Estorsioni, ricettazione, detenzioni di armi e aggressioni a vario titolo, sono i reati contestati a 14 persone, ritenute responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso, arrestate ieri dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta in esecuzione all’ordinanza emessa dal Gip Nicoletta Campanaro del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda di Napoli. L’intensa indagine avviata nel mese di settembre del 2022 e conclusasi a giugno 2023, ha dettagliatamente ricostruito le attività criminali del clan dei Casalesi attivo nell’agro Caleno nei territori di Grazzanise, Santa Maria La Fossa, Vitulazio, Capua, San Tammaro, Santa Maria Capua Vetere, Curti, Francolise e altri paesi vicini.

A capo del sodalizio, secondo gli inquirenti, Antonio Mezzero di 62 anni che dopo la sua scarcerazione (la sua detenzione era durata 24 anni), nel 2022 ha ricostruito la rete camorristica forte dei suoi parenti. Figura storica del clan dei Casalesi, dapprima nella fazione di Francesco Schiavone alias “cicciariello” e poi vicino a Michele Zagaria alias “capastorta”, Mezzero ha ricoperto il ruolo di capozona nel comune di Grazzanise e delle zone limitrofe.

I PROVVEDIMENTI

In carcere sono finiti anche i suoi fratelli, Giuseppe 56 anni, Michele 42 anni che gli faceva anche da autista e il nipote Alessandro 36 anni ed il sodale Davide Grasso 52 anni. A completate la geografia criminale, in carcere pure Pietro Ligato, figlio di Raffaele Ligato morto due anni fa, nell’istituto penitenziario di Opera dove stava scontando due ergastoli tra i quali quello per l’omicidio di Franco Imposimato, il fratello del giudice Ferdinando. Nell’operazione di ieri, manette anche per Giovanni Diana cognato di Salvatore Nobis alias “scintilla”, Pasquale Natale e Carlo Bianco mentre per Carmine Zagaria fratello del capo clan ergastolano Michele, non sono state richieste misure cautelari. Agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, anche Pietro Di Marta, 61enne di Grazzanise; Andri Spahiu, albanese di 25 anni; Pietro Zippo, 63 anni; Vincenzo Addario, 58 anni di Santa Maria Capua Vetere; Giuseppe Diana, 78 anni di San Cipriano d’Aversa.

LE ATTIVITÀ

I carabinieri grazie alle intercettazioni telefoniche supportate da servizi di osservazione e pedinamento, hanno documentato diversi episodi di estorsione a danno di imprenditori e commercianti. Centrale nell’indagine la compravendita di un capannone in località Torello a Sant’Andrea del Pizzone, del valore di oltre un milione di euro. È proprio sulla compravendita infatti, che i tre gruppi, Mezzero-Zagaria-Ligato, riemergono contemporaneamente rivendicando ognuno per proprio conto una parte della tangente che secondo il gruppo degli Zagaria e dei Ligato, sia il compratore che il venditore avrebbero dovuto versare nelle casse del clan a mo’ di pedaggio per poter portare a termine la trattiva.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Diana e Bianco su incarico di Carmine Zagaria avrebbero chiesto ai due soggetti della compravendita 40mila euro, di questi 30mila euro li avrebbe dovuti pagare il compratore e 10mila il venditore. Il bottino lo avrebbero poi spartito i Mezzero e la fazione degli Zagaria con Diana che controlla Grazzanise. A rompere l’equilibrio arriva però, Pietro Ligato che a partire dal territorio di Pignataro si ritiene unico referente della zona per il clan dei Casalesi, avanza dunque delle pretese e si fa consegnare 20mila euro dall’acquirente, chiedendo che altrettanto denaro gli venga dato dal venditore che invece si rifiuta. Il diniego scatena l’ira di Ligato che lo aggredisce fisicamente fino a provocargli una ferita all’occhio destro.

L’episodio verrà poi confermato dalla vittima, interrogato dai carabinieri insieme al fratello. Nella ricostruzione fatta ai militari, anche se con qualche reticenza iniziale, la vittima ammette anche di aver riferito dell’aggressione del Ligato a Giovanni Diana detto “Giannino”, con il quale a suo dire c’erano rapporti di amicizia. «Mi rispose – racconta il venditore del capannone preso di mira- che aveva avuto in passato problemi con la giustizia e non voleva più averne, sicché non chiesi il suo intervento ed il mio fu solo uno sfogo». Le indagini hanno poi al contrario confermato l’interessamento del Diana ascoltando le sue conversazioni con Carlo Bianco che d’accordo con Antonio Mezzero aveva provato a mettere un punto. Mezzero in particolare, per evitare ulteriore strascichi, tranquillizza il Bianco dicendogli che poi a Ligato ci avrebbe pensato lui. I carabinieri hanno accertato anche altri episodi di estorsione e ricettazione di mezzi.

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