Il giudizio della Commissione europea: il nostro Paese è maglia nera non solo per le sentenze di primo grado, ma anche per quelle di secondo e terzo.
La giustizia italiana è sempre più inefficiente e lenta. Nonostante i continui richiami della Commissione i tempi necessari per risolvere contenziosi civili e commerciali aumentano. Nel 2016 ci volevano 514 giorni per arrivare ad una sentenza di primo grado, nel 2017 ce ne sono voluti, in media, 548. Un mese in più. E’ il dato più alto di tutta Europa. Nessuno deve attendere un anno e mezzo per un pronunciamento di primo grado. Ma l’Italia è maglia nera anche per le sentenze di secondo grado e terzo grado. Oltre due anni per un secondo pronunciamento (843 giorni), e tre anni e mezzo per la sentenza definitiva (1.299 giorni).
Dai dati raccolti dalla relazione annuale di valutazione sulla giustizia della Commissione europea, non brilla neppure la giustizia amministrativa. Nel 2017 ci sono voluti 887 giorni decisioni in questi tribunali. Peggio hanno saputo fare solo Cipro, Malta e Portogallo. I Tar sono comunque in controtendenza: in un’Italia dove i tempi della giustizia crescono, a livello amministrativo si riducono di più di un mese (-38 giorni).
Potrebbe essere un problema di risorse. L’Italia è il nono Paese dell’Ue per soldi spesi nel sistema della giustizia, l’equivalente di 96 euro per cittadino. Ma il 63% di quello che viene investito dallo Stato nel sistema giustizia serve a coprire i salari dei giudici e del personale dei tribunali. Le difficoltà del sistema Italia si spiegano allora probabilmente con la penuria di giudici. Il Paese è 23esimo su 27 (non disponibili i dati britannici) per numero di giudici per ogni 100mila abitanti: appena 10. Pochi, considerando che in Croazia e Slovenia se ne contano più di 40 (43 e 42 rispettivamente).
Lentezze e inefficienze incidono sulla percezione del sistema della giustizia. Appena il 37% degli italiani ritiene che i giudici siano indipendenti. Solo in Croazia, Slovacchia, Bulgaria, e Spagna c’è una sfiducia maggiore. Neppure le imprese scommettono sulla giustizia italiana. Solo il 39% di esse considera giudici e tribunali indipendenti. Un motivo per non investire nel Paese.
«Il quadro di valutazione dell’Ue arriva in un momento in cui le sfide allo stato di diritto stanno aumentando in alcune parti d’Europa», sottolinea il commissario europeo per la giustizia, Vera Jourova. «Purtroppo, alcuni altri stanno invertendo le tendenze positive». Un riferimento anche all’Italia.