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Consilienza e il brogardo del giorno a cura del prof. Innocenzo Orlando
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Consilienza
con-si-lièn-zaSignificato Convergenza fra le induzioni di discipline e fonti indipendenti del sapere scientificoEtimologia dall’inglese consilience, latinismo ottenuto da salire ‘saltare’, col prefisso con- ‘insieme’.
«La sua riflessione ha messo insieme dati solidi e disparati: la consilienza nei risultati è impressionante.»
È una parola che in italiano ancora non ha grande fortuna, i dizionari non la indicano nemmeno, ma oltre ad avere un significato di valore e ben messo a fuoco, negli ultimi anni è comunque usata con una certa convinzione — quindi cerchiamo di chiarirci qualche idea.
Spesso concepiamo le discipline scientifiche come ben separate fra di loro. La linguistica è una cosa, la biologia è un’altra, l’astrofisica è una cosa, la filologia un’altra. Sono affaccendate in faccende diverse e non pare si parlino granché. La consilienza ci presenta non quel fenomeno per cui una sfuma nell’altra per qualche motivo; nella consilienza avviene una convergenza fra ricerche indipendenti in diverse discipline, che si prendono la mano e saltano insieme a una spiegazione, a una scoperta.
Non è una metafora peregrina o leziosa: l’inglese consilience è ottocentesco, ed è un latinismo molto evidente, peraltro ben fatto. È ottenuto da salio, che significa ‘saltare’ (e non ‘salire’ come sembra), con un prefisso con-, che ci rende una situazione partecipata, un insieme. Il modello lessicale è circa quello che porta alla ‘resilienza’. Quindi scienze differenti saltano insieme — peraltro, a riprova della contiguità (se non misconosciuta unità) fra scienza e poesia, sentiamo come qui il salto sia potente: non conserva l’appoggio dietro del passo, è irrevocabile e atterra concentrato in un posto nuovo. Si trova riportata l’attribuzione dell’invenzione di questo nome all’inglese William Whewell, storico della scienza a cui la sua lingua deve, fra l’altro, anche i termini scientist e physicist. Il suo successo ha trovato uno speciale volano nell’opera del 1998 Consilience: the Unity of Knowledge di Edward Wilson (una vecchia conoscenza, l’avevamo tirato in ballo parlando di biofilia). Ma facciamo qualche esempio.
L’archeologia studia come un certo luogo sia stato abbandonato progressivamente e con calma, con tutti gli oggetti di valore che hanno avuto agio d’essere portati via, senza spiegazioni evidenti; la geologia studia come in quel certo luogo si siano verificati fenomeni di vulcanesimo oggi non più evidenti, e insieme al rilievo archeologico riesce a determinare nel dettaglio l’evento di un’eruzione, con le fasi e i tempi.
La linguistica comparata studia come certe lingue si siano separate a un certo punto a partire da una lingua unica, manifestandosi in luoghi differenti; la genetica evidenzia come due popolazioni si siano separate in un dato momento, e le due mappe, combaciando, ci squadernano le diramazioni di una migrazione. Questo è il caso celeberrimo degli studi di Luca Cavalli-Sforza, restituiti in particolare in Geni, popoli e lingue.
E i segreti della storia dell’universo vengono via via dischiusi con salti congiunti di prove di osservazioni astronomiche, di rilievi geologici, di risultati di fisica teorica.
Così, quando apprezziamo la consilienza di una certa spiegazione, quando nell’articolo emerge la consilienza di alcuni risultati, sappiamo che siamo davanti a una conclusione piuttosto forte (per quanto interinale, come ogni conclusione scientifica). Perché poggia su varie basi e su vari metodi che concorrono in maniera indipendente. L’unità della scienza qui si ricostruisce in fondo, nella lettura di risultati, e non nel fatto che un metodo di ricerca tenti un’impostazione interdisciplinare.
Un concetto che nell’arco di un salto fatto insieme mostra la sua ricchezza e la sua complessità.
Left Quotes Colorem habet, substantiam vero alteram
Appare in un modo, ma la sostanza è un’altra Right Quotes