Il calesse europeo (di Stelio W. Venceslai)
Trent’anni fa (Dio come passa il tempo!) mi trovai nel mio ufficio a dover rispondere ad un’interrogazione su Echelon, nome dimenticato ormai da tutti. Preparai una risposta sibillina che poi non fu mai data all’onorevole interrogante. Il tema era troppo delicato.
Cos’era Echelon? L’unico sistema software che controllava il download e la diffusione della intercettazione di comunicazioni via satellite. Era gestita dai servizi segreti di Stati Uniti e Gran Bretagna e, in misura minore, di Canada, Australia e Nuova Zelanda. La sua esistenza non è stata mai ammessa ufficialmente ma è documentata da molte fonti. Era in grado di intercettare e analizzare le comunicazioni via satellite, via radio, telefoniche, elettroniche ecc. in qualunque parte del mondo.
Nessuno ci fece caso, ma era già un sistema d’intercettazione e di comunicazione satellitare nelle mani degli Stati Uniti. Si diceva, allora, che Washington era in grado di registrare l’accensione di una sigaretta da parte di una sentinella russa a Vladivostock.
Oggi si discute animatamente di Elon Musk e di Starlink, come se fosse una cosa nuova. Di nuovo c’è che è tecnologicamente aggiornato e non è più segreto. Anzi, ha un’utilizzazione commerciale importante. Il bello è che chi ne parla ne sa poco o nulla.
Questo balbettio non ha memoria e si sveglia con un ritardo di quasi mezzo secolo. Temi importanti vengono affrontati con sicurezza, come se tutti sapessero di che si tratta: connettività, satelliti, sicurezza dei dati, monopolio di grandi imprenditori, la destra trionfante con Trump e così via. Sono cose serie, intendiamoci, ma trattate con la sufficienza degli ignoranti che fanno una discussione elevata al tavolo di biliardo.
Cerchiamo di capire.
Tutti hanno il diritto di essere informati. Del pari, tutti hanno il diritto di essere connessi alle fonti d’informazione. In Italia si va per cavi, e non tutto il Paese è coperto. Altrove si va per satelliti che, invece, coprono tutto lo spazio, anche su un’isola deserta. La connessione via cavo, ormai, è obsoleta. Da questo punto di vista, sono discussioni fuori tempo, travolte dallo sviluppo tecnologico.
Ci sono, però, almeno tre fatti nuovi.
Il primo è che, oggi come oggi, un imprenditore solitario di genio, Elon Musk, ha una rete di satelliti (pare 1.200) che già coprono lo spazio attorno al pianeta e, quindi, è in grado di offrire i suoi servizi a tutti i Paesi del mondo. Almeno 108 Paesi hanno fatto contratti con lui. Più di mille satelliti non si lanciano in un giorno solo. Sono anni che Musk riempie il cielo dei suoi strumenti. In Italia, occupati come siamo a parlare di fascismo e di delicate alchimie politiche, pare che non se ne sia accorto nessuno.
Il secondo è che, in tal modo, la sicurezza dei dati raccolti è nelle mani di un privato. Scandalo! Ancora più scandalo è che, da qualche tempo, Musk è nella manica di Trump e, quindi, il suo monopolio satellitare, di fatto, diventa uno strumento a disposizione degli Stati Uniti. Ancora peggio. Ma Echelon che cos’era?
Il terzo è che l’irrompere del commercio nella politica degli Stati non è più un fatto doganale o di restrizioni quantitative. Le grandi imprese si sono evolute e la connessione e la rilevazione dei dati permettono di aggiustare l’offerta, di scandagliare i gusti e le opinioni dei consumatori, di testare ed offrire un prodotto per le più ampie fasce di acquirenti possibili. Il commercio internazionale è il grande campo di battaglia dei Paesi.
Che Musk sia il monopolista satellitare è un fatto. Che poi sia al servizio degli Stati Uniti può creare imbarazzo, ma perché gli Stati Uniti non dovrebbero avvalersi di questa possibilità?
I più avveduti sostengono, a ragione, che anche l’Europa dovrebbe dotarsi di una simile rete satellitare.
Infatti se ne parla, a Bruxelles. L’elefante intontito progetta i primi lanci fra cinque anni se prima, però, i ventisei Stati che compongono l’Unione si metteranno d’accordo su come trovare i soldi, sulle quote di ripartizione, sulla sede della gestione e dei controlli, sul Commissario responsabile, su di quante ratifiche dei vari Parlamenti nazionali si avrà bisogno, e così via.
In sostanza, pensare all’Europa rispetto a Starlink è paragonare una Ferrari a un calesse a cavalli. Siamo fuori, come è fuori l’Europa dal contesto della concorrenza mondiale.
Si dice: così ci mettiamo nelle mani dell’America. Perché, è una cosa nuova? È dai tempi del Piano Marshall e del Patto atlantico che l’Europa occidentale è nelle mani o, se vogliamo, nell’orbita americana. Era migliore l’opzione russa?
Si dice: addio alla sicurezza dei dati. In verità, ci sarebbe da essere più preoccupati per le fughe di notizie (e di dati) dalle cancellerie, dalle procure e dalle redazioni che da un sistema imperiale che de minimis non si cura, perché irrilevanti.
In queste condizioni, l’occhiuta vigilanza delle varie Autorità sulla privacy fa solo ridere. È un orpello inutile, buono solo per dar fastidio ai cittadini. La privacy degli Stati, invece, è nelle mani di Musk.
In Italia il viaggio della Meloni in America è stato un colpo di genio. Ha felicemente sbloccato la trattativa su Cecilia Sala in Iran ed aperto un canale preferenziale con Trump.
A questo punto, nella generale crisi europea, mi preoccuperei molto di più di un’Austria che vedrà a Capo del governo il leader di un partito nazionalista molto vicino al nazismo di lontana memoria che degli affari di Musk.
Trump eserciterà il suo mandato per almeno quattro anni. Non sarà facile convivere con lui, neppure per la Meloni.
Le sue dichiarazioni recenti fanno del diritto internazionale uno straccio bagnato. Prospetta con disinvoltura d’impadronirsi della Groenlandia, di Panama, del Canada, vuole cambiare il nome al Golfo del Messico ribattezzandolo Golfo d’America (e perché non degli Stati Uniti?).
Per lui l’Europa non esiste e la Danimarca è una remota contea da quattro soldi. Fa il gradasso, ma dalla fine della 2^ Guerra mondiale in poi, l’America, nonostante tutta la sua potenza, non ha vinto una sola guerra e abbiamo visto ambasciatori americani fuggire con la bandiera prima del disastro. La storia del suo Paese dovrebbe insegnargli almeno un po’ di cautela.
Altrettanta cautela dovrebbero avere i nostri commentatori televisivi e giornalistici che parlano dicendo nulla, disinformati come i cocchieri del calesse di cui sopra.
Roma, 09/01/2025