VILLETTE ABUSIVE SUL LITORALE…”LE RUSPE CANCELLANO LO SFREGIO”.. MA PURTROPPO LASCIANO UN DISASTRO COME DEL RESTO E’ SUCCESSO PER LE TORRI DEI COPPOLA
Operai e tecnici specializzati, ruspe e mezzi meccanici idraulici sono in azione da settimane sulla spiaggia di Castel Volturo. Ma questa volta non è per realizzare l’ennesimo ecomostro di cemento e ferro, cui la costa domiziana è deturpata. Anzi. E per provare a ridare dignità ambientale, ma anche sociale, a un’area dalle enormi potenzialità naturalistiche, mortificate dal sacco edilizio perpetuato nella seconda metà del secolo scorso. Le attività in corso, infatti, stanno demolendo un gran numero di ville abusive scoperte nel corso di una specifica attività investigativa della guardia costiera, coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere con il sostituto Nicola Camerlingo (il capo è Pierpaolo Bruni). La località è quella di Bagnara, a nord di Castel Volturno, al confine con il territorio di Mondragone. E gli immobili per cui sono scattati i sigilli e sono i corso le demolizioni sono ben settanta.
Alcuni di questi sono risultati essere di proprietà di persone legate al clan Belforte di Marcianise, che qui avevano realizzato una sorta di villaggio vacanze di tipo familiare. Ma il tutto fu realizzato in maniera irregolare, violando qualsiasi norma, sia ambientale, sia amministrativa.
Chiaramente, zero richieste per vincoli paesaggistici, idraulici, naturalistici, essenziali per costruzioni fronte mare. Non a caso, i reati contestati dalla Procura sono di tipo penale, perché le ville furono realizzate direttamente su usci civici e aree demaniali; in pratica, su terra di tutti. O sarebbe meglio dire sulla spiaggia, che appartiene a tutti ed è un bene inalienabile come sancito dalla Costituzione.
L’AREA
Perché le ville di Bagnara, come gran parte degli immobili realizzati fra gli anni ’60 e ’70 sulla costa domiziana, furono tirati su da imprenditori edili spregiudicati spianando la pineta, la macchia mediterranea e la duna, alternando in maniera considerevole ecosistemi naturali che si reggevano l’uno con l’altro da migliaia di anni in un equilibrio perfetto. Non è un caso che la zona dove sono in corso le attività della Procura di Santa Maria Capua Vetere e della Guardia costiera, con il supporto della polizia municipale (ai sequestri di agosto hanno partecipato anche i carabinieri), siano interessate da almeno trent’anni da un preoccupante fenomeno di erosione della costa.
Da allora, la linea del bagnasciuga è indietreggiata di almeno duecento metri, facendo ingoiare dal mare tutti i vecchi stabilimenti balneari, e decine di ville, quelle che all’epoca erano vista mare, e che adesso sono ruderi, calcinacci e spuntoni di ferro visibili da quel che resta della spiaggia solo con la bassa marea.
L’INCHIESTA
Le operazioni degli uffici locali della guardia costiera di Castel Volturno e di Mondragone, coordinati dal comandante Edoardo Russo dell’ufficio circondariale marittimo di Pozzuoli, partirono il 29 agosto. In quell’occasione furono scoperte 43 ville abusive. Si credeva un numero enorme. La Procura chiese agli investigatori di non fermarsi, di partire dalla foce sinistra del canale Agnena e continuare a oltranza verso Sud alla ricerca di nuovi eventuali irregolarità edilizie. Da allora, altre 37 ville sono finite in questo che di fatto è solo un primo fascicolo di quella che potrebbe diventare una lunga serie. E per la costa, in base alle attività in corso, potrebbe nascere una sorta di piano Marshal al contrario. In pratica, sulla costa domiziana, fronte mare, non si investiranno più risorse per costruire ma per demolire, per provare a restituire dignità a un litorale che conserva una biodiversibilità fra le più preziose del Paese, ma soffocata dalla speculazione edilizia dei decenni scorsi, quando anche chi era istituzionalmente chiamato al controllo chiudeva gli occhi. Il futuro potrebbe essere differente al presente, fatto di degrado. L’ordine di demolizione per gli abusivi voluto dalla Procura e firmato dall’ufficio demanio del municipio, infatti, prevede anche il ripristino dello stato naturale dei luoghi. Chiaramente, chi buttera giù i propri scempi non potrà anche ripiantare i pini, meno che ricostituire le dune marittime, con la sua naturale vegetazione. Secondo quanto prescritto, si dovrà attenere allo smaltimento corretto degli inerti. Ma il resto lo farà la natura, che seppure lenta, fa sempre il suo corso e se lasciata in pace dalla mano scellerata dell’uomo sa cosa e come fare.
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