“Fratelli di chat” e la nota del Garante, la risposta del Fatto Quotidiano: “Selezione di testi guidata da diritto di cronaca e interesse pubblico. Impugneremo il provvedimento”
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L’Autorità per la privacy al momento non ha ritenuto di dare copia alla Società Editoriale Il Fatto delle contestazioni sul libro di Giacomo Salvini che pubblica alcune conversazioni di carattere politico tra esponenti di Fdi. L’azienda, appena ne prenderà visione, farà ricorso in tribunale e fin da ora esclude di rinunciare a ristampare il libro
di F. Q. | 14 Febbraio 2025
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Una tale decisione sarebbe in contrasto con la stessa attività imprenditoriale della società che pubblica libri per venderli, ma soprattutto con la libertà di stampa a tutela della quale l’art. 21, comma 3 della Costituzione impedisce persino all’autorità giudiziaria di sequestrare in via preventiva e cautelare un libro, persino ove integri estremi di reato. E quella inibitoria, ove dovesse essere interpretata come divieto di ristampa, sarebbe una forma di sequestro preventivo.
La stessa Autorità annuncia di riservarsi, a istruttoria conclusa, di decidere se adottare o meno “ogni provvedimento ritenuto opportuno”: pur essendo quello inviato meramente interlocutorio, sebbene prenda chiara posizione a favore dei reclamanti, l’avvertimento con cui si chiude finisce per preannunciare gravi conseguenze, ben potendo il Garante infliggere anche sanzioni pecuniarie assai elevate, capaci di decretare la morte di una piccola Società editoriale.
Intanto SEIF ribadisce che la selezione delle chat da pubblicare in Fratelli di chat è stata accurata, fino alla rinuncia a includere conversazioni in qualche misura private, certo appetibili, a favore di quelle che sono apparse e che sono di squisito rilievo politico, come dimostrano le conseguenze che la loro diffusione sta provocando nella maggioranza: può forse il Garante pensare che non sia politicamente rilevante sapere quel che Giorgia Meloni pensa davvero del suo vicepremier Matteo Salvini, al di là degli interventi pubblici? O quale sia la sua reale posizione sulla guerra in Ucraina e sull’amministrazione americana? O quella del ministro della Difesa Guido Crosetto sul potere della magistratura e sul Presidente della Repubblica?
Le chat svelano il livello di ipocrisia e di opportunismo che si nasconde dietro molte esternazioni pubbliche di numerosi componenti dell’attuale maggioranza di governo. Le conversazioni che abbiamo pubblicato, omessi gli epiteti, pure numerosi, e i contenuti critici troppo forti e offensivi (soprattutto nei confronti di Matteo Salvini), stando attenti all’essenzialità delle informazioni che abbiamo selezionato, ci sono state consegnate in copia da chi partecipava alle chat e ha ritenuto giusto far sapere quel che i colleghi di partito pensano davvero, al di là delle posizioni ufficiali. Quindi nessun accesso abusivo. Abbiamo ritenuto fosse giusto che l’opinione pubblica fosse informata dei reali rapporti fra le forze politiche della maggioranza. La scelta dei testi delle chat riportati nel libro è stata guidata da un solo criterio: il diritto di cronaca e l’interesse pubblico delle informazioni, che sono state pubblicate secondo il principio dell’essenzialità, non potendo essere in alcun modo sintetizzate, come auspicherebbe il Garante. Come si sintetizza, di grazia, quella definizione icastica e secca sul ministro Salvini – “bimbominkia” – che in tanti hanno commentato?
Stiano tranquilli i parlamentari che hanno firmato i reclami e l’Autorità Garante: non sono previsti a oggi “ulteriori trattamenti dei dati personali contenuti nelle chat”, cioè la diffusione di altre conversazioni: quel che c’era da sapere si è saputo.
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GLI “EPSTEIN FILES” SONO UNA PATACCA – NELLA LISTA DEI CONTATTI DEL FINANZIERE, MORTO SUICIDA IN CARCERE A NEW YORK NEL 2019, CI SONO MOLTI NOMI FAMOSI: MICK JAGGER, MICHAEL JACKSON, ALEC BALDWIN, COURTNEY LOVE, NAOMI CAMPBELL, MA AL MOMENTO NESSUNA RIVELAZIONE SCONVOLGENTE SU BILL CLINTON O IL MONDO DEMOCRATICO, COME SPERAVA LA GALASSIA COMPLOTTARA DI ULTRADESTRA. IN COMPENSO VIENE CITATO DONALD TRUMP, I CUI RAPPORTI CON EPSTEIN SONO NOTI: NEL 1994 HA VOLATO NEL FAMIGERATO JET PRIVATO “LOLITA EXPRESS” CON L’ALLORA MOGLIE MARLA MAPLES E LA FIGLIA TIFFANY – LA “FASE UNO” DEI DOCUMENTI RILASCIATA DALL’AMMINISTRAZIONE TRUMP A 15 INFLUENCER “MAGA”
TUTTI I NOMI. Stupefacenti e telefonini in carcere, 21 indagati. Tra gli accusati anche il figlio di Vincenzo Chiarolanza
VILLA LITERNO – Telefonini e droga: nonostante i frequenti controlli degli agenti, continuano a circolare ad alta intensità nelle prigioni italiane. Un fenomeno che contribuisce a rendere le strutture messe in piedi per recuperare socialmente chi ha commesso degli errori, in posti dove i loro ospiti allenano e ampliano le proprie capacità criminali. Le attività dei poliziotti della polizia penitenziaria, tese a trovare narcotici e cellulari, hanno generato e stanno generando numerose indagini che stanno portando a processo decine e decine di detenuti.
E una di queste, coordinata dal pm Oriana Zona, ha messo sotto inchiesta 21 persone, accusate a vario titolo di aver usato illegalmente telefonini – mentre erano reclusi nel carcere ‘Francesco Uccella’ di S. Maria Capua Vetere – o di aver introdotto droga all’interno della prigione. Chi sono? Filippo Gravante, 37enne, e Antonio Santafata, 28enne, entrambi di Grazzanise; Tiziana D’Angelo, 42enne di San Felice a Cancello, e il compagno Francesco Massaro, 38enne. Ai quattro è contestato il reato di detenzione illegale di droga. Secondo la Procura, Gravante e la D’Angelo avrebbero fatto entrare dell’hashish nella casa circondariale consegnandola a Santafata e a Massaro.
Per l’uso illecito del cellulare, invece, sono indagati Giovanni De Martino, 45enne di Roma, Andrea Evacuo, 45enne di Torre Annunziata, il liternese Andrea Chiarolanza, 27enne (figlio del più noto Vincenzo, con alle spalle una condanna per favoreggiamento agli Schiavone), Andrea Falco, 46enne di Caivano, Ciro Marino, 39enne di Aversa, Andrea Gallo, 36enne di Torre Annunziata, Vincenzo D’Avanzo, 53enne di Maddaloni, Luciano Strafile, 46enne di Cerignola, Salvatore Sessa, 43enne di Mondragone, Angelo Bocchetti, 58enne di Marano di Napoli, Luigi Ciccarielli, 52enne di Giugliano, Vincenzo Di Chiara, 33enne di Aversa, Gennaro Febbraio, 38enne di Caivano, Luigi Nebbia, 25enne di Santa Maria Capua Vetere, Carmine Passariello, 42enne di San Felice a Cancello, Matteo Prece, 37enne di Caivano, e Raffaele Vitiello, 44enne di Torre Annunziata.
Le chiamate non autorizzate contestate (che avrebbe fatto anche Santafata) sono avvenute, sostiene l’accusa, da ottobre 2021 a gennaio 2022. Il pm ha dichiarato conclusa l’indagine e ora valuterà se predisporre l’eventuale richiesta di processo per i 21 inquisiti (tutti da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile). Nel collegio difensivo gli avvocati Francesco Chettino, Paolo Di Furia, Paolo Raimondo, Francesco Parente, Giuseppe De Lucia, Clemente Mottola, Giuseppe Nespoli, Luigi Poziello, Vincenzo Totaro, Mario Mangazzo, Orlando Sgambati, Andrea Ercolani, Giuseppe Annunziata, Fulvio Fiorillo, Claudio Castaldo e Mauro Porcelli. Alcuni colloqui telefonici dalla prigione connessi a questa indagine condotta dal pm Zona sono confluiti in altre inchieste, e tra questi dialoghi c’è uno tra Santafata e Gravante, inserito nell’attività investigativa che ha portato a disarticolare la compagine del clan dei Casalesi che orbitava intorno al boss Antonio Mezzero. In particolare, i due parlavano della scarcerazione di Davide Grasso, che avrebbe potuto iniziare a prendere, stando alla loro chiacchierata ascoltata dai carabinieri, una quota dalla loro attività di spaccio.