Pulci di notte di Stefano Lorenzetto

Editoriale di Luca Bottura sulla Stampa: «Tra le varie analisi (tutte corrette) sul trionfo di Trump, ce n’è una che ci riporta tutti in curva. Nella mia preistorica esperienza di cronista sportivo, capitò di dialogare con ultrà anche parecchio intelligenti. Ma quando si parlava di botte, la risposta era invariabile: “Abbiamo reagito”. Mai e poi mai avevano cominciato per primi». Avevano tutti cominciato per secondi.

Domani pubblica in prima pagina questo titolo: «Professore sospeso / Io, punito da Valditara, spiego le mie parole». Sotto, la firma, Christian Raimo, seguita da uno spazio vuoto. Ci pare che rifletta perfettamente quello che ha in testa l’autore.

Riportando un polemico discorso a braccio di papa Francesco sulle donne, Vatican News, il portale d’informazione della Santa Sede diretto da Andrea Tornielli, scrive: «Se questo a quelle signore sembra conservativo, io sono Carlo Gardell». E meno male che i solerti trascrittori aggiungono fra parentesi che è un «noto cantante di tango argentino». A loro del tutto ignoto, però, perché si tratta del peraltro celeberrimo Carlos Gardel, autore dello struggente tango Por una cabeza, che il colonnello cieco Frank Slade (Al Pacino) balla nel film Profumo di donna del regista Martin Brest. Chissà se Bergoglio, che fu un appassionato tanguero in gioventù, ha reagito all’imperdonabile scivolone perdendo le staffe, come di frequente gli capita.

Filippo Ceccarelli sulla Repubblica: «Nella primavera del 2016, quando Francesco andò tra i profughi sull’isola di Lesbo, a poche settimane dalla morte Pannella volle scrivergli una lettera che terminava, in stampatello: “ti voglio bene”». Marco Pannella che scrive una lettera dopo essere morto da poche settimane ha del miracoloso. Per evitare che sia scambiato per Lazzaro, sarebbe bastato scrivere: «Poche settimane prima di morire».

Occhiello di un titolo sull’andamento del mercato dei libri apparso nella Cultura del Corriere della Sera: «Nei primi sei mesi dell’anno calo del –0,1 per cento». Se è un calo, il segno «–» appare pleonastico, se non errato: era sufficiente scrivere «calo dello 0,1 per cento».

Dall’editoriale di Maurizio Belpietro, direttore della Verità: «E se per raggiungere lo scopo serve esternalizzare le procedure per valutare le richieste d’asilo nullaosta». La frase risulta alquanto nebulosa, per effetto di quel «nullaosta» che sembra un’apposizione di «richieste d’asilo». Qui era necessario far ricorso al verbo ostare e scrivere pertanto «nulla osta», nel senso di «nulla osta a esternalizzare le procedure», come specificato dallo Zingarelli 2025 con tanto di esempio: «Essere d’ostacolo (+a)nulla osta al trasferimento dell’impiegatonulla osta a che l’impiegato sia trasferito». Invece Belpietro confonde il verbo ostare con il sostantivo nullaosta («atto mediante il quale l’amministrazione rimuove limiti posti dalla legge alla esplicazione di una attività o attesta che nulla si oppone al compimento della stessa»). Nel periodo successivo, il direttore della Verità inciampa ancora una volta nella punteggiatura: «Per Emmanuel Macron, che spesso si è messo di traverso, cercando di stoppare le iniziative italiane è uno smacco». Avrebbe dovuto togliere la virgola dopo «traverso» e metterla dopo «italiane».

Titolo dal sito della Repubblica: «Su Bologna una valanga d’acqua e il torrente murato si vendica». I corsi d’acqua non sono stanze, quindi non si possono chiudere con un muro. Infatti si tombinano, oppure s’intombano, cioè s’incanalano in un sistema di condotte sotterranee, che li nasconde alla vista facendoli passare sotto edifici e strade.

Stefano Lorenzetto intervista sull’Arena il giornalista Francesco Specchia, nuovo portavoce del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. In risposta a una domanda su Luca Telese, Piazzapulita e Maria Rosaria Boccia, fa dire a Specchia: «La verità è che ha perso la brocca per Boccia, crede che le porti ascolti. Pia illusione». Il gender dilaga.

Titolando sulla Verità un articolo di Alessandro Rico dedicato alla Madonna, un incauto titolista scrive, riferendosi in particolare a Vito Mancuso, che «i cattoprogressisti ora bacchettano pure la Madre di Cristo». Egli però incappa addirittura nell’eresia di Nestorio, il quale definiva in questo modo Maria, rifiutandole invece il titolo, in uso dal III secolo e tuttora carissimo ai fedeli orientali, di Madre di Dio (in greco theotókos). Per questo Nestorio, che era patriarca di Costantinopoli, venne deposto e condannato nel 431 dal Concilio di Efeso. Per i colleghi della Verità, sempre schierati in difesa dell’ortodossia della fede, urge un ripasso teologico.

Sul Fatto Quotidiano, Thomas Mackinson fa parlare Pasquale Frongia, pittore specializzato in riproduzioni d’arte, che con gli inquirenti ha ammesso di aver aggiunto, su richiesta di Vittorio Sgarbi, una candela su una tela del Seicento: «Da presidente del Mart di Rovereto, Sgarbi gli ha dedicato due esposizioni mentre per lui Frongia ha realizzato alcune copie, compreso un finto Guercino con cui il critico-collezionista si diverte a stupire gli ospiti, compiacendosi di averlo mostrato ai massimi esperti senza che uno si sia accorto che è solo una copia. “La candela mi chiese lui di metterla, non sapevo fosse rubata”, ha confessato Frongia». Tutto ’sto gran parlare per una candela rubata!

L’Ansa riporta una dichiarazione rilasciata da un anonimo dipendente del Maxxi a Giorgio Mottola di Report: «Francesco Spano era il fedelissimo di Giovanna Melandri. Quando arrivò Giuli fece una giravolta di 360 gradi e diventò l’uomo di fiducia di Giuli, anzi la sua eminenza grigia dentro al Maxxi». Ruotare il corpo intorno al proprio asse di 360 gradi equivale a rimanere nella stessa posizione di partenza. Quindi che giravolta sarebbe?

SL
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