HomeAttualitàProsapia LA PAROLA DI OGGI cura del prof. Innocenzo Orlando
Prosapia LA PAROLA DI OGGI cura del prof. Innocenzo Orlando
72
Prosapia
pro-sà-pia
Significato Stirpe, lignaggio
Etimologiavoce dotta recuperata dal latino prosapia.
«La sua è una prosapia antichissima.»
A seconda dei contesti, le parole si comportano come incantesimi e contro-incantesimi. Qui abbiamo una parola che i dizionari, giustamente, identificano come letteraria, con un significato alto ma accessibile: lignaggio, schiatta, stirpe. Ma capiamo meglio come funziona.
Lo notiamo subito: quelle sono tutte parole elevate. Questo specifico concetto di famiglia che continua nel tempo, che viene seguita e misurata nelle diramazioni del pedigree, che cuoce la notabilità in nobiltà, è un concetto che appartiene all’aristocrazia, e anzi ne è distintivo, e fondante. Discendenze, casate, dinastie, progenie e via dicendo, sono tutte parole di questo rango. Sinonimi come gente, popolo, razza, con l’orecchio di oggi abbassano il tono, e certo sono meno a fuoco su questa precisa idea.
Ora, ‘prosapia’ è una parola che, fra quelle di questo genere, si distingue. È elevata fra le elevate. Da un certo punto di vista testimonia il meccanismo temporale alla base della costituzione della nobiltà, perché è una parola di origine remota, un simbolo araldico scolpito sulla pietra ma ormai consumato. Il pro- latino è ancora del tutto trasparente, ed è questo prefisso che si fa carico di tutto il significato intelligibile; l’altra parte — la radice, il ceppo, la stirpe di questa parola — è di una appena comprensibile radice indoeuropea col significato, anche molto carnale, di riproduzione, fecondazione. Brusca ed efficace, l’immagine dei lignaggi come riproduzioni che si susseguono.
Già in latino prosapia è una parola isolata, e così viene recuperata nel Trecento in italiano.
Quindi in via principale, ciò che fa ‘prosapia’ è tracciare il profilo di un lignaggio con l’incanto di una maniera particolarmente ricercata: possiamo parlare dell’illustre prosapia del partito scelto per una principessa, dell’amica che ha tralignato da una plurisecolare prosapia di giuristi, della nobile prosapia dell’amico che non la dà a vedere e anzi scherza spesso sul proprio albero genealogico.
Ma chi troppo in alto sal cade sovente/ precipitevolissimevolmente, e tanta altezza si presta molto bene ad essere volta in ironia, a scherzare sul concetto eletto di siffatti lignaggi riportandolo in una dimensione più reale e meno regale — e quindi a rimetterne in prospettiva il prestigio. Così funziona da contro-incantesimo.
Posso parlare degli amici che prendono solo cani con prosapia insigne, posso parlare della rinomata prosapia di ristoratori che si è avvicendata ai fuochi della trattoria, posso parlare di modi di dire enigmatici che si trasmettono nella mia prosapia.
L’ironia non svilisce: rivolta le zolle dei concetti, disgrega il solito e rilegge le idee senza riverenze. L’olimpico, il letterario ha occasione di tornare a terra, e quindi magari di continuare a popolare i nostri discorsi, senza staccarsi verso empirei inaccessibili. Quando questa possibilità investe parole così antiche, la prospettiva è particolarmente piacevole.
A seconda dei contesti, le parole si comportano come incantesimi e contro-incantesimi. Qui abbiamo una parola che i dizionari, giustamente, identificano come letteraria, con un significato alto ma accessibile: lignaggio, schiatta, stirpe. Ma capiamo meglio come funziona.
Lo notiamo subito: quelle sono tutte parole elevate. Questo specifico concetto di famiglia che continua nel tempo, che viene seguita e misurata nelle diramazioni del pedigree, che cuoce la notabilità in nobiltà, è un concetto che appartiene all’aristocrazia, e anzi ne è distintivo, e fondante. Discendenze, casate, dinastie, progenie e via dicendo, sono tutte parole di questo rango. Sinonimi come gente, popolo, razza, con l’orecchio di oggi abbassano il tono, e certo sono meno a fuoco su questa precisa idea.
Ora, ‘prosapia’ è una parola che, fra quelle di questo genere, si distingue. È elevata fra le elevate. Da un certo punto di vista testimonia il meccanismo temporale alla base della costituzione della nobiltà, perché è una parola di origine remota, un simbolo araldico scolpito sulla pietra ma ormai consumato. Il pro- latino è ancora del tutto trasparente, ed è questo prefisso che si fa carico di tutto il significato intelligibile; l’altra parte — la radice, il ceppo, la stirpe di questa parola — è di una appena comprensibile radice indoeuropea col significato, anche molto carnale, di riproduzione, fecondazione. Brusca ed efficace, l’immagine dei lignaggi come riproduzioni che si susseguono.
Già in latino prosapia è una parola isolata, e così viene recuperata nel Trecento in italiano.
Quindi in via principale, ciò che fa ‘prosapia’ è tracciare il profilo di un lignaggio con l’incanto di una maniera particolarmente ricercata: possiamo parlare dell’illustre prosapia del partito scelto per una principessa, dell’amica che ha tralignato da una plurisecolare prosapia di giuristi, della nobile prosapia dell’amico che non la dà a vedere e anzi scherza spesso sul proprio albero genealogico.
Ma chi troppo in alto sal cade sovente/ precipitevolissimevolmente, e tanta altezza si presta molto bene ad essere volta in ironia, a scherzare sul concetto eletto di siffatti lignaggi riportandolo in una dimensione più reale e meno regale — e quindi a rimetterne in prospettiva il prestigio. Così funziona da contro-incantesimo.
Posso parlare degli amici che prendono solo cani con prosapia insigne, posso parlare della rinomata prosapia di ristoratori che si è avvicendata ai fuochi della trattoria, posso parlare di modi di dire enigmatici che si trasmettono nella mia prosapia.
L’ironia non svilisce: rivolta le zolle dei concetti, disgrega il solito e rilegge le idee senza riverenze. L’olimpico, il letterario ha occasione di tornare a terra, e quindi magari di continuare a popolare i nostri discorsi, senza staccarsi verso empirei inaccessibili. Quando questa possibilità investe parole così antiche, la prospettiva è particolarmente piacevole.