesco Semprini, inviato a Siversk, nel Donbass, ci regala questo svolazzo: «Tessere di un Domino bellico figlio di un’avanzata, quella russa, che procede giorno dopo giorno, perché la resistenza non ha argini alti abbastanza, perché trincee e denti di drago vengono elusi, e il valore dei combattenti ucraini talvolta non è numericamente sostenibile per quanto incommensurabile di animo e valore». Tralasciando la prosa non impeccabile e l’incongrua maiuscola che Semprini riserva al domino, un gioco da tavolo, se il valore è incommensurabile, cioè impossibile da misurare o da calcolare, l’avverbio numericamente ci pare del tutto fuori luogo.
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In apertura di un servizio sul Corriere della Sera, Rinaldo Frignani riporta, guardandosi bene dal correggerla, una frase del presidente della Comunità ebraica milanese, Walker Meghnagi: «Siamo a un passo dalla caccia all’ebreo e da atti di aperta violenza nei confronti di istituzioni ebraiche religiose e non». Aridaje! L’avverbio negativo olofrastico – così chiamato perché, da solo, costituisce un’intera frase – è soltanto no. Quindi Frignani avrebbe dovuto scrivere «istituzioni ebraiche religiose e no».
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L’Ansa annuncia la morte di Lea Pericoli, campionessa di tennis, rievocando un episodio avvenuto mentre era «in vacanza in Versiglia». Vuoi vedere che la Versilia si è gemellata con Marsiglia?
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Titolo dal sito del Messaggero: «Marcello Mutti morto, lascia una moglie e il figlio: l’imprenditore dell’azienda di conserve di pomodoro aveva 83 anni». Non ci risulta che in Italia viga la poligamia, quindi il defunto ha lasciato «la moglie».
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Didascalia dal Corriere della Sera, in un doppio paginone dedicato a Julio Velasco, allenatore di pallavolo: «Julio Velasco con Claudio Lippi alla Pinetina come responsabile dell’area fisico-atletica dell’Inter». Ma con lui nella foto c’è l’allenatore di calcio Marcello Lippi, non l’ex conduttore della Prova del cuoco. Vedono troppa televisione.
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Dalla Repubblica: «Sarà interrogato dal pm di turno Giuseppe Drammis per ricostruire quello che è successo nella serata di ieri e nei drammatici momenti del delitto». Quando la ripetizione è oggettivamente in agguato.
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Titolo dalla Verità: «L’avvocato di Camilla Giorgi: “Non è scappata, adesso si trova a Roma”». L’ex tennista italo-argentina si chiama Camila.
SL