La verità è che il ministro Nordio e il governo Meloni stanno realizzando un doppio binario del diritto penale: uno iper repressivo, che si mette sotto i piedi i principi del garantismo, riservato agli ultimi e ai dissidenti, e uno iper permissivo per i colletti bianchi, infiocchettato con un garantismo di facciata”.
Giustizia
Nordio bombarda le Procure: basta indagini come “marchio”
I guai del governo – Il ministro in aula difende le riforme: “Procuratori sono già dei superpoliziotti. È un nostro dovere separare le carriere”
Di Antonella Mascali
23 Gennaio 2025
Il ministro Carlo Nordio alla sua terza relazione al Parlamento sullo stato della Giustizia, ripete come un mantra che la separazione delle carriere non è una riforma che rende il pm dipendente dal governo di turno. Però, accusa i pm indipendenti di decidere indagini politiche a tavolino. Ogni riferimento al fu Silvio Berlusconi o a Matteo Salvini, neo assolto, non è puramente casuale. Dice l’ex pubblico ministero oggi ministro: “Il pm rimarrà assolutamente indipendente”.
E contrattacca: “Quanto al timore che il pm diventi un superpoliziotto, la risposta è assai semplice: lo è già, con l’aggravante che godendo delle stesse garanzie del giudice egli esercita un potere immenso senza alcuna reale responsabilità. Oggi, infatti, il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea… può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne, che creano disastri finanziari irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate nel vero senso della parola e si sono concluse con ‘il fatto non sussiste’ e sono costate milioni di euro”. Dunque, ça va sans dire, la separazione delle carriere “era un obbligo e un dovere verso i nostri elettori” e l’iter parlamentare si concluderà “entro l’estate”.
Nordio respinge al mittente le critiche al suo operato da parte di Pd, M5S e Avs nonché dei magistrati di tutte le correnti: “È stata usata ancora una volta l’espressione ‘aggressione alla magistratura’, perché abbiamo abrogato l’abuso d’atti d’ufficio, cambiato la prescrizione e stiamo cambiando le intercettazioni”. Non è così, “è una scelta politica che risponde a delle esigenze che sono state esternate dagli stessi magistrati”. In realtà le riforme le hanno bocciate, ma Nordio pro domo sua cita l’ex simbolo di Mani Pulite: “Di Pietro, il magistrato più famoso del dopoguerra, si è dichiarato favorevole alla separazione delle carriere”. Rivendica, ancora una volta, l’idea dello scudo penale per le forze di polizia, negando che sia tale: “Nessuno ha mai parlato di scudo penale, so benissimo che sarebbe incostituzionale”. Ma “l’istituto del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia si è trasformato in una sorta di marchio di infamia, che quando raggiunge forze dell’ordine e politici ha effetti dirompenti. Stiamo cercando una soluzione che riguardi un po’ tutti: che possa distinguere il momento in cui una persona ha il diritto, se ne ha interesse, di difendersi senza per questo essere iscritto nel registro degli indagati”. Difficile immaginare con questa ipotesi che resti immutato il diritto delle parti offese a chiedere, per esempio, una perizia.
Quanto al sovraffollamento delle carceri, Nordio esclude di risolverlo con una amnistia: “È un incentivo alla recidiva”. In merito al flop del processo penale telematico, minimizza: “Siamo certi che entro la fine dell’anno le criticità saranno superate”.
Tra i parlamentari della maggioranza sono in particolare quelli di FI a rilanciare la tesi dei magistrati politicizzati. In Senato, con Pierantonio Zanettin, che dà a FI il merito della separazione della carriere e con Maurizio Gasparri, che punta il dito contro le solite toghe rosse: “Qualche centrale d’ordine della sinistra è ancora attiva”. E attacca l’attuale procuratore di Prato, Luca Tescaroli, ex procuratore aggiunto di Firenze: “L’uso politico della giustizia ha colpito tutti”, da Esposito del Pd a Renzi “e ancora Salvini. E non sto citando il perseguitato dei perseguitati, perché è una vergogna che Tescaroli abbia accusato Silvio Berlusconi di ordire stragi (del ’93, ndr) in questo Paese”. Per questo, dice, ci vuole la separazione delle carriere.
Da M5S, Pd e Avs le critiche a Nordio sono a 360 gradi, per il “liberticida” ddl Sicurezza, per la cancellazione dell’abuso d’ufficio e lo svuotamento del traffico di influenze, per le modifiche sulle intercettazioni. “Lei – ha detto il senatore Valter Verini del Pd –, ha rinnegato programmi garantisti, ha indossato l’elmetto del peggior populismo penale”. Per Roberto Scarpinato, senatore M5S, il ddl Sicurezza “è una riforma di stampo autoritario” come “nemmeno il codice Rocco… La verità è che il ministro Nordio e il governo Meloni stanno realizzando un doppio binario del diritto penale: uno iper repressivo, che si mette sotto i piedi i principi del garantismo, riservato agli ultimi e ai dissidenti, e uno iper permissivo per i colletti bianchi, infiocchettato con un garantismo di facciata”.
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