Milano

“La Esselunga fece dossier su Storari, pm che l’indagava”

Investigatori sul gruppo – La replica “all’azienda non risulta alcuna attività di questo tipo”

Di Antonio Massari e Davide Milosa 

1 Novembre 2024

Dossieraggi interni costruiti a scopo ricattatorio, ipotesi di corruzione tra privati, e soprattutto un’attività di dossieraggio nei confronti di un pm di Milano che ha indagato proprio sulla società e che, secondo la Procura di Milano, potrebbe essere il pubblico ministero Paolo Storari. Questo il quadro che emerge attorno al gruppo Esselunga, uno dei colossi della grande distribuzione. Un quadro, per quel che risulta al Fatto, ricostruito dalla stessa Procura nella recente indagine sulla centrale di dossieraggio messa in piedi dal gruppo di via Pattari e per la quale risultano indagati per accesso abusivo a sistemi informatici l’ex poliziotto Carmine Gallo e il presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali, autosospeso dall’incarico. Fin da subito va detto, però, che al momento nessun dirigente di Esselunga risulta coinvolto e nemmeno la squadra di via Pattari. E questo benché i fatti narrati, spiegano gli inquirenti, e per stessa ammissione della Procura, siano circostanziati e accertati a tal punto da essere considerati spunti investigativi anche a seguito delle attività intraprese dall’autorità giudiziaria nei confronti del gruppo Esselunga, che tuttavia afferma che “all’azienda non risulta alcuna attività di questo tipo”.

Il riferimento è al fascicolo, oggi archiviato, per il quale nel 2023 il pm Paolo Storari ottiene il sequestro di 48 milioni per reati fiscali. Lo scorso agosto, poi, l’indagine viene archiviata proprio perché Esselunga, secondo il pm, non solo ha stabilizzato quasi 6 mila lavoratori ma ha anche pagato al Fisco 72 milioni. Da qui il collegamento che viene fatto dagli inquirenti tra Paolo Storari e il supposto dossieraggio a carico di un pm che ha indagato su Esselunga.

Detto questo, sempre secondo fonti vicine alle indagini e per quel che risulta al Fatto, alcuni manager dell’azienda oggi non più in carica avrebbero custodito decine di dossier. L’ipotesi è che anche i vertici fossero a conoscenza di questa attività. In via generale, questa vicenda, secondo la Procura diretta da Marcello Viola, come molti altri episodi, mette in luce un sistema privato che sfrutta le capacità e le qualità tecniche di uomini di Stato che fuoriescono dall’amministrazione pubblica con il loro bagaglio formativo e di conoscenze e reti relazionali a vantaggio del privato e, in diverse circostanze, in grave danno del buon andamento della Pubblica amministrazione. Tanto, è il ragionamento dei pm, che, rispetto agli accertamenti svolti sulla centrale di via Pattari, emerge in modo chiaro come alcune grandi società utilizzino i servizi investigativi e le proprie security per attività di spionaggio a scopo ricattatorio soprattutto nei confronti di esponenti delle istituzioni. Circostanziati e accertati, secondo la Procura, anche fatti di corruzione tra privati. In fondo non una novità. Il dato, seppur solo come ipotesi investigativa, era emerso durante le indagini e il processo a carico dell’ex tesoriere della Lega Giulio Centemero condannato in Appello a otto mesi per finanziamento illecito rispetto a una erogazione liberale di 50 mila euro fatta da Esselunga all’associazione Più Voci, ritenuto dal pm un organo di partito. Condanna poi annullata dalla Cassazione per un problema di competenza territoriale. Una decisione che ha mandato definitivamente in prescrizione il reato. In quel frangente fu sentito come “testimone chiave”, rispetto al caso Più Voci, fascicolo trasmesso a Milano da Roma rispetto alla maxi-inchiesta sul costruttore Luca Parnasi, l’ex direttore degli Affari generali con delega ai rapporti istituzionali di Esselunga.

Gli accertamenti compiuti dal pm Stefano Civardi fecero ipotizzare un giro di stecche interne e non. Una corruzione che non fu però mai dimostrata tanto che il reato non fu mai iscritto. Ora, quello scenario rimasto monco, riaffiora nel fascicolo sulla centrale di dossieraggio tanto da far ipotizzare alla Procura l’esistenza di società di copertura per l’acquisto dei terreni su cui Esselunga edifica i propri supermercati. Evidenza che secondo gli inquirenti riscontra anche precedenti accertamenti della polizia giudiziaria sul conto di alcune anomale modifiche dei piani urbanistici in alcuni comuni per la costruzione dei supermercati del gruppo.

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