lunedì, 18 Novembre 2024
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Il meglio da “Notix”, Cronachedi”, “Dagospia”, “Il Fatto”, “Prima Ora Corsera”, Anteprima, la spremuta di giornali / e Good Morning Italia, il Briefing per conoscere il mondo/ a cura di Ferdinando Terlizzi –

 

DAILY MAGAZINE

 

Provincia di Caserta, la politica consociativa della coppia Magliocca-Zannini e la complicità dei partiti

 

L’EDITORIALE DI ANTONIO ARRICALE 

La vicenda della Provincia di Caserta – per come è nata, ma ancor più per come è finita – si è consumata nel silenzio assordante della politica.

Tranne, infatti, quella del coordinatore regionale della Lega, il parlamentare Gianpiero Zinzi, nessun’altra voce si è levata nella circostanza: né per stigmatizzare la vicenda, né per solidarizzare con il presidente dimissionario. Nulla. Il vuoto assoluto.Eppure, delle due l’una: o si ritiene l’esperienza politica della giunta Magliocca positiva, nel qual caso – indipendentemente dalla vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex presidente – e al di là della solidarietà di circostanza, che è sempre un po’ pelosa, andava spesa almeno una parola di apprezzamento alla sua amministrazione. Oppure, e noi siamo traquesti, si giudica l’esperienza di sette anni di presidenza Magliocca fallimentare da ogni punto di vista e, dunque, da tranciare con un colpo netto, prendendo debita distanza da essa.

Ecco, il punto paradossale di questa vicenda politica è proprio questo: chi avrebbe dovuto dire, che cosa? In un sistema politico normale, rappresentato da maggioranza e opposizione, da chi amministra e chi vigila, sarebbe stato facile agire. Ma Magliocca non si è mosso nell’ambito di un sistema politico, semmai in un sistema di potere. E la differenza non è da poco.

Formatosi con Alleanza Nazionale, nel tempo l’ex presidente è diventato l’uomo di punta di Forza Italia, a livello provinciale. Non suona strano, perciò, che né il partito che fu di Berlusconi, né il partito che è della Meloni hanno avuto il coraggio non dico di schierarsi, ma di balbettare una parola. E non per motivi di appartenenza, come vedremo.

Di contro, con le bocche ben cucite sono rimasti anche gli esponenti del Partito Democratico pure rappresentati, a livello provinciale, da gente che mastica di politica da una vita e a livelli altissimi. Penso all’attuale commissario della federazione, la senatrice Susanna Camusso. Anche in questo caso, nisba. Non una sola parola, né a favore e né contro. Non senza coerenza, noto, dal momento che la Camusso è rimasta muta anche di fronte ai fatti giudiziari del capoluogo.

C’è da chiedersi, allora: o la grammatica della politica ha cambiato le regole, senza che ce ne accorgessimo; oppure c’è dell’altro, tanto grave, da provocare riluttanza, imbarazzo, se non addirittura vergogna, per ciò che è accaduto e, dunque, per prendere nettamente posizione.

La verità, infatti, è una sola: sono tutti complici politici di questa triste e volgare vicenda, destra, sinistra, centro. Tutti.

Magliocca, eterodiretto, pure di indossare e conservare la fascia azzurra, ha retto sette anni la Provincia di Caserta grazie ad una maggioranza consociativa in cui – nella più becera tradizione trasformistica – tutti hanno sguazzato. Infatti, il binomio Magliocca-Zannini, il primo di centro-destra, il secondo di centro-sinistra, nelle vesti – per così dire – di azionista di maggioranza, non ha mai provocato mal di pancia in nessuno ambiente politico. Era guardato, anzi, con ammirazione e gratitudine per quanto i due erano capaci di fare: in termini amministrativi, s’intende.

Partiti e classe dirigente che non sono stati assaliti dal benché minimo dubbio neanche di fronte al montare di voci – vere, false, saranno i magistrati a doverlo appurare – che puntualmente raccontavano fatti e misfatti registrati in tutti i settori di competenza amministrativa dell’ente Provincia. Voci, invece, che cominciavano ad arrivare in Procura con tutti i mezzi: dalla delazione alle intercettazioni, agli articoli dei giornali. (Lo stesso Magliocca ha riferito, in conferenza stampa: “Sentivo parlare di questa inchiesta da almeno un anno e mezzo”).

Voci che parlavano di assunzioni pilotate, quando non addirittura acquistate da poveri cristi, appalti indirizzati a ditte compiacenti con la complicità di dirigenti e dipendenti infedeli, enti strumentali gestiti alla carlona, cene luculliane, supercar per figli viziati, trastulli con donnine compiacenti e chi più ne ha ne metta.

Voci, d’accordo, soltanto voci: che avrebbero in ogni caso dovuto far accendere la luce spia sul cruscotto della gestione e, magari, imporre una revisione: perché, in fondo, se non è lupo è cane quello che insidia il gregge. Dubbi, però, che non hanno mai sfiorato la classe dirigente di questa provincia, soddisfatta anzi di partecipare a pieno titolo alla greppia, magari anche soltanto per raccogliere qualche briciola.

Ed è la stessa classe dirigente che ora, invece di invocare un azzeramento totale, di fare tabula rasa di un’eperienza politica e gestionale disastrosa, che ha immeserito – se possibile – ancor di più il territorio, sta già manovrando dietro le quinte per decidere chi dovrà essere il nuovo presidente. E che si lamenta o mal sopporta, non a caso, del ruolo, anzi, dell’ingerenza della magistratura. Da non credere.

Nelle foto, da sinistra: Giorgio Magliocca, Giovanni Zannini, Marco Cerreto, Fulvio Martusciello, Giuseppe Guida, Susanna Camusso e Vincenzo De Luca

 

Napoli. Ponticelli, rapito dal clan dopo il pestaggio del figlio del boss. Due arresti, caccia ad altri due indagati

NAPOLI – Rapito il fratello di un affiliato al clan rivale per ritorsione dopo un pestaggio in carcere ai danni di un sodale e per spedire un messaggio a chi ha causato la rissa nel penitenziario: la vittima del raid tra le sbarre gode della protezione della cosca formata dai De Micco e dai De Martino. E’ quanto accaduto nel nuovo capitolo della faida di Ponticelli. Due arresti da parte dei carabinieri. Altri due indagati sono sfuggiti al blitz. Ad essere stato pestato nel carcere di Terni il 21 luglio scorso sarebbe stato Salvatore De Martino, figlio del boss Francesco, elemento di spicco del clan De Micco-De Martino. Al raid avrebbe partecipato anche Francesco Audino, ritenuto dagli inquirenti affiliato alla cosca dei De Luca Bossa. L’avrebbe fatto insieme ad altri uomini del sodalizio criminale. Però, pare che il clan De Micco-De Martino, avrebbero scelto di rapire il fratello di Audino a mo’ di ritorsione. Uno dei motivi per i quali la vittima sarebbe stata prelevata con la forza nei pressi del “Caffè Dolce Vita” di Cercola e portato in località San Rocco a Ponticelli, sarebbe stata la volontà della cosca di spedire un messaggio a Francesco Audino e agli altri detenuti che hanno partecipato al pestaggio di Salvatore De Martino e si tratta del fatto che il figlio del boss Francesco De Martino gode della protezione del sodalizio criminale e per questo motivo nessuno si deve permettere di torcergli un capello. Il rapimento del fratello di Francesco Audino sarebbe stato progettato e portato a termine da Romualdo Amitrano, Alessio La Volla, Giuseppe Perrella e Fabio Riccardi, i quali rispondono a vario titolo di quanto accaduto a Cercola il 27 agosto scorso. Amitrano e La Volla sono stati catturati dai carabinieri e portati in carcere. Devono rispondere del reato di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso. Perrella e Riccardi, invece, sono sfuggiti al blitz. I militari dell’Arma sono sulle loro tracce.

UNO, DUE, TRE… ESCALATION – JOE BIDEN HA AUTORIZZATO L’UCRAINA A USARE I MISSILI A LUNGO RAGGIO AMERICANI PER COLPIRE IN RUSSIA: I PRIMI BERSAGLI SARANNO I SOLDATI NORDCOREANI SCHIERATI PER AIUTARE I MILITARI DELL’ARMATA RUSSA – LA DECISIONE DEL PRESIDENTE AMERICANO, DOPO CHE LA SCORSA NOTTE PUTIN HA LANCIATO UNO DEI PIÙ FEROCI ATTACCHI MISSILISTICI CONTRO L’UCRAINA, È UN MESSAGGIO DIRETTO AL PINGUE DITTATORE NORDCOREANO, KIM JONG-UN…

CICCIO KIM VA ALLA GUERRA – LA COREA DEL NORD POTREBBE SCHIERARE FINO A 100 MILA SOLDATI PER AIUTARE L’ARMATA RUSSA IN UCRAINA – I MILITARI DI PYONGYANG, MANDATI A COMBATTERE AL FIANCO DEI COLLEGHI RUSSI DA QUALCHE SETTIMANA, VENGONO USATI COME CARNE DA MACELLO: SECONDO IL “NEW YORK TIMES” UN NUMERO “SIGNIFICATIVO” DI NORDCOREANI SONO STATI UCCISI – QUELLI CHE NON MUOIONO SONO IN CASERMA A “LUCIDARSI IL FUCILE”, VISTO CHE  HANNO SCOPERTO INTERNET SENZA RESTRIZIONI E SPENDONO GRAN PARTE DEL LORO TEMPO A GUARDARE VIDEO PORNO

L’intervista

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso: “Con le leggi del governo le mafie hanno vita più lunga”

Il procuratore di Napoli e lo storico – Non colpire la corruzione rende ‘ndrangheta &C. più forti: siamo assuefatti. A conquistare il mondo (e l’Artico) le Triadi cinesi

17 Novembre 2024

Qualche mese fa, sono volati insieme nelle Americhe per indagare i principali flussi di cocaina, nell’anno in cui la produzione globale ha segnato un nuovo livello record, con oltre 2.700 tonnellate e 355mila ettari coltivati: tra Bogotà, Cartagena e selva colombiana. Convinti che, anche nella dimensione più ibrida, il narcotraffico resti il principale motore che muove le mafie e soprattutto quei guadagni che hanno permesso, negli anni, alle organizzazioni criminali – dalla ’ndrangheta alle Triadi cinesi – di diventare parte strutturale del sistema economico e del capitalismo. Il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri e lo storico Antonio Nicaso tornano in libreria, il 19 novembre, con Una Cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere: un viaggio, lungo i continenti e gli ultimi decenni, per spiegare come le mafie si sono trasformate. E come, anche se ci sforziamo di non vederle, sono ancora lì, più ricche e potenti che mai.Procuratore Gratteri, lei ha sottolineato come “abbattere le mafie sia un’utopia, colpa delle riforme sbagliate”. A cosa si riferisce?

G: Alla miopia diffusa e alla necessaria determinazione che manca, avendo in mente l’obiettivo di sconfiggerle, le mafie.

Eppure Giorgia Meloni, appena eletta, aveva assicurato che “la lotta alla mafia ci troverà in prima linea; da questo governo criminali e mafiosi avranno solo disprezzo e inflessibilità”.

G: Tutti i governi degli ultimi venti anni hanno fatto poco o niente. A oggi la situazione non è cambiata. Soprattutto, non si è fatto nulla per stare al passo con l’evoluzione delle mafie, anche nel cyberspace. Non si è investito, penso per esempio a una migliore preparazione delle polizie giudiziarie. E tutto quello che si è fatto e si sta pensando di fare non aiuterà chi è in prima linea. Le priorità ora sono altre, come l’abolizione dell’abuso d’ufficio, il ridimensionamento del traffico di influenze, la separazione delle carriere, l’impossibilità per i giornalisti di pubblicare il contenuto delle ordinanze di custodia cautelare, la stretta sulle intercettazioni e i trojan per i colletti bianchi…

E, se aggiungiamo la delegittimazione del lavoro dei magistrati, si crea così un ambiente più favorevole alla penetrazione mafiosa…

G: Purtroppo, sì. Le mafie incontrano sempre meno resistenza, e grazie a reati come la falsa fatturazione riescono a penetrare in ambiti imprenditoriali e geografici senza timore. Chi un tempo veniva percepito come vittima oggi è complice. L’errore è sempre quello di ignorare il contesto in cui le mafie operano, evitando di colpirle sul terreno viscido della corruzione e della collusione. Invece di recidere il reticolo di potere che da oltre 160 anni alimenta e legittima, si continua ad aggirare il problema, come fossimo assuefatti. La corruzione sta consentendo alla ’ndrangheta di radicarsi lontano. Le camorre sono sempre più agguerrite, Cosa nostra è tornata alle vecchie abitudini e si muove senza farsi notare. E le mafie garganiche iniziano a espandersi.

Da più parti, la politica vuole mettere mano alla legislazione antimafia. Una riforma è necessaria?

N: Le leggi non sono scritte sulla pietra. Il metodo mafioso sta cambiando, adeguandosi al mercato. Sarebbe auspicabile un confronto sereno, ma al momento pare impossibile.

Le mafie sembrano aver abbandonato la violenza per diventare parte strutturale dell’economia. Come, e se, stiamo contrastando questo fenomeno?

N: La criminalità organizzata oggi dispone del più grande ammontare di capitali liquidi, pari all’8-10% del Pil mondiale. Ma per impoverirla si fa poco, in Europa, per esempio, si confisca meno dell’1% dei beni illegalmente conseguiti. Quanto alla violenza, le mafie l’hanno quasi sempre centellinata: per prosperare sanno che serve profilo basso e collusione con i poteri forti.

G: Le mafie non vengono considerate un rischio geopolitico. Forse per evitare di combatterle seriamente, come si è fatto con il brigantaggio e con il terrorismo. E anche con gli stessi Corleonesi. Se le mafie riconoscono il ruolo primario dello Stato e lo Stato non utilizza tutte le risorse necessarie a contrastarle si crea una sorta di stasi che sta bene a molti.

Il narcotraffico resta la principale fonte di ricchezza, anche ora che tutto è più ibrido?

N: Non c’è mai stata tanta cocaina in circolazione. E alle piazze di spaccio tradizionali si sono aggiunte quelle virtuali, garantite dai mercati nel darkweb.

Voi siete stati precursori nel leggere questa mutazione. Credete che – visto il dibattito sul ddl cyber, nato con l’inchiesta della Procura di Milano – i reati informatici vanno equiparati a quelli di mafia?

G: Sono mondi che oggi tendono sempre più a sovrapporsi. Non capire questa evoluzione significa ritardare gli interventi normativi utili a non perdere ulteriormente terreno.

Se guardiamo alle mafie made in Italy, la regina resta la ’ndrangheta?

G: È la mafia che si è più adeguata alla globalizzazione, non siamo più negli anni 90 quando era considerata una mafia stracciona. Oggi è presente in almeno 40 Paesi, ha rapporti commerciali con le organizzazioni criminali più importanti e accumula profitti enormi grazie al traffico di droga.

E a livello globale?

N: Direi le Triadi, le mafie cinesi. Ci sono segmenti di questo franchising criminale che si sono impadroniti di traffici importanti, come droghe sintetiche e contraffazione, ma soprattutto tengono in mano gran parte della finanza criminale: il 90% delle cosiddette banche sommerse lo gestiscono loro.

Nel libro descrivete l’Artico come territorio di “conquista” delle organizzazioni criminali.

N: Sono le nuove frontiere, specie con lo scioglimento dei ghiacciai e la possibilità di rendere navigabile la rotta artica.

Le mafie non sono state sconfitte – spiegate – perché hanno sempre fatto parte di un sistema di potere egemone, quello dei ceti dominanti. Ancora oggi non c’è indagine di mafia che non contenga un pezzo di politica. Come se ne esce?

G: Bisogna prima stabilire se c’è realmente la volontà di uscirne, perché se continuiamo a combatterle solo con manette e sentenze faremo poco, rispetto a ciò che servirebbe. A costo di ripetermi, bisognerebbe sedersi senza pregiudizi attorno a un tavolo e studiare misure efficaci ed efficienti, nel rispetto della Costituzione, per far fronte alle mafie con un approccio olistico. La prima linea è rappresentata da famiglie e scuola. Se non investiamo in istruzione e occupazione, non riusciremo a bonificare i territori. Ovviamente mi riferisco ai luoghi di origine delle mafie. Al Centro-Nord la partita è più difficile e le armi vanno affinate: oltre alla confisca dei beni, bisogna spezzare le collusioni e i legami con il mondo politico, delle imprese e delle professioni, magari con strumenti nuovi sul piano normativo.

La forza delle mafie è direttamente proporzionale alla debolezza della politica. Considerata la maggiore pervasività della presenza mafiosa, dobbiamo dedurre che mai la politica è stata così fragile?

G: Non posso che essere d’accordo con lei. Le mafie ingrassano quando la politica è debole, divisa, litigiosa. Quando i poteri dello Stato fanno di tutto per delegittimarsi a vicenda, non danno una buona immagine di sé. Vedo solo “caciara”, mentre servirebbe senso delle istituzioni e volontà politica nel combattere sia le mafie sia la corruzione.

Le mafie creano tradizionalmente una domanda di legittimazione sociale. Oggi, da Milano a Napoli e a Palermo, accettiamo la placida convivenza…

N: Mi piacerebbe che il mio amato Paese si svegliasse non soltanto dopo delitti eccellenti e stragi, ma per senso di responsabilità, per rispetto dell’art. 54 della Costituzione, quello che invita a adempiere le funzioni pubbliche con disciplina e onore.

Lo scrittore calabrese Corrado Alvaro diceva che “la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. Profetico?

N: Anche se a smentirmi sono i fatti, mi piace pensare che Alvaro fosse troppo pessimista. Tangentopoli e le recenti inchieste giudiziarie hanno messo in luce fenomeni di corruzione che hanno minato la fiducia nelle istituzioni e nei comportamenti onesti. Bisogna invece educare al rispetto delle leggi e alla creazione del bene comune: la lotta alle mafie inizia dai banchi di scuola, dal primato del sacrificio rispetto a quello della scorciatoia e della raccomandazione. Serve una mentalità nuova. E serve prendere posizione: il silenzio è complicità.

 

testata
lunedì 18 novembre 2024
Il sì di Biden ai raid in Russia, il Papa su Gaza, l’intervista a Nordio, il trionfo di Sinner
Italy's Jannik Sinner holds the trophy after winning the final match of the ATP World Tour Finals against Taylor Fritz of the United States at the Inalpi Arena, in Turin, Italy, Sunday, Nov. 17, 2024. (AP Photo/Antonio Calanni)
editorialista di Luca Angelini
 

Buongiorno.
L’Ucraina ha ricevuto luce verde per lanciare i missili americani di lungo raggio contro le rampe e le basi nel profondo del territorio russo. «Kiev tira un lungo sospiro di sollievo – scrive l’inviato nella capitale ucraina Lorenzo Cremonesi -. È la svolta attesa da mesi e mesi dai comandi ucraini: la speranza concreta e fattiva di bloccare i missili e gli aerei russi che attaccano città, basi militari e infrastrutture energetiche, diventa realtà. La scelta di Joe Biden rappresenta un significativo cambiamento di rotta nella politica Usa degli aiuti al governo Zelensky. Il primo a venire utilizzato subito, contro i circa 12.000 soldati nordcoreani nella regione di Kursk, sarà il sistema missilistico Atacms. E rappresenta la risposta diretta al nuovo asse militare tra Mosca e Pyongyang».

Un asse che preoccupa molto gli alleati asiatici degli Usa, i quali temono che, in cambio della fornitura di «carne da cannone», la Russia possa aiutare la Corea del Nord in campo nucleare e missilistico. L’agenzia di stampa Bloomberg segnala che Kim Jong-un potrebbe mandare a Putin sino a 100.000 soldati nordcoreani nei prossimi mesi.

L’autorizzazione all’uso degli Atacms – che hanno un raggio di azione di circa 300 chilometri – sarà «limitata» inizialmente nella regione di Kursk, secondo il Washington Post. Ma il New York Times afferma che in seguito potrebbero avere un uso più ampio. «È una scelta che ha diviso i consiglieri di Biden – segnala Viviana Mazza –  alcuni dei quali sono da tempo timorosi di una escalation russa — per esempio contro le basi americane in Europa — o esitanti perché le scorte di Atacms non sono numerosissime e perché i russi hanno spostato già molti degli obiettivi oltre il loro raggio d’azione».

La domanda è: cosa farà adesso Putin? Il presidente russo ha esplicitamente definito l’uso degli Atacms in territorio russo come la linea rossa: a settembre ha dichiarato che «avrebbe cambiato l’essenza stessa del conflitto» e ha promesso che ci sarebbe stata una risposta. «Nel passato – ricorda Cremonesi – aveva addirittura minacciato il ricorso alle bombe atomiche tattiche nel caso le armi Usa colpissero nel profondo del suo territorio. La situazione appare incerta e in evoluzione». Marco Imarisio aggiunge che in Russia «sono giorni di facili ironie, anche sulla debolezza dell’Europa. La notizia pomeridiana della concessione all’Ucraina di usare i missili a lungo raggio, non cambia almeno per ora l’umore generale della verticale del potere putiniana, che tende al bello. Alexander Dugin, il filosofo che da tempo però marcia in ordine sparso, definisce la decisione presa dalla Casa Bianca come “l’ultimo tentativo americano di scatenare una guerra nucleare prima che Biden se ne vada per sempre”. Persino il super falco Sergey Markov sostiene che si tratti di una “escalation ampiamente prevista”. (…) Come sempre, oggi o nei prossimi giorni sarà Putin a decidere se far prevalere i toni apocalittici o la ragion politica».

La svolta americana è arrivata dopo mille giorni di guerra ma, soprattutto, dopo uno dei più massicci attacchi russi sulle città ucraine, con il lancio di 120 missili e 90 droni, che hanno provocato almeno 7 morti (Varsavia ha anche fatto alzare in volo i suoi caccia dopo le bombe su Leopoli, vicina al confine polacco). Secondo alcuni, il leader del Cremlino vuole conquistare quante più porzioni di territorio ucraino possibili per potersi sedere da una posizione di forza a un eventuale tavolo di trattativa. Ma il presidente francese, Emmanuel Macron, avverte: «Putin non vuole la pace. Non è affatto pronto a negoziare». Anche secondo il Washington Post persone vicine a Putin affermano che il leader russo non ha intenzione di iniziare a negoziare per porre fine alla guerra finché gli ucraini si trovano in territorio russo. L’amministrazione Biden starebbe, dal canto suo,  cercando di aiutare Kiev a mantenere territori nel Kursk e una leva negoziale, prima che alla Casa Bianca arrivi il nuovo inquilino.

«Per Washington è anche una questione di prestigio globale e di strategia per il collasso della reputazione della RussiaNon si può dominare il mondo ignorando un Paese autoritario che distrugge le tradizioni politiche americane e forma un’alleanza aggressiva volta a stravolgere gli equilibri mondiali. Sono certo che le forniture di armi americane continueranno da Biden a Trump», dice al nostro inviato a Kiev Mikhailo Podolyak, tra i più noti consiglieri del presidente Zelensky -. La Russia va respinta con la forza, non può essere convinta con la ragione. Non possiamo regalare a Putin il diritto di dominare l’Ucraina e l’Europa. E sono convinto che l’Europa non distruggerà il fronte comune contro l’autocrazia russa, le conseguenze sarebbero troppo gravi».

Donald Trump ha assicurato di essere in grado fare tacere le armi «in 24 ore». Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, meno ambiziosamente parla di «pace possibile entro il 2025». Il suo ex ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, rivela che il cancelliere tedesco Olaf Scholz già diversi mesi fa aveva condiviso il desiderio di parlare con Putin, ma Zelensky aveva rifiutato con veemenza. «E oggi – scrive Cremonesi – sia Zelensky che Kuleba continuano ad essere parecchio critici dell’iniziativa di “sdoganare Putin” (con la telefonata che gli ha fatto il cancelliere, ndr), senza che questi abbia dato nulla in cambio, se non il proseguo delle ostilità».  Ancora più netto Podolyak: «La telefonata appare in sé strana, illogica, persino provocatoria. Cosa avrebbe dovuto risolvere? La Russia aveva dato qualche segno di essere disposta a fermare l’aggressione? Assolutamente no! Al contrario, Putin sta continuamente alzando la posta in gioco: attacchi missilistici massici e dimostrativi, alleanza militare con la Corea del Nord, continue dichiarazioni sulla necessità della resa ucraina, della fine della sua sovranità e libertà. In questo contesto, la telefonata di Scholz legittima Putin». Anche il premier polacco Donald Tusk critica la «diplomazia del telefono» del cancelliere tedesco (salutata con soddisfazione a Mosca) e invece rilancia la necessità dell’unità europea compatta in sostegno dell’Ucraina. (Qui l’analisi di Federico Rampini: «Da Biden un segnale per Putin o per Trump?»)

This handout photograph taken and released by the Ukrainian Emergency Service on November 17, 2024 shows a psychologist officer comforting a woman following a missile attack at an undisclosed location in Odesa region. Russia pounded Ukraine with "one of the largest" aerial attacks it has suffered in an assault that targeted the country's energy infrastructure, Kyiv's Foreign Minister Andriy Sybiga said on November 17, 2024. (Photo by Handout / UKRAINIAN EMERGENCY SERVICE / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE - MANDATORY CREDIT "AFP PHOTO / UKRAINIAN EMERGENCY SERVICE" - NO MARKETING NO ADVERTISING CAMPAIGNS - DISTRIBUTED AS A SERVICE TO CLIENTSUn ufficiale del supporto psicologico cerca di confortare una donna dopo un attacco nella regione di Odessa (foto Afp/Ukranian Emergency Service)

Le parole del Papa su Gaza

«A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». Le parole di papa Francesco sono contenute nel libro, in uscita domani, La speranza non delude mai. Pellegrini verso un mondo migliore, scritto con il giornalista argentino Hernán Reyes in vista del Giubileo. E, come prevedibile, hanno provocato una reazione stizzita dell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede: «Il 7 ottobre 2023 c’è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico».

«Dietro tutto questo c’è qualcosa di più del gelo diplomatico e piuttosto mostra una tensione che cova da tempo tra la Santa Sede e il governo di Netanyahu», scrive il vaticanista Gian Guido Vecchi.

A Alessandra Arachi, la scrittrice e poetessa Edith Bruck, sopravvissuta all’Olocausto, dice di non approvare l’uso della parola genocidio a proposito di Gaza: «Il genocidio è altro. Quando vengono bruciati milioni di bambini si può parlare di genocidio». E la morte di decine di migliaia di bambini e donne palestinesi a Gaza cosa sarebbe, allora? «Una tragedia. Una tragedia che ci riguarda tutti. Ma non si sta distruggendo tutto il popolo palestinese. Questa è una cosa che vuole fare Hamas. Ha detto che vuole distruggere gli ebrei di tutto il mondo». Quanto al perché il Papa abbia usato, sia come pure come ipotesi da indagare (come peraltro sta facendo la Corte internazionale di giustizia dell’Aia), la parola genocidio, ad avviso di Bruck è «perché non sente il peso della frase che pronuncia. E per questo la pronuncia con troppa facilità».

Almeno 111 palestinesi sarebbero stati uccisi ieri nella Striscia, hanno riferito fonti mediche locali ad Al Jazeera. Secondo Hamas, 72 persone sono morte in un unico raid israeliano su un edificio residenziale che ospitava sei famiglie a Beit Lahia, nel nord della Striscia.

Papa Francesco a casa della scrittrice Edith Bruck nel febbraio del 2021

Nordio e lo scontro governo-giudici

Non si abbassano i toni dello scontro fra governo e giudici. Ieri l’Associazione nazionale magistrati (Anm), in un documento molto duro ha invocato l’intervento del Consiglio superiore della magistratura (Csm): «Siamo screditati e attaccati», si legge nella nota, insieme all’invito a «iniziative a tutela della nostra indipendenza e della nostra autonomia» sottoposta ad «attacchi per preparare il terreno a riforme che tendono ad assoggettare alla politica il controllo di legalità che la Costituzione ci affida».

Altrettanto dura la replica della Lega: «Rassicuriamo l’Anm, per screditare la magistratura basta la magistratura. Blocca le espulsioni dei clandestini delinquenti, libera gli spacciatori per errore, va in piazza contro il governo, chiede la galera per Matteo Salvini perché “ha ragione ma va attaccato”. Per invertire la tendenza meno convegni e più lavoro». Sul tema giustizia, anche Forza Italia è su una linea fermissima: Enrico Costa, definisce i documenti dell’Anm «un lungo piagnisteo», e Maurizio Gasparri accusa l’Anm di «rivendicare l’uso politico della giustizia» e legittimare «comizi e esternazioni politico-ideologiche» dei giudici.

Le preoccupazioni dei magistrati sono invece «più che fondate» per l’opposizione. «Dopo il flop dei centri di detenzione in Albania — sostiene Riccardo Magi di +Europa — con “l’emendamento Musk” che in sostanza “licenzia” i giudici delle sezioni immigrazione, la maggioranza si appresta a un altro fallimento».

Intervistato da Virginia Piccolillo, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, dice: «Il presidente Mattarella si è più volte espresso sui limiti del cosiddetto protagonismo dei giudici. La partecipazione deve essere contenuta in quei limiti. Io mi riconosco in pieno nelle sue sagge parole». All’obiezione che i magistrati sono liberi di manifestare, Nordio replica:  «Appunto: libero, ma vincolato dall’imparzialità che deve manifestare al cittadino. Se un giudice definisce pericoloso il presidente del Consiglio, la credibilità sua, e di chi lo difende, cade a zero».

Quanto alla separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, che molti vedono come un assoggettamento della magistratura alla politica, Nordio è tranchant: «Esiste in tutti i Paesi democratici che hanno introdotto, come noi, il codice accusatorio. Inglesi e americani ci ridono dietro quando diciamo che è un attentato all’indipendenza del giudice». (Qui le ragioni del no alla separazione secondo l’ex magistrato Gian Carlo Caselli)

Emilia-Romagna e  Umbria al voto

Per il momento, a vincere, nelle elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria (qui la guida al voto, con candidati e temi caldi), sembra essere l’astensione.  Aspettando i dati finali di oggi alle 15, quando chiuderanno le urne, le percentuali di votanti sono molto basse. L’affluenza in Emilia-Romagna ieri alle 23 si è fermata al 35,8%, rispetto al 66,7% di quattro anni fa, quando però si votava in un solo giorno. Anche in Umbria l’affluenza alle 23 si è fermata al 37,8%, mentre nel 2020 era al 64%, ma appunto si votava solo la domenica. La previsione è che, in entrambe le regioni, alla fine gli elettori che hanno disertato le urne saranno più di quelli andati a votare. Un pessimo segnale per tutti.

Sul Corriere di oggi e, a breve, sul sito, trovate «La partita dei leader», di Claudio Bozza, ossia cosa si giocano i principali esponenti di governo e di partito in questa tornata regionale.

L’intervista a Landini (Cgil)

Criticato per il suo appello alla «rivolta sociale», il segretario della Cgil, Maurizio Landini, intervistato da Enrico Marro, spiega che quell’espressione «

significa non voltarsi dall’altra parte rispetto alle diseguaglianze e mettersi insieme per cambiare le cose. (…) In questo Paese il terrorismo rosso e nero è stato sconfitto dal movimento dei lavoratori, come il nazismo e il fascismo. Quindi non prendiamo lezioni da nessuno. Oggi chi sta fomentando la situazione è il governo e la sua logica autoritaria. Invece, quando le persone si rivoltano contro le ingiustizie e scendono in piazza nessuno dovrebbe averne paura perché conflitto e mediazione sociale sono il sale della democrazia».

Landini rivendica lo sciopero generale del 29 novembre contro la manovra di un «governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non nel Paese, fa aumentare la povertà e non negozia con chi rappresenta tutti i lavoratori e i pensionati». E insiste sul referendum sull’autonomia differenziata, «perché noi questa legge vogliamo cancellarla».

Le altre notizie

  • Oggi si apre ufficialmente il G20 di Rio de Janeiro, l’ultimo con Biden presidente degli Stati Uniti e il primo dopo la vittoria di Trump, convitato di pietra del summit.

    L’incontro tra il presidente brasiliano Lula e Giorgia Meloni, alla sua prima missione in Sud America, è iniziato con una mezz’ora di ritardo. «Nonostante la distanza siderale tra il leader del Partito dei lavoratori e la leader dei conservatori – scrive Monica Guerzoni –  entrambi definiscono «solidissimo» il rapporto e Lula ha invitato Meloni a tornare in Brasile nel 2025 per sottoscrivere il piano che aggiorna il partenariato strategico, fermo al 2010». In Brasile vivono 800 mila persone di origine italiana e l’interscambio commerciale supera i 40 miliardi. Oggi Meloni vedrà faccia a faccia il presidente indiano Narendra Modi, con cui ha stretto un solido legame tra il G20 di Dehli e il G7 in Puglia. Non confermato un  bilaterale con il presidente francese Emmanuel Macron, ma la premier italiana potrebbe parlare a margine dei lavori con il presidente francese per provare sbloccare l’impasse sulla nuova commissione di Ursula von der Leyen, la quale partecipa al G20.

  • Mettere in guardia tutti «circa i gravi pericoli che possono nascere se si imbocca una spirale di odio e di violenza, che potrebbe tentare una parte, ancorché marginale, della gioventù del nostro Paese»: è questo il senso dell’appello firmato da circa 250 intellettuali, tra docenti universitari, ricercatori, scienziati, magistrati, avvocati, manager, che hanno scritto una lettera aperta all’indomani della «protesta che, nata per contestare le politiche scolastiche e universitarie del governo, è degenerata in atti di vandalismo, in minacce di morte a rappresentanti delle istituzioni, e persino nell’incendio di un manichino raffigurante il ministro Giuseppe Valditara».

  • Il nuovo presidente dell’Anci sarà il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, mentre il collega di Torino Stefano Lo Russo, suo sfidante, gli farà da vice. Il Pd, a poche ore dall’Assemblea nazionale dei Comuni italiani, ha siglato un’intesa politica per uscire da un’insidiosa paralisi.

  • Il team di Donald Trump ha annunciato la scelta di Chris Wright come segretario all’Energia. Wright è un finanziatore della campagna elettorale trumpiana e un manager del settore dei combustibili fossili (ceo di Liberty Energy). È un appassionato sostenitore del fracking, al punto che nel 2019 bevve davanti alle telecamere il liquido usato per l’estrazione di gas di scisto. «La sua figura – scrive Viviana Mazza – è vista come un pilastro nel piano di Trump di aumentare le trivellazioni al fine di raggiungere il “dominio nel settore energetico” nei mercati globali, promessa riassunta in campagna elettorale nello slogan “Drill Baby Drill“» (trivellate, gente, trivellate). Massimo Gaggi, sul Corriere di oggi, si chiede invece quanto potrà durare l’intesa fra Trump e il miliardario Elon Musk, visti gli ego strabordanti di entrambi. (Qui l’analisi di Massimo Nava «Le conseguenze del trumpismo» e qui il corsivo di Massimo Sideri «Musk avrebbe licenziato Darwin»)

  • Quando la campanella suonerà, questa mattina, i bambini della scuola media Salvati di Castellammare di Stabia, nel Napoletano, entreranno in classe sotto l’occhio vigile dei carabinieri. È stata la stessa preside dell’istituto, Donatella Ambrosio, a chiedere la presenza delle forze dell’ordine dopo quanto accaduto giovedì scorso, quando un gruppo di genitori ha fatto irruzione nella struttura e aggredito un’insegnante di sostegno che, secondo loro, avrebbe avuto comportamenti sconvenienti nei confronti degli alunni.

La pagina sportiva

Jannik Sinner ha scritto ieri un altro capitolo della storia del tennis italiano (e non solo): è il primo tennista del nostro Paese a vincere le Atp Finals, il torneo riservato agli otto migliori in classifica. A Torino (che ospiterà per altri 5 anni le Finals), Sinner – che in tutto il torneo non ha perso un solo set – ha di nuovo battuto per 6-4 6-4, come nel girone eliminatorio, l’americano Taylor Fritz, già sconfitto in finale agli Us Open. A proposito, Sinner è il terzo tennista ad aver vinto nello stesso anno i due Slam sul cemento e le Finals. Gli altri due? Roger Federer e Novak Djokovic. (Qui l’analisi di Marco Imarisio)

L’Italia di Luciano Spalletti è stata battuta per 3 a 1, a San Siro, dalla Francia di Didier Deschamps (qui le pagelle) e, pur qualificata non è riuscita così a chiudere da prima il suo girone di Nations League. A questo punto, nei quarti, troveremo una big, tra Spagna, Germania e Portogallo.

Jorge Martin è il nuovo campione del mondo della MotoGp. A Francesco «Pecco» Bagnaia non è bastato vincere anche l’ultimo gran premio, a Barcellona (l’undicesimo successo della stagione) per centrare il terzo mondiale di fila. Le Ducati hanno vinto 19 dei 20 Gran Premi disputati quest’anno.

Da leggere e ascoltare

Il Dataroom di »Milena Gabanelli e Francesco Tortora «La crisi dell’auto elettrica. Perché le vendite crollano».

L’editoriale di Paolo Valentino «Noi, la Ue e la crisi tedesca».

L’intervista di Aldo Cazzullo e Elvira Serra a Stefano Di Martino.

Il podcast Giorno per giorno, nel quale si parla di Ucraina con Lorenzo Cremonesi, della piattaforma Bluesky, alternativa a X, con Paolo Ottolina e della vicenda della scuola di Castellamare di Stabia con Gennaro Scala.

 

Il direttore risponde
Come riconosciamo un vero leader (in politica e su un campo di calcio)

Caro direttore,
ci sono tre caratteristiche fondamentali nella percezione sociale degli individui che determinano la reazione «emozionale» di un gruppo nei confronti di un leader: la competenza, il calore e l’etica. La competenza è il grado di abilità del leader in una determinata attività. La competenza fondata sulla conoscenza, è essenziale per capire la complessità. Con calore si intendono tutti quegli aspetti di una persona che rispecchiano gentilezza, sincerità, buone intenzioni e fiducia. Corrisponde quindi alle abilità relazionali: è un aspetto in qualche modo legato al grado di intelligenza emotiva del leader. L’etica è alla base della legittimità del leader. Un leader può avere il massimo della competenza e del calore ma restano caratteristiche inutili se si percepisce l’immoralità. A 73 anni Claudio Ranieri ritorna a casa e ancora una volta incarna competenza, calore ed etica. Ed ecco spiegato il perché è così amato da tutte le tifoserie dove ha allenato. Una bella lezione di umiltà e semplicità per molti leader.
Andrea Zirilli

Caro Zirilli,
Ci vuole sicuramente un grande amore e una grande passione per decidere, come ha fatto Claudio Ranieri, di rimettersi in gioco a 73 anni come allenatore. E di farlo in un contesto ai limiti dell’impossibile come quello della Roma: proprietari assenti ma protagonisti del terzo cambio di allenatore in un anno, tifosi esasperati ma sempre pronti ad alimentare un clima da psicodramma, squadra male assortita con giocatori contestati, a volte svogliati, altri messi in un angolo nell’altalena delle scelte tecniche. Insomma non c’è niente che dovrebbe invogliare un leader, nel suo settore, ad affrontare un’impresa del genere. E qui si arriva al discorso generale sulla leadership, che vale per la politica e per ogni altro settore della vita economica e sociale. Un vero leader ha una visione e un progetto, non guarda all’istante successivo, non si fa influenzare dalle reazioni di pancia del popolo dei social, o delle curve. Ha chiaro il percorso e le competenze che servono a realizzare il suo progetto; ma soprattutto ha la capacità di tenere insieme una comunità, di cittadini o di tifosi, che crede negli obiettivi e li vive come propri. Caratteristiche molto difficili da trovare, nel calcio e nella società. Ma se va in porto questa fortunata sintesi allora l’avventura può diventare esaltante.

 

 

LUNEDÌ 18 NOVEMBRE 2024
Clamoroso
Partite di golf giocate da Trump durante i suoi primi quattro anni di presidenza: 261 (una ogni 5,6 giorni) [Masciaga, Sole].In prima pagina

• Sinner ha battuto Fritz (6-4, 6-4) e così vinto gli Atp Finals di Torino, che si giocheranno in Italia anche per i prossimi cinque anni

• Trenta tra genitori hanno picchiato un’insegnante di sostegno di una scuola media a Castellamare di Stabia: erano convinti che la donna fosse colpevole di abusi sessuali sui loro figli

• La Russia ha lanciato un attacco su Kiev e altre città come non se ne vedevano da un po’, mirando alle infrastrutture elettriche, con duecento tra droni e missili

• Gli Usa hanno autorizzato Zelens’kyj all’uso dei missili a lunga gittata per attaccare in profondità il territorio russo

• La Francia ha battuto 3 a 1 l’Italia, che perciò ha perso il primo posto nel girone di Nations League

• Trump ha nominato un responsabile all’energia che nega il cambiamento climatico e una portavoce che è la più giovane di sempre

• Biden, primo presidente statunitense a farlo, ha sorvolato in elicottero l’Amazzonia e fatto visita ai leader indigeni

• L’affluenza alle regionali in Umbria e Emilia-Romagna si è attestata poco sopra il 30 per cento. Si vota anche oggi (fino alle 15)

• Il sindacato dei magistrati ha scritto al Csm che i suoi membri si sentono «screditati e attaccati», ma il ministro Nordio minimizza

• Un uomo che otto mesi fa si era sottoposto a un’operazione dentale in Albania è in ospedale da allora, intubato ma «vigile»

• Nel suo libro in uscita domani papa Francesco ha scritto che «bisogna domandarsi se a Gaza sia in corso un genocidio». Israele non l’ha presa bene

• Continuano i bombardamenti dell’Idf su Gaza e su Bierut, dove è stato ucciso il capo delle relazioni con i media per Hezbollah

• La casa al mare di Netanyahu è stata colpita da due bengala, e i servizi gli hanno suggerito di rimandare il matrimonio del figlio, organizzato in un luogo a portata di razzi di Hezbollah

• Domani verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge che rende la gestazione per altri (Gpa) «reato universale», cioè perseguibile anche quando messa in atto all’estero (ma non retroattivamente)

• Da settimane a Potenza e in altri comuni della Basilicata la sera non scende più acqua dai rubinetti. Ieri centinaia di persone hanno protestato rivendicando il «diritto alla doccia»

• Una ragazza di 21 anni è morta in un incidente a Roma, alla guida c’era un’amica probabilmente ubriaca

• A causa dello scontro tra due monopattini a Milano è morto un uomo di 31 anni

• Un ascensore costruito artigianalmente è precipitato in un palazzo di Palermo, ferendo le cinque persone al suo interno

• L’intelligenza artificiale di Google, Gemini, ha avuto un’«allucinazione» e ha scritto ha un utente «Muori. Per favore»

• Salvo Riina ricorda su Instagram la morte del padre e si becca oltre ottocento like

• Bagnaia ha vinto il suo undicesimo MotoGp a Barcellona, ma non è bastato: Martin (arrivato terzo) è il nuovo campione del mondo

• Tyson è stato battuto ai punti dallo youtuber Paul, ma entrambi hanno guadagnato molto bene (20 milioni di dollari il primo, 40 il secondo) dal match organizzato da Netflix

 

 

 

Good Morning Italia, 18 novembre 2024


Negoziati in salita

La lotta al cambiamento climatico e le politiche green saranno al centro del vertice G20, in partenza oggi a Rio de Janeiro, in Brasile. Un confronto impegnativo attende i leader dei 20 paesi più industrializzati, che rappresentano l’85% dell’economia mondiale e oltre tre quarti delle emissioni di gas serra. Anche il successo del vertice sul clima Cop29 di Baku dipenderà dalla capacità di raggiungere un accordo sulla finanza climatica in questa occasione (Reuters). L’opposizione al dossier climatico del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, inclusa l’uscita dagli Accordi di Parigi, potrebbe però indebolire gli sforzi multilaterali e mettere in difficoltà le conclusioni del vertice (Ft+). Al centro del summit ci saranno anche il tema della tassazione e delle disuguaglianze globali e il conflitto in Ucraina (Euractiv+).

  • Al vertice di Rio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz cerca alleanze commerciali (Dw).

  • La presidente del Consiglio Giorgia Meloni al G20 spinge su lotta alla povertà, intelligenza artificiale etica e un nuovo partenariato con il Brasile (Rai News).

Nuovo round Alla Cop29 di Baku oggi si apre la seconda settimana di lavori: finora i progressi sono stati limitati, soprattutto sul nodo cruciale dei finanziamenti per l’azione climatica. Le nazioni sviluppate e quelle in via di sviluppo rimangono distanti, con queste ultime che chiedono 1.300 miliardi di dollari all’anno. La seconda settimana potrebbe essere decisiva per mediare le differenze (Ap).

Direzioni opposte Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, durante il suo viaggio in Brasile è diventato il primo leader statunitense a visitare la foresta amazzonica (Reuters). Il presidente ha detto che “nessuno può invertire” il suo programma sul clima e, pur non citando il suo successore Donald Trump, lo ha esortato a continuare sulla strada delle politiche energetiche pulite (Politico). Nel frattempo, Trump ha nominato Chris Wright, amministratore delegato della compagnia di fracking Liberty Energy, come nuovo segretario all’Energia. Wright, importante finanziatore repubblicano, è sostenuto anche dal magnate del petrolio Harold Hamm (Politico).

  • Arrivato in Sud America per confrontarsi su dossier globali, Biden ha visto la sua agenda oscurata dalle incognite sulla transizione in corso negli Stati Uniti (Politico).

  • Trump ha scelto Brendan Carr, critico delle Big Tech, per guidare la Federal Communications Commission (Nyt).

Fronte in evoluzione

Permesso accordato Il presidente Joe Biden ha autorizzato l’Ucraina a utilizzare i missili Atacms, armi a lungo raggio di fabbricazione americana, per attacchi sul territorio russo. I missili, richiesti da tempo dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, consentono di colpire obiettivi militari strategici, come basi e infrastrutture logistiche russe (Cnn). Ieri la Russia ha effettuato uno dei bombardamenti aerei più pesanti dall’inizio del conflitto, colpendo impianti energetici strategici in tutta l’Ucraina (Bbc).

  • Come i missili a lungo raggio che colpiscono la Russia potrebbero influenzare la guerra in Ucraina (Bbc).

  • Secondo Bloomberg, la Corea del Nord potrebbe inviare fino a 100 mila soldati per supportare la Russia in Ucraina.

Asse Kiev – Bruxelles Domani il presidente Zelensky si rivolgerà al Parlamento europeo con un intervento in occasione dei mille giorni dall’invasione russa in Ucraina. Oggi il Consiglio Affari esteri dell’Unione europea si riunirà a Bruxelles, presieduto dall’Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. I ministri discuteranno tra le altre cose del conflitto in Ucraina, dopo un incontro informale con il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha in videoconferenza.

Berlino sotto i riflettori Dopo le critiche ricevute nelle ultime ore, anche dallo stesso Zelensky, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha difeso la sua decisione di chiamare il presidente russo Vladimir Putin. Scholz ha dichiarato che la conversazione è stata importante per far capire a Putin che la Germania, l’Europa e molti altri Paesi non diminuiranno il loro supporto all’Ucraina (Reuters). A Berlino, ieri, si è tenuta una manifestazione contro Putin e la guerra in Ucraina, a cui ha partecipato anche Yulia Navalnaya, vedova del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny (Bbc).

  • Domani a Varsavia si terrà un incontro sulla crisi ucraina del Triangolo di Weimar, gruppo che comprende Polonia, Germania e Francia, a cui parteciperanno anche Regno Unito, Italia e Ucraina.

  • Alcuni membri dell’SPD vogliono che Pistorius sostituisca Scholz come candidato alle elezioni (Bloomberg).

Senza tregua

Un attacco aereo israeliano su un edificio nel centro di Beirut ha ucciso Mohammad Afif, capo delle relazioni con i media di Hezbollah, secondo fonti di sicurezza libanesi (Time). Un altro raid israeliano ha colpito un edificio residenziale a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, uccidendo almeno 72 persone, secondo l’ufficio stampa del governo di Gaza (Reuters).

  • Papa Francesco, nel suo nuovo libro in uscita per il Giubileo, anticipato da La Stampa+, dice che “bisogna indagare se è in atto un genocidio a Gaza” (Rai News).

Back to Italy

Al voto Alle 23 di ieri, orario di chiusura dei seggi, l’affluenza alle urne per le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria si è attestata rispettivamente al 35,8% e al 37,8%, secondo i dati provvisori. Oggi si potrà votare dalle 7 alle 15 (Ansa). La doppia giornata di voto potrebbe portare a un leggero recupero, ma la tendenza generale segnala un’affluenza in calo, scrive La Stampa.Scontro con le toghe L’Associazione nazionale magistrati (Anm) ha denunciato gli attacchi politici mirati a screditare la magistratura (Sky TG24). L’Anm ha sottolineato che tali attacchi minano l’autonomia della magistratura e la separazione dei poteri, esprimendo preoccupazione anche per le modifiche legislative che potrebbero compromettere l’efficienza delle Corti d’appello, in particolare riguardo alle nuove competenze sui migranti (Repubblica+).

  • In un’intervista al Corriere, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha detto che “non ci sono toghe sgradite, ma la loro libertà è vincolata dal dovere di imparzialità”.

Lunga battaglia Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha ribadito che la battaglia contro la legge sull’Autonomia differenziata continuerà, a seguito della raccolta di 1,3 milioni di firme per l’abrogazione totale della legge (Il Sole 24 Ore+). Inoltre, il leader della Cgil, intervistato dal Corriere, ha confermato lo sciopero del 29 novembre contro la manovra di un “governo autoritario” e aggiungendo che “la rivolta sociale vuol dire non girarsi dall’altra parte”.

  • In un’intervista a Repubblica+ il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli ha detto: “L’Autonomia verrà modificata, poi però l’opposizione smetta di rompere”.

Orizzonti

Pagelle in arrivo Venerdì Moody’s pubblicherà la revisione del merito di credito dell’Italia, una valutazione particolarmente rilevante, poiché potrebbe influenzare le aspettative degli investitori e le condizioni di accesso al credito.Osservatorio macro Domani saranno pubblicati i dati sull’inflazione di ottobre per l’Eurozona (seconda stima) e per il Canada. Venerdì, invece, sarà la volta della stima finale del Pil del terzo trimestre della Germania e dei dati sull’inflazione di ottobre per il Giappone.

Media & Tech

Safety Summit Gli Stati Uniti questa settimana ospiteranno un vertice globale sulla sicurezza dell’intelligenza artificiale, che si terrà il 20 e 21 novembre a San Francisco. L’evento ha l’obiettivo di promuovere la cooperazione internazionale per lo sviluppo sicuro e affidabile dell’IA.Numeri attesi I risultati di Nvidia, previsti per mercoledì, potrebbero influenzare la direzione del mercato azionario degli Stati Uniti: le stime prevedono nel terzo trimestre un utile netto di 18,4 miliardi di dollari e ricavi in aumento dell’80% a 33 miliardi (Reuters).

Sport

Sul tetto del mondo Jannik Sinner ha scritto una nuova pagina storica per il tennis italiano, conquistando il suo primo titolo alle Atp Finals di Torino e diventando il primo italiano a vincere il torneo dei Maestri di fine stagione (Ansa). L’altoatesino ha sconfitto lo statunitense Taylor Fritz con un convincente 6-4, 6-4 in 1 ora e 24 minuti di gioco (Sportmediaset).Nations League Nell’ultima giornata, la Francia ha sconfitto l’Italia 3-1, conquistando il primo posto nel girone grazie alla migliore differenza reti. Nonostante la sconfitta, gli Azzurri si qualificano ai quarti di finale come secondi (Sky Sport).Trionfo iberico Lo spagnolo Jorge Martin ha vinto il suo primo titolo mondiale in MotoGP, conquistando il campionato con il terzo posto nel GP di Barcellona. Niente da fare per l’italiano Pecco Bagnaia, che ha vinto la gara, ma non è riuscito a ribaltare il vantaggio in classifica di Martin (Gazzetta).

 
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