HomeAttualitàIl meglio da “Notix.it”, “Cronachedi”, “Dagospya”, “Prima dal Corsera”. “Briefing” e “Il...
Il meglio da “Notix.it”, “Cronachedi”, “Dagospya”, “Prima dal Corsera”. “Briefing” e “Il Fatto” a cura di Ferdinando Terlizzi
38
NOTA DI SERVIZIO
CHI DESIDERA RICEVERE ANCORA LA
RASSEGNA STAMPA
DEVE MANDARE UN MESSAGGIO
( SI’ O NO)
ENTRO IL 26 NOVEMBRE 24
WHATSAPP AL NUMERO
388.4293828
LA RASSEGNA COSTA LAVORO E SOLDI
E’ FATICOSA E BISOGNA INIZIARE ALLE 5 DEL MATTINO.
HO L’IMPRESSIONE CHE MOLTI ABBIANO VERGOGNA DI DIRE CHE A LORO NON INTERESSA
PERTANTO HO DECISO CHE ENTRO 10 GIORNI DA OGGI CHI NON AVRA’ RISCONTRATO IL PRESENTE MESSAGGIO NON RICEVERA’ PIU’ LA RASSEGNA CON MOLTI CORDIALI E SINCERI SALUTI
IL DIRETTORE: FERDINANDO TERLIZZI
Avviso del 16 novembre 24
DAILY MAGAZINE
Lusciano, il partito del cemento continua a fare affari mentre il Palazzo brucia e gli amministratori scappano
LUSCIANO (Rosa Amalfi)
– La speculazione edilizia selvaggia è la cifra che caratterizza il comune di Lusciano da almeno un ventennio. Il fenomeno ha da sempre il suo nervo scoperto nell’ufficio tecnico comunale, dove arrivano progetti sfornati come pizze.
Progetti non sempre in linea con le norme generali in materia di costruzioni, che spesso sfuggono al controllo (per carità, magari in buona fede) cui evidentemente si applicano, forse, interpretazioni normative in deroga. Non si spiegano altrimenti marchiane soluzioni che sono sotto gli occhi di tutti: cubature aumentate, distanze perimetrali non rispettate, aperture di vani che spesso sono come un pungo nello stomaco. Ma tant’è.
Il meccanismo utilizzato dai protagonisti – società edilizie e tecnici – nella distrazione generale di chi dovrebbe, per dovere di ufficio, vigilare ha assunto i connotati di una pratica non proprio – è il caso di dire – “edificante”. C’è chi parla di un vero e proprio “sistema” che presiede e regola comportamenti che si sono consolidati nel tempo.
Formalmente, infatti, i progetti sono firmati da diversi tecnici, che così si guadagnano giustamente la pagnotta, pardon, la parcella. Alcuni sono del luogo, altri dei comuni viciniori. La convenienza degli uni e degli altri soggiace alla regola della rotazione, in modo da non destare eccessive attenzioni. È un po’ come avviene per il meccanismo dei fornitori di fiducia dell’ente: oggi tocca a me, domani a te, dopo domani all’altro. Un meccanismo, tuttavia, che somiglia tanto ad una roulette, dietro cui, a far girare la pallina però, c’è sempre il croupier e, più in generale l’organizzazione del casinò. Insomma, c’è chi fa da banco: chi ci guadagna, cioè, a prescindere, ad ogni giro. Inutile chiedere chi? Le bocche dei cittadini, anche di quelli che mostrano di saperla lunga, restano cucite. Alle domande insistenti della cronista offrono, però, un indizio: a muovere la giostra sono sempre gli stessi. E gli amministratori, sia di maggioranza che di opposizione, lo sanno bene. Non possono fingere di cadere dal pero. Anche perché, a favorire questo stato di cose, c’è un peccato originale che tocca tutti.
Il peccato cui si fa riferimento è il Piano urbanistico comunale: il cosiddetto Puc. Lo strumento urbanistico – ricordano i nostri interlocutori – fu approvato dall’amministrazione Esposito, della quale facevano parte, direttamente o indirettamente, anche gli attuali amministratori. Non solo. Anche l’opposizione – di allora e di oggi – ha la sua parte di responsabilità. A quello strumento che già in tutta evidenza mostrava linee di sviluppo disarmonico con l’antico tessuto urbanistico del paese, nessuno si oppose. Nessuna voce critica si levò in quella seduta del Consiglio comunale, che fu vissuta infatti come momento storico, per il Comune di Lusciano, da tutte le forze politiche. La minoranza, infatti, si astenne.
Non solo. Le successive migrazioni in seno alla compagine amministrativa la dicono lunga sul consociativismo imperante che da sempre lega, sia nel fare che nello disfare, i diversi portatori di interessi a Lusciano. Interessi che ruotano, in tutta evidenza, intorno alla questione urbanistica. Avvenne, infatti, che alle successive elezioni il capo della minoranza, Domenica Inviti, fu sostenuta come candidato sindaco proprio dal primo cittadino uscente, Nicola Esposito, che dopo due mandati non poteva più ricandidarsi. Una soluzione che non piacque, però, ai maggiorenti della vecchia maggioranza, che invece una parte si cementò attorno all’attuale sindaco Mariniello. Il quale, però – ed è storia di questi giorni – dopo neanche due anni di amministrazione, si è dimesso. Apparentemente, senza motivo. E, anche in questo caso, tutti zitti. Eppure il Palazzo brucia. Mentre il partito del cemento continua a fare, indisturbato, i propri affari. (5. Fine)
Nelle foto, da sinistra: Giuseppe Mariniello, Nicola Esposito, Consiglia Conte e Domenica Inviti
Napoli al 95esimo posto per la qualità della vita: lavoro sempre in affanno malgrado il turismo
Milano si conferma la città che offre la migliore qualità della vita in Italia, secondo la nuova edizione dell’Indagine annuale sulla qualità della vita 2024, promossa da ItaliaOggi e Ital Communications, con il supporto dell’Università Sapienza di Roma. La capitale lombarda si piazza al primo posto in una classifica che analizza vari parametri legati alla vivibilità, alla sicurezza, alla qualità ambientale, all’istruzione e al benessere economico. Seguono Bolzano e Monza e della Brianza, confermandosi come i centri urbani che meglio rispondono alle esigenze dei propri abitanti. Questa ventiseiesima edizione dello studio, che si basa su un’analisi di 93 indicatori divisi in nove dimensioni, mette in luce il divario crescente tra le città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno, con un evidente rafforzamento delle aree metropolitane. A fondo classifica, invece, troviamo Caltanissetta, che si colloca al 107° posto, seguita da Reggio Calabria (106°) e Agrigento (105°), le quali, purtroppo, evidenziano vulnerabilità che colpiscono diverse aree del Sud Italia, dove la povertà e il disagio sociale sono ancora troppo diffusi. L’indagine esamina vari aspetti che influenzano la qualità della vita, tra cui servizi, reddito, infrastrutture, sicurezza, salute, e l’ambiente.
Ogni dimensione si articola in sottocategorie che offrono un quadro dettagliato delle condizioni nelle singole città. La dimensione che analizza il mercato del lavoro e le opportunità economiche vede ai primi posti città come Bolzano e Bologna, che si confermano i poli economici di riferimento per il Paese. La Lombardia, con Milano al vertice, e il Veneto con Verona e Padova, dominano la classifica, mentre Napoli (95esima in classifica) chiude la graduatoria in fondo, segnalando difficoltà persistenti nel tasso di occupazione e nel supporto alle imprese. Il turismo non basta, dunque, a far spiccare il volo al capoluogo campano, dove il lavoro è ancora in affanno e il costo della vita è sempre elevato, vedasi il mercato immobiliare. Nel campo ambientale, la provincia di Monza e della Brianza si piazza in prima posizione, seguita da Padova, Reggio Emilia e Mantova. Queste città brillano per le politiche ambientali adottate e la qualità dell’aria, ma anche per la gestione delle risorse naturali.
In coda alla classifica, invece, troviamo Catania, che sconta una scarsa gestione delle risorse ecologiche e un impatto ambientale preoccupante. L’aspetto della sicurezza, nonostante un’alta concentrazione di violenza nelle grandi metropoli, ha visto una stabilità nelle posizioni. Enna si distingue quest’anno per il miglioramento nella sicurezza, scalando ben 9 posizioni, seguita da Frosinone e Benevento. Rimini, invece, si conferma la città con più problemi relativi alla sicurezza, perdendo terreno rispetto agli anni passati. La sicurezza sociale, una dimensione che tiene conto della protezione sociale e dei servizi destinati a famiglie e persone vulnerabili, premia le città del Centro-Nord, come Rovigo e Cremona, che si distinguono per la riduzione della disoccupazione giovanile e una maggiore capacità di supporto ai più fragili. Taranto, al contrario, si posiziona all’ultimo posto per la difficoltà di inclusione sociale e l’elevato tasso di disoccupazione giovanile.
Una tendenza interessante che emerge dall’indagine è la crescita delle metropoli, soprattutto al Centro-Nord. Le città metropolitane mostrano una capacità di recupero superiore rispetto alle province più piccole, segnalando una maggiore resilienza economica e sociale. Milano, Bolzano, Monza, e Bologna sono i centri che meglio sanno coniugare sviluppo economico, sostenibilità ambientale e alti livelli di sicurezza e benessere. Al contrario, nel Mezzogiorno e nelle Isole, molte città mostrano un divario sempre più marcato, con Caltanissetta, Reggio Calabria e Agrigento in grave difficoltà. La ricerca evidenzia anche l’aumento delle aree di disagio sociale e personale, che si riflettono in vari indicatori, come l’alta disoccupazione giovanile e la scarsità di servizi.
DOPO IL TRIONFO IN EMILIA-ROMAGNA CON DE PASCALE, IL CENTROSINISTRA VINCE ANCHE IN UMBRIA CON STEFANIA PROIETTI DATA AL 51.5%. DONATELLA TESEI (DESTRA-CENTRO) AL 45.7% – SCHLEIN CORRE A PERUGIA PER FESTEGGIARE,LA DUCETTA RICONOSCE LA SCONFITTA – E’ UN DOPPIO SCHIAFFONE PER MELONI CHE AL COMIZIO FINALE IN UMBRIA AVEVA URLATO, STRABUZZANDO LE PALLE DEGLI OCCHI: “LA MIA PAZIENZA E RESISTENZA NON HANNO LIMITI, C’È UN SOLO LIMITE: IL CONSENSO DEI CITTADINI” (CHE PRIMA O POI SVANISCE PER TUTTI) – LEZIONE PER GIUSEPPE CONTE: SE VUOLE GOVERNARE IL M5S DEVE STARE NEL CAMPOLARGO (ANCHE SE STARE CON IL PD SIGNIFICA PERDERE QUALCHE PUNTO. STARE CONTRO TUTTI, NON PAGA…)
martedì 19 novembre 2024
La doppietta del centrosinistra
di Gianluca Mercuri
Buongiorno. Una vittoria mai in discussione in Emilia-Romagna, un’altra molto meno scontata in Umbria. Proprio la piccola regione centrale, quel mini-paradiso di arte, storia e natura, era il test decisivo: avesse fallito anche quello dopo la sconfitta di fine ottobre in Liguria, per il centrosinistra – termine elastico, dai confini variabili e dall’identità incerta, ma obbligato per indicare chi non si riconosce nella leadership di Giorgia Meloni – sarebbe stata probabilmente la fine dell’inizio. Sarebbe finita cioè qualsiasi speranza che inizi ad articolarsi un progetto alternativo al centrodestra, che ha dalla sua la conditio sine qua non di ogni successo: la compattezza.
Si tratta dunque di capire se l’esito di queste due elezioni locali ci dica qualcosa sulle prospettive del Paese, tenendo conto che alle prossime Politiche (a meno di un cataclisma nei rapporti tra Meloni e Salvini) mancano tre anni: un’enormità.
Intanto, può essere utile una mini-mappa aggiornata dell’Italia proprio con la lente dei governi territoriali.
Al momento, il centrodestra governa in 12 regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Sicilia e Veneto, più la Provincia autonoma di Trento. La Provincia autonoma di Bolzano è guidata dalla Südtiroler Volkspartei (con l’appoggio del centrodestra) e la Valle d’Aosta dall’Union Valdôtaine.
Il centrosinistra governa in 6 regioni: Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria.
Dall’inizio di questa legislatura, cioè dal successo nazionale della coalizione meloniana nel settembre 2022, il centrodestra ha vinto 10 volte: Sicilia ottobre ’22, Lazio e Lombardia febbraio ’23, Friuli-Venezia Giulia aprile ’23, Molise giugno ’23, Trentino ottobre ’23,
Abruzzo marzo ’24,
Basilicata aprile ’24, Piemonte giugno ’24, Liguria ottobre ’24. I successi diventano 11 contando anche la vittoria del gennaio ’24 nell’Alto Adige-Südtirol insieme alla Svp.
Nello stesso periodo, invece, il centrosinistra ha vinto solo 3 volte: Sardegna febbraio ’24, Emilia-Romagna e Umbria novembre ’24.
Quest’anno, insomma, il bilancio è di 4-3 per il centrodestra.
E dunque? E dunque, un ottimista di centrodestra può dire che con un totale di 12-6 (o 13 o 14 a 6, contando le Province autonome) e un parziale di 10 o 11 a 3 negli ultimi due anni, il vantaggio è abissale e quindi il trend è super-rassicurante anche a livello nazionale. Un ottimista (molto ottimista) di centrosinistra, può dire invece che nell’ultimo anno il suo svantaggio si è assai ridotto, e che il 4-3 può essere un segnale di rimonta.
Se il trend possa cambiare lo vedremo davvero nel 2025: l’anno prossimo, probabilmente in autunno, si vota in 6 regioni: Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto. Almeno 4 di questi test – Campania, Puglia e Toscana ora di centrosinistra, Veneto del centrodestra – saranno fondamentali per i rapporti di forza tra le (o nelle) coalizioni.
Il punto della situazione lo fa Antonio Polito nell’editoriale:
«Non ci sono segnali di sostanziale erosione del vantaggio del centrodestra, che resta pressoché immutato, né di cedimento del partito di Giorgia Meloni o della popolarità della premier. Il centrodestra ha evidenti problemi di qualità della sua classe dirigente, anche locale. Ma si può dire che gli avvenimenti internazionali e interni di questi due anni, per quanto rilevanti, non hanno finora cambiato l’equazione politica italiana: l’opposizione è ancora lontana dal trovare una credibilità politica e programmatica tale da mettere davvero a rischio l’egemonia elettorale del centrodestra».
Ma cosa dicono i sondaggi? Prendiamo l’ultimo, sfornato giusto ieri sera da Swg per il Tg di La7:
Il centrodestra è al 48,7%, sommando il 29,6 di Fratelli d’Italia, il 9 della Lega, l’8,9 di Forza Italia e l’1,2 di Noi Moderati.
Il centrosinistra (che però è solo una somma teorica, non una coalizione) sarebbe al 47,2%, sommando il 22,1 del Pd, l’11,2 dei 5 Stelle, il 6,9 di Alleanza Verdi-Sinistra, il 2,5 di Azione, il 2,5 di Italia Viva e il 2 di +Europa.
E quindi:
Il solito ottimista di centrodestra può dire che se i dati sono questi nonostante gli «evidenti problemi di qualità della sua classe dirigente», le cose possono solo migliorare (in fondo trovare ministri che non fermino i treni a piacimento, che non piazzino amanti al ministero o che – esempio fresco – non vadano ai convegni sui femminicidi dicendo che il patriarcato non è un problema, non dev’essere impossibile).
Invece, il solito ottimista (ma davvero molto ottimista) di centrosinistra può dire che se i dati sono questi nonostante il narcisismo celopiùlunghista di quasi tutti i suoi leader e i loro odii reciproci, le cose possono solo migliorare (in fondo, se gli elettori li votano già così quando decidono di presentarsi insieme, figurarsi se l’attuale accozzaglia intermittente trovasse «una credibilità politica e programmatica» e mettesse da parte gli egoismi personali).
Quello che è certo è che hanno tutti – abbiamo tutti – un problema drammatico: alla gente frega sempre meno di votare. Anche ieri, sono andati ai seggi solo il 46,42% degli aventi diritto in Emilia-Romagna (erano stati il 67,67% nel 2020) e il 52,3% in Umbria (64,69% nel 2019).
Massimo Franco avverte che devono – dobbiamo – stare tutti attenti, perché di questo passo può arrivare qualcuno che seduca all’improvviso la massa dei delusi e degli inerti e faccia tabula rasa tanto dei piani egemonici di Giorgia Meloni quanto dei sogni di rimonta di Elly Schlein. Qualcuno, qualcosa di ignoto, magari pericoloso:
«Già alle Europee non bastò la presenza come candidate della premier e della segretaria del Pd per mobilitare l’elettorato. Il 49,7% di partecipazione fu oscurato dalla vittoria di Meloni e dal buon risultato del Pd. E questo velò la realtà preoccupante di un’astensione superiore alla metà degli aventi diritto. Il rischio è che possa prevalere la tentazione quasi inconscia di eludere il tema di fondo: quello di una democrazia sempre più orfana dell’elettorato. E dunque esposta all’irruzione improvvisa di nuovi soggetti: qualcuno che non si vuole vedere arrivare».
Oltre al voto di ieri, che se ne prende la gran parte, questa newsletter si occuperà di Ucraina, America, G20, il Papa e il genocidio, Valditara e il patriarcato, Mina, Buffon e altre cose che vale forse la pena leggere e sapere oggi.
Benvenuti alla Prima Ora di martedì 19 novembre.
Com’è andata in Emilia Romagna
Michele de Pascale, 39 anni, nuovo presidente delll’Emilia-Romagna (Ansa)
I risultati Il candidato del centrosinistra Michele de Pascale ha sconfitto la candidata del centrodestra Elena Ugolini con il 56,7% dei voti contro il 40,07%. Un successo nettissimo ed evidente fin dai primi exit poll.
I dati chiave Sfiorando il 43%, il Partito democratico conferma che questa regione è il suo fortino, la matrice della sua identità riformista e di governo, il laboratorio della sua classe dirigente: a festeggiare col vincitore c’erano il governatore uscente e attuale presidente del partito, Stefano Bonaccini, e la segretaria Schlein che dell’Emilia-Romagna fu vicepresidente. I 5 Stelle crollano al 3,6%. A destra, Fratelli d’Italia si attesta al al 23,8%, Forza Italia non va oltre il 6,1 insieme a Noi Moderati% mentre la Lega crolla al 3,6%.
Il dato politico In una regione segnata da tre alluvioni in poco più di un anno, il centrodestra aveva accarezzato per un momento l’idea del clamoroso ribaltone. Rompendo una prassi consolidata, il ruolo di commissario all’emergenza non era stato affidato al governatore in carica ma al generale Francesco Paolo Figliuolo. Ne erano seguite polemiche e rimpalli di responsabilità sui ritardi negli aiuti e nelle opere di salvagardia. Ora de Pascale punta a convincere Meloni ad affidare a lui la gestione del post-alluvione.
Chi è il vincitore Michele de Pascale, 39 anni, dipendente Coop in aspettativa, sindaco e presidente della Provincia di Ravenna, incarna da ogni punto di vista la rottura con gli schemi classici del vecchio partito emiliano (qui il suo ritratto di Francesco Rosano): la sua famiglia è stata tra le prime a fondare uno stabilimento balneare in Romagna, non si chiama Wladimir in onore di Lenin ma Michele in onore di Michel Platini (la sua famiglia è juventina e lui prosegue la tradizione) ed è molto ben visto dal mondo delle imprese (ma questa non è una novità per un dirigente pd) avendo sempre sostenuto il rigassificatore di Ravenna. È sopravvissuto a un terribile incidente stradale (nel 2011 rimase 10 giorni in coma) e il destino ha voluto che dopo un altro incidente – quello in cui nel 2015 morì l’amico Enrico Liverani, candidato a sindaco di Ravenna – andasse lui alla guida della città. L’impressione diffusa è che abbia un futuro politico importante anche a livello nazionale.
Com’è andata in Umbria
Stefania Proietti, 49 anni, nuova presidente dell’Umbria (Ansa)
I risultati La candidata del centrosinistra Stefania Proietti ha sconfitto la governatrice uscente del centrodestra Donatella Tesei con il 51,17% delle preferenze contro il 46,14%. Inizialmente sembrava un testa a testa ma nel pomeriggio lo spoglio ha eidenziato il netto distacco.
I dati chiave Anche qui il Pd si è imposto come primo partito il 30,35% e anche qui ha distanziato enormemente i 5 Stelle, fermi al 4,7. Nel centrodestra, Fratelli d’Italia sfiora il 20% e Forza Italia supera la Lega: 9,6% contro 7,7.
Il dato politco È proprio il crollo del partito di Salvini, che qui veniva dal 37% ottenuto nel 2019, quando Tesei aveva vinto con 20 punti di distacco. Non aver confermato la governatrice uscente è uno smacco gravissimo. Soprattutto, conferma che l’autonomia differenziata è un progetto senza gambe, essendo caro solo a un partito ormai stabilmente sotto il 10% e sgradito dai suoi stessi alleati, oltre che appena picconato dalla Corte Costituzionale.
Chi è la vincitrice Stefania Proietti, 49 anni, è sindaca di Assisi e presidente della Provincia di Perugia. Ingegnera meccanica, ha un dottorato di ricerca in ingegneria industriale e un master di II livello in gestione dei sistemi energetici. È una civica priva di tessere di partito (a domanda di Enrico Mentana, non ha voluto dire per quale partito voti). Soprattutto, è una cattolica con posizioni su temi come aborto ed eutanasia non certo maggioritarie nel centrosinistra. Eppure, ha saputo unire come nessun altro il cosiddetto campo largo, che l’ha sostenuta senza eccezioni da Fratoianni a Renzi.
Le conseguenze sul centrodestra
Meloni senza rivali La presidente del Consiglio conferma il distacco irrimediabile dagli alleati e trae dalla sconfitta il vantaggio di un ulteriore ridimensionamento della Lega
. Con un obiettivo di enorme importanza, che spiega Francesco Verderami:«La sconfitta in Umbria è attribuita a una carenza nella capacità di amministrare il territorio: carenza che non è stata colmata dallo sforzo di tutto il governo, che ha sostenuto la campagna elettorale di Tesei. E se è vero che il centrodestra ha evitato di perdere 3-0 in questa tornata di Regionali, è altrettanto vero che la sconfitta in Umbria è un monito in vista della scelta dei prossimi candidati: soprattutto in Veneto
». Ecco: nel 2025 partirà
l’assalto fratellista al Nord, con l’obiettivo di chiudere l’era Zaia e conquistare una regione fondamentale. Intanto, come detto, Meloni può fare melina sull’autonomia regionale, che ha sempre fatto finta di digerire.
Salvini non sa più che dire Ieri niente zecche rosse, niente giudici comunisti e niente migranti delinquenti, ma una veste ministerialmente dimessa: «Da domani sarò a disposizione dei nuovi amministratori per portare avanti tutte le opere pubbliche che servono a cittadini e territorio». Si vede che la botta è stata forte.
Tajani galleggia sopra la Lega Il ministro degli Esteri tiene botta nel derby con l’alleato per il secondo posto nella coalizione. Da vedere se alla lunga basterà ai fratelli Berlusconi, che a stare a 20 punti da Meloni non sembrano rassegnati.
Le conseguenze sul centrosinistra
Schlein ripianta la quercia Sì, siamo tornati ai tempi del partitone grosso e dominante e degli alleati ridotti a cespugli. Verderami: «Numeri alla mano il Pd sta drenando voti alle altre forze come fosse un’idrovora. E dalle urne emerge l’emorragia di consensi di M5S, che nelle ultime tornate elettorali è stato regolarmente scavalcato anche dall’Alleanza Verdi-Sinistra». La segretaria vede premiata la linea, solo apparentemente remissiva, di non rispondere mai alle provocazioni dei 5 Stelle e di insistere sull’unità pretesa dagli elettori. Così, il partito schizofrenico che con Zingaretti voleva consegnarsi a Conte e con Letta ruppe con lui a un mese dal voto, ora sta lentamente prosciugando il grillismo. Nel Paese, oltre a una premier fortissima, c’è una chiara leader dell’opposizione.
Conte ai minimi termini L’ex premier arriva alla «costituente» dei 5 Stelle in programma nel weekend piuttosto trafelato. L’obietivo è la resa dei conti con Beppe Grillo, dal quale in realtà non sembrano separarlo troppo i piani politici: entrambi vorrebbero staccarsi da un’alleanza organica col Pd, ormai troppo forte. Ma l’ala che invece l’alleanza la vuole – Fico, Patuanelli – esce rafforzata dal voto di ieri.
Centristi (quasi) arruolati Un po’ nascosti in liste civiche, Renzi e Calenda riprendono fiato portando voti, pochi ma buoni per far vncere il centrosinistra. Resta il nodo delle loro personalità divisive. E divise.
Le altre cose importanti
Un soccorritore in un palazzo di Odessa colpito dalle bombe (Afp)
Chi difende ancora l’Ucraina? Joe Biden resterà altri due mesi esatti alla Casa Bianca e assicura che lo farà lui: «Gli Stati Uniti appoggiano fortemente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. È mia opinione che tutti intorno a questo tavolo dovrebbero farlo», ha detto al G20 di Rio. Il portvoce del Cremlino Dmitri Peskov ribadisce che il via libera americano al lancio dei missili Atacms sul territorio russo equivale a «gettare benzina sul fuoco». Ma il presidente ucraino Zelensky assicura che ora «saranno proprio i missili a parlare», a maggior ragione dopo che ieri i russi hanno sventrato un altro palazzo a Odessa, uccidendo 10 civili. Intanto oggi a Varsavia si riuniscono i ministri degli Esteri di Italia, Polonia, Grancia, Germania e Gran Bretagna per concordare le mosse in difesa di Kiev e in vista dell’arrivo di Trump (l’analisi di Giuseppe Sarcina e il punto militare di Lorenzo Cremonesi dopo mille giorni di guerra).
Le scelte di Trump Continuano a raffica e continuano a mettere i brividi agli oppositori: l’ultima è quella di Brendan Carr alla guida della Fcc (Federal Communication Commission), l’agenzia del governo che regola tecnicamente tv, radio e telecomunicazioni. Carr, un ideologo della versione più dura del trumpismo, ha dichiarato guerra ai giganti di Big Tech – Meta, Google, Apple, Microsoft – che definisce il «cartello della censura». La loro colpa: avere messo limiti ai contenuti immessi in rete, al contrario di Elon Musk su X. Più complicata, per il presidente eletto, la scelta del segretario al Tesoro: lui vorrebbe Scott Bessent, finanziere degli hedge fund che tranquillizzerebbe Wall Street, mentre Musk insiste per Howard Lutnick, uno che invece la «rivoluzionerebbe». Da questa scelta si capirà molto del Trump bis, spiega Massimo Gaggi.
Il caso Valditara Ieri Gino Cecchettin, il padre di Giulia, la ragazza uccisa un anno fa dall’ex fidanzato e diventata un simbolo della lotta ai femminicidi, ha presentato alla Camera la fondazione a lei intitolata. Il ministro dell’Istruzione, in un videomessaggio, ha detto che il patriarcato è ormai «un fenomeno superato sul piano giuridico», che ci sono solo residui di maschilismo e che «l’incremento della violenza sessuale è legato in parte all’immigrazione illegale». Il povero Cecchettin, intervistato da Giovanni Viafora, non può che ricordare che il patriarcato (il dominio maschile nei rapporti sociali e familiari) «non è un’ideologia». E che Giulia è stata uccisa da un italiano.
Il Papa e il genocidio «
Francesco voleva soltanto denunciare i fatti: atroci», dice l’arcivescovo Bruno Forte, così rafforzando il dubbio che il pontefice non si sia limitato a ipotizzare che Israele stia compiendo un genocidio a Gaza, ma che lo pensi.
Da leggere
L’intervista al figlio di Mina, Massimiliano Pani, che dice un sacco di cose interessanti su una delle più grandi italiane di sempre: se quando si vede in tv cambia canale esclamando ussignur, è «il direttore artistico più forte d’Italia», capace a 84 anni di scovare talenti e grandi pezzi tra le migliaia di proposte che riceve, racconta a Barbara Visentin
L’intervista di Aldo Cazzullo a Gigi Buffon (tra poco sul sito).
Il commento di Adriano Panatta su Jannik Sinner: «Ha cambiato e lo farà ancora ma la sua forza è nella testa».
Il Caffè di Gramellini
Il segreto di Sinner
«Se proprio uno volesse invidiare qualcosa a Sinner, non sarebbero il talento, la gloria, i soldi e nemmeno la residenza a Montecarlo. Sarebbero i genitori. Le persone di successo provengono da tre tipi di famiglia. Il più diffuso è il modello Fred Trump: padre ingombrante e rompiscatole contro cui combatti tutta la vita, anche dopo la sua morte, e ogni sfida è sempre “contro” qualcuno o qualcosa che ti ricorda lui. Poi c’è il modello Errol Musk: padre distante e anaffettivo che non ti ha mai detto «bravo» neppure una volta e tu saresti disposto ad andare anche su Marte pur di elemosinare quel riconoscimento che ti ha sempre negato. Infine, il modello Hanspeter e Sieglinde Sinner: il più fortunato perché il meno tormentato. Qui il binomio padre-madre non è invadente né assente, ma semplicemente sano. Quando il signor Sinner consegnò il suo ragazzino nelle mani del maestro di tennis Riccardo Piatti, non gli disse «fammelo diventare un campione a qualunque costo», come i padri egoisti e frustrati che sperano di vendicarsi del destino attraverso i figli. Al contrario: «Non imporgli cose che non gli piacciono», si raccomandò. “Preferisco avere un figlio felice che un figlio campione”.
Sinner campione lo è diventato lo stesso, ma senza vendere l’anima al diavolo, come invece fu costretto a fare il disperato e magnifico Agassi. La calma e la lucidità nei momenti decisivi non sono solo doti naturali. Per avere quella testa, devi sapere che il tuo cuore è al sicuro».
MARTEDÌ 19 NOVEMBRE 2024
Clamoroso
Dopo quarant’anni di lavoro gli Immortali dell’Académie française hanno consegnato il quarto e ultimo volume (R-Zzz) della nona edizione del Dizionario della lingua francese. L’edizione precedente risale al 1935, la prima al 1694 [Montefiori, Cds].
(leggi di più in Quinta Pagina)In prima pagina
• Il centrosinistra è vivo: De Pascale è il nuovo governatore dell’Emilia-Romagna, Proietti è la nuova governatrice dell’Umbria. La Lega e il M5s hanno preso pochissimi voti, nelle due regioni l’astensionismo è stato alto
• Al Bambino Gesù di Roma servono donazioni di latte materno, che scarseggia negli ospedali di tutta Italia
• Gli ispettori del ministero dell’Istruzione hanno iniziato l’indagine nella scuola di Castellammare dove giovedì trenta genitori hanno picchiato un insegnante di sostegno
• A Ercolano tre giovani sono morti nell’esplosione di una fabbrica abusiva di fuochi d’artifcio, messa in piedi per realizzare i botti di Capodanno
• A Roma un poliziotto è morto nello scontro della sua volante contro un’altra auto della polizia
• In provincia di Lecce un 26enne, nel giorno del suo compleanno, ha inalato gas esilarante da un palloncino, si è sentito male ed è morto poco dopo
• Una donna si è suicidata buttandosi sotto un InterCity nei pressi di Codogno
• A Giugliano un bambino di dieci anni ha accoltellato un ragazzino di tredici che voleva rubargli il pallone
• Mosca dice che Biden, permettendo all’Ucraina di usare i missili a lungo raggio sul territorio russo, «getta benzina sul fuoco»
• A mille giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, i bombardamenti russi hanno fatto dieci nuove vittime a Odessa
• Netanyahu crede che almeno cinquanta degli ostaggi ancora a Gaza siano morti
• La Turchia ha smentito l’apertura di un ufficio di Hamas sul suo territorio
• Trump ha annunciato che userà l’esercito per rimpatriare i clandestini
• I contadini francesi hanno portato in strada i trattori per protestare contro l’accordo di libero scambio Ue-Mercosur, che si sta negoziando al G20
• Alla presentazione della fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, il ministro Valditara ha detto che le violenze contro le donne sono da imputare soprattutto agli immigrati irregolari
• Al Quirinale il presidente Mattarella ha assistito a una proiezione del film Berlinguer
• Il livello di inquinamento dell’aria di New Delhi ha superato di 50 volte il limite individuato dall’Oms
• Nel manuale di sopravvivenza svedese alla guerra, si consiglia tra le altre cose di accumulare abbondanti scorte di ragù
• La Danimarca ha deciso che nei prossimi vent’anni pianterà un miliardo di alberi
• Nelle fogne di Varsavia è stato trovato il virus della poliomielite
• La prima di Otello alla Fenice di Venezia di mercoledì non andrà in scena a causa di uno sciopero delle maestranze
• I ladri hanno rubato un pickup e un quad dal fienile del castello di Windsor, mentre i principi di Galles dormivano con il loro figli in un cottage lì accanto
• Ilary Blasi ha denunciato Totti per aver lasciato la figlia Isabel a casa da sola (ma lui dice che c’era la babysitter)
Il centrosinistra ha vinto le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria (Rainews). In Emilia-Romagna Michele de Pascale, sindaco di Ravenna del Partito democratico, ha ottenuto il 56,77% delle preferenze, staccando di oltre 15 punti Elena Ugolini, candidata civica sostenuta dal centrodestra che si è fermata al 40,1% (Bologna Today). In Umbria, la sindaca di Assisi Stefania Proietti, alla guida del campo largo di centrosinistra, ha ottenuto il 51,1% delle preferenze, battendo la presidente di Regione uscente ed esponente della Lega Donatella Tesei, al 46,2% (Avvenire). L’affluenza è stata in netto calo, al 46,4% in Emilia-Romagna, a fronte del 67,6% di cinque anni fa, e al 52,3% contro il 64,6% del turno precedente (Agi).
Dalle trivellazioni alle alluvioni, de Pascale è diventato un punto di riferimento per le amministrazioni romagnole (Il Resto del Carlino);
Pace e ambiente: la cattolica civica Proietti riporta l’Umbria al centrosinistra (Il Sole 24 Ore).
Primato progressista Il Pd è il primo partito in entrambe le regioni, dove invece crolla il Movimento Cinque Stelle (Domani). Intervistata da Repubblica+, la segretaria dem Elly Schlein rivendica, però, un successo plurale di tutte le forze del campo largo “anche grazie alle nostre battaglie” sulla sanità e il lavoro. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha riconosciuto la sconfitta del centrodestra e auspicato una collaborazione costruttiva con i nuovi presidenti di Regione (Askanews).
Il lungo declino della Lega, sorpassata da Forza Italia (Open): e ora Meloni chiede la guida del Veneto per Fratelli d’Italia, scrive La Stampa.
Mille giorni di guerra
Sono trascorsi mille giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022. Da allora, migliaia di cittadini sono morti e oltre sei milioni vivono come rifugiati all’estero: come conseguenza del più vasto conflitto in Europa dalla Seconda guerra mondiale, la popolazione del Paese è diminuita di un quarto (Reuters). Ieri un attacco missilistico russo ha ucciso dieci persone e ferite 44 a Odessa, sul Mar Nero (Reuters). Oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si rivolgerà, da Kiev, al Parlamento europeo riunito in sessione speciale.
Un memoriale spontaneo per onorare i caduti prende forma a Kiev (Ap).
L’Ucraina punta su automazione e intelligenza artificiale per modernizzare la propria industria della difesa (Reuters).
Alleati divisi La Russia ha avvertito gli Stati Uniti che l’autorizzazione all’uso, da parte dell’Ucraina, di missili a lungo raggio Atacms contro obiettivi in territorio russo segna una nuova fase nel conflitto (Guardian). Il presidente francese Emmanuel Macron si è dichiarato a favore della scelta dell’amministrazione Usa uscente (Reuters), mentre il Regno Unito dovrebbe fornire a sua volta missili Storm Shadow per colpire in Russia (Guardian). La Germania continua a dire no alla fornitura dei Taurus (Politico), anche se crescono le pressioni nei confronti del cancelliere tedesco Olaf Scholz perché cambi strategia (Ft+).
È stato danneggiato un cavo sottomarino che collega Finlandia e Germania (Dw).
Parole a metà La dichiarazione finale adottata dai leader del G20 riuniti a Rio de Janeiro fa appello alla pace in Ucraina, ma manca di nominare esplicitamente Mosca e di condannare l’invasione (Ap). Secondo Bloomberg, l’iniziativa del presidente turco Recep Tayyip Erdogan per negoziare una fine della guerra comprende un congelamento del conflitto e uno stop per almeno dieci anni all’ingresso di Kiev nella Nato (Kyiv Independent).
Manovre multilaterali
Miseria e nobiltà Durante il discorso di apertura del vertice del G20, il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha lanciato l’Alleanza contro la fame a la povertà (Guardian). Il piano del Brasile per una nuova tassa globale sui maxi-patrimoni, pur incluso nella dichiarazione finale, ha invece incontrato varie resistenze (Euronews).Strada in salita A Rio, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha rilanciato la volontà di concludere un accordo commerciale tra l’Ue e i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay). Cresce, tuttavia, la fronda dei no guidata dalla Francia, con anche l’Italia che adesso solleva perplessità su un’intesa “inaccettabile così com’è” (Eunews).Fuori target Secondo gli scienziati, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi non sarà raggiunto nonostante i colloqui in corso alla Cop29 di Baku in Azerbaigian (Guardian).
L’Ue lavora a un’ipotesi di fondo globale per il clima tra i 200 e i 300 miliardi di dollari all’anno, ma la decisione dipenderà dal contributo di economie emergenti come la Cina (Politico).
Doppio fronte
Verso la tregua? Il Libano e Hezbollah avrebbero accettato la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco con Israele, con alcuni commenti sul contenuto. L’inviato americano Amos Hochstein è atteso a Beirut per proseguire i colloqui, ma la tregua dipende dalla posizione di Israele (Reuters).Aiuti alimentari L’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ha riferito che un grande convoglio di camion che trasportava aiuti è stato saccheggiato nella Striscia di Gaza: gli autisti sono stati costretti sotto la minaccia delle armi a scaricare i rifornimenti (Nyt).
Gli Stati Uniti hanno sanzionato un’organizzazione coinvolta nello sviluppo degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania (Cnn).
Democrazia al palo
Nella morsa del Dragone 45 attivisti pro-democrazia di Hong Kong, tra cui l’ex leader dell’opposizione Joshua Wong, ex parlamentari, sindacalisti e giornalisti sono stati condannati a pene detentive fino a 10 anni con l’accusa di sovversione, nella più imponente causa legale avviata finora sulla base della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino all’hub finanziario (Cnn).
Incontrando a Rio il presidente cinese Xi Jinping nel primo bilaterale in oltre sei anni, il premier britannico Keir Starmer ha sollevato preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani, ma ha anche rilanciato la cooperazione economica (Bloomberg).
Urne africane Pastef, il partito del presidente al potere Bassirou Diomaye Faye, si avvia a conquistare una netta maggioranza nel Parlamento uscito dalle elezioni legislative di domenica in Senegal (France 24).
In Gabon la nuova Costituzione elaborata dal regime militare al potere è stata approvata a larga maggioranza con un referendum (Bbc).
Back to Italy
Correlazioni non provate All’inaugurazione della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, uccisa un anno fa dal fidanzato, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha sostenuto che l’aumento dei fenomeni di violenza sessuale sarebbe legato a “forme di marginalità e devianza, discendenti dall’immigrazione illegale” (Wired). Secondo l’Istat, spiega tuttavia La Stampa+, gli stupri subiti dalle donne italiane sono stati commessi da cittadini italiani in oltre l’80% dei casi.Contro la riforma I presidenti delle 26 Corti d’Appello italiane hanno inviato una lettera a diverse figure istituzionali, tra cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni per protestare contro l’ipotesi, contenuta in uno degli emendamenti al decreto flussi e ritenuta un “disastro annunciato”, di trasferire alle Corti d’Appello la competenza a decidere sui ricorsi dei richiedenti asilo, esautorando di fatto le sezioni immigrazione dei tribunali civili (Repubblica).
Media & Tech
Stretta ineditaSecondoBloomberg, il Dipartimento di Giustizia Usa sarebbe orientato a chiedere, domani, a un giudice federale di ordinare a Google la vendita del suo browser Chrome. L’azione sarebbe rivolta a limitare la posizione dominante nel mercato delle ricerche online.
Il 40% dei giovani adulti statunitensi si informa tramite influencer sui social media, mostra uno studio del Pew Research Center (Nbc).
Oltre le attese Xiaomi ha superato le attese degli analisti nel terzo trimestre, con un aumento del 31% delle entrate, arrivando a 92,5 miliardi di yuan (12,8 miliardi di dollari). Parte di questo successo è attribuibile al settore delle auto elettriche, che ha totalizzato 9,5 miliardi di yuan (Reuters).
Aziende tech cinesi tra cui Alibaba e Meituan stanno espandendo la loro presenza nella Silicon Valley per lavorare sull’AI, nonostante le resistenze Usa (Ft+).
“Provato il patto tra Romeo e Russo: Renzi sr. non sapeva”
Consip – Ecco perché i giudici hanno assolto Tiziano, l’imprenditore campano e altri. Tra questi Lotti: “Rivelò segreti, ma non del suo ufficio”
Per il Tribunale di Roma c’era un accordo tra Carlo Russo e Alfredo Romeo che aveva a oggetto l’influenza del primo (grazie anche ai rapporti con il padre del premier in carica) sull’Ad di Consip dell’epoca Luigi Marroni. Però vanno assolti tutti. Romeo e Russo perché l’influenza di Russo su Marroni e su altri manager era solo millantata, Tiziano perché non sapeva. Romeo per i giudici è vittima di una truffa di Russo e non avrà giustizia perché non ha fatto querela. La motivazione della sentenza Consip emessa dalla sezione VIII, Collegio I, presidente Paola Roja, depositata l’11 novembre spiega perché il padre dell’ex premier è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste: “Il coinvolgimento di Tiziano Renzi, indubbiamente legato da rapporto personale di una certa intensità con Russo, resta fondamentalmente ancorato e colorato dalle rappresentazioni verbali che quest’ultimo fece a Romeo di un suo contributo causale nella sollecitata intermediazione illecita con Luigi Marroni ossia nel servizio offerto dal Russo al Romeo, ruolo negato con fermezza da Tiziano Renzi”. Il Tribunale non gli crede su un punto: “Le dichiarazioni rese in interrogatorio da Tiziano Renzi sui suoi rapporti con il Russo, asseritamente limitati a viaggi e frequentazioni familiari, sono contrastate e avversate dai contenuti della pur scarsa messaggistica recuperata sui cellulari del Russo da cui si desume un legame tra i due estesosi ad accreditare fortemente quest’ultimo presso l’Ad (di Consip, ndr) che fu il tema dei due unici incontri di Renzi con Marroni. Nonostante l’incredibilità specifica sul punto, tuttavia”, concludono i giudici, “il processo non ha dimostrato alcun contributo causale apportato dall’imputato alle condotte illecite del Russo”. Per i giudici Russo “si era già speso con il Marroni per una società concorrente”, non Romeo. Inoltre se è vero che l’incontro tra Renzi e Romeo del 16 luglio 2015 (negato da Tiziano, ndr) è “dimostrato”, questo “avvenne in un momento assai distante temporalmente rispetto al periodo in cui il Russo è riuscito a farsi promettere utilità dal Romeo stesso per favorire la ‘sponsorizzazione’ della Romeo Gestioni da parte di Tiziano Renzi presso Consip”.Per i giudici non c’è “alcun elemento di riscontro a sostegno della partecipazione e del contributo di Tiziano Renzi al progetto criminoso di Russo comunque qualificato (ossia quale millantato credito ovvero truffa)”. Tutto ciò “impone” l’assoluzione per insussistenza del fatto.La sentenza non attribuisce valore particolare alle chat trovate nel telefonino sequestrato a Russo; al messaggio di Tiziano Renzi che usando Telegram dopo l’incontro con Romeo a Firenze scrive a Russo il 16 luglio 2015 le sue impressioni: “Buone speriamo che non mi pongano ostacoli”; né al messaggio del 7 settembre 2015 di Russo a Tiziano, sempre via Telegram: “Se puoi ricordati il Colorato che a breve si chiude tutto”, dove si fa riferimento a Marroni che Russo incontra 8 giorni dopo in Consip.Quel che conta alla fine è l’assoluzione. In sentenza si leggono però considerazioni che non sono una medaglia per Romeo: “È fatto indiscusso ed ampiamente dimostrato che nell’estate del 2016 intercorse una pattuizione negoziale tra Romeo e Russo in virtù della quale il primo (…) si impegnò a versare somme periodiche al Russo e, a dir suo, a Tiziano Renzi, il cui nome e, soprattutto, il cui peso quale padre dell’allora Presidente del Consiglio, il Russo evocò ripetutamente. Prova ne siano le lunghe discussioni tra i due, captate in ambientale, sulle modalità di erogazione del denaro (in specie contanti) (…). L’oggetto contrattuale (…) era rappresentato per il Russo dalla vendita della sua mediazione e delle presunte influenze da lui vantate direttamente e, soprattutto, attraverso Tiziano Renzi, presentato quale soggetto partecipe ed asservito al progetto, nei confronti di alcuni interlocutori di interesse del Romeo, individuati quali referenti rispetto alle gare pubbliche cui partecipavano le aziende lui riconducibili: si trattava dell’ Ad di Consip Marroni, su cui avrebbe particolarmente operato Renzi in virtù della sua pregressa relazione, della dott.ssa Daniela Becchini per l’Inps, dell’ing. Silvio Gizzi per Grandi Stazioni”. Tutte mediazioni millantate. Però i giudici scrivono: “Per Romeo l’oggetto pattizio consisteva nell’acquisto di tali servizi e di tale illecita mediazione, a un prezzo indicato approssimativamente, sulla base della documentazione rinvenuta, in euro 30.000 mensili per Tiziano Renzi, in euro 5.000 ogni bimestre per il Russo. Risultano al medesimo (Russo, ndr) effettivamente corrisposti ulteriori benefit di tipo familiare, ossia due costosi soggiorni nel corso dell’anno 2015 presso l’albergo napoletano, categoria lusso, di proprietà del Romeo, e l’assunzione presso una sua azienda della cognata Martella Monia; dalle interlocuzioni telefoniche emerge altresì la pattuizione di una percentuale, pari a circa il 2 per cento, per l’intermediazione per le gare di Grandi Stazioni (….). È del tutto verosimile inoltre che somme di denaro fossero già state corrisposte dal Romeo (…) Quanto a Tiziano Renzi, di cui lo stesso pm ha sollecitato l’assoluzione a differenza dei restanti coimputati, deve osservarsi che non vi è alcuna prova che abbia svolto attività di mediazione, in particolare illecita, verso Marroni (ex ad di Consip, ndr) e a favore e protezione delle aziende dell’imprenditore napoletano (Romeo, ndr)”. I giudici hanno condannato a un anno e mezzo l’ex maggiore del Noe Giampaolo Scafarto per rivelazione di segreto, anche nei confronti de Il Fatto. Per i giudici le prove contro di lui sono un messaggio ricevuto da Scafarto il 21 dicembre 2016, prima dell’uscita delle notizie su Il Fatto, da un collega. Quel messaggio secondo i giudici proverebbe che Scafarto gli aveva anticipato l’uscita di notizie sul nostro giornale. La seconda prova sarebbe la testimonianza (de relato) del colonnello De Rosa che riferì la confidenza del collega Sessa sulle paure di Scafarto di essere individuato come fonte delle notizie.Luca Lotti invece è stato assolto dall’accusa di rivelazione e favoreggiamento perché il destinatario della presunta ‘soffiata’, cioè Marroni, non era indagato e poi “la notizia rivelata non ineriva in alcun modo all’ufficio pubblico ricoperto” e “la rivelazione non è avvenuta in violazione dei doveri connessi alla funzione del Lotti”. Non solo: “Non vi è alcuna prova di una condotta di istigazione e sollecitazione ad ottenerla”. Italo Bocchino è stato assolto perché il fatto non sussiste: la sua condotta “è stata sin da principio ispirata non solo allo scetticismo rispetto alle capacità di influenza del Russo, ma sin dagli albori della sua conoscenza da parte del Romeo nell’anno 2015 ebbe a trasmettergli il messaggio che, dalle sue fonti affidabili, si trattava di un millantatore (…) Russo, da lui non a caso personalmente mai incontrato (…) talvolta da lui trattato a distanza con toni di sfida piuttosto che di sufficienza, essendo certo del fallimento delle ingerenze che vantava”.
NOTA DI SERVIZIO
CHI DESIDERA RICEVERE ANCORA LA
RASSEGNA STAMPA
DEVE MANDARE UN MESSAGGIO WHATSAPP AL NUMERO
388.4293828
LA RASSEGNA COSTA LAVORO E SOLDI
E’ FATICOSA E BISOGNA INIZIARE ALLE 5 DEL MATTINO.
HO L’IMPRESSIONE CHE MOLTI ABBIANO VERGOGNA DI DIRE CHE A LORO NON INTERESSA
PERTANTO HO DECISO CHE ENTRO 10 GIORNI DA OGGI CHI NON AVRA’ RISCONTRATO IL PRESENTE MESSAGGIO NON RICEVERA’ PIU’ LA RASSEGNA CON MOLTI CORDIALI E SINCERI SALUTI