Siamo stati una settimana a pensare che cosa dovesse uscire dal vaso di Ranucci, che aveva preparato, per l’appunto, la sua puntata di Report con una sapiente operazione di marketing.
Alla fine non si è assistiti ad alcun risultato.
È la solita solfa, il solito intrecciare immagini e cose dette e non dette, la solita rappresentazione di un filosofo, che a dire di Ranucci e della sua redazione, sarebbe maudit (ovviamente senza mai averlo letto), la solita rincorsa appresso a tizio o caio, con quelle domande puerili, con quel modo furbo di fare domande, di interrompere in continuazione l’interlocutore col sempre malcelato scopo di far dire a questi quello che l’intervistatore vuole sentire, un continuo costruire ponti su ponti, associare frasi, espressioni facciali, saluti sulla più ovvia banalità e soprattutto NULLITA’.
Ecco, questo è stato il risultato della trasmissione di ieri sera: il tronfio trionfo della banalità e della nullità.
Secondo me tutto questo per dire che la prossima mostra sul Futurismo (a Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dal prossimo 3 dicembre) non s’ha da fare, perché finora il Ministero della Cultura, pur di distribuire sostanziose risorse finanziarie, ha organizzato e promosso mostre ed artisti appartenenti alle solite sinistre confraternite e, quindi, interrompere il fiume di denaro è cosa gravissima.
Fino a prova contraria il Futurismo ha realmente rotto qualsiasi ponte con la visione, se di visione si può parlare, asfittica, ottocentesca, museificata dell’arte. È proprio grazie al Futurismo che vi è stata una vera e propria rivoluzione in qualsiasi campo dell’arte.
E tutto ciò è un fatto, mica una chiacchiera da salotto della ‘grande bellezza’ che si vuole propinare come verità al colto ed all’inclita? E tutto questo con denaro della RAI, cioè pubblico.
Giornalismo d’inchiesta? Ma secondo me è giornalismo da parrocchietta delle Frattocchie.