*L’ammaina bandiera a stelle e strisce* di Vincenzo D’Anna*
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“Dì dunque, sventola ancora quella bandiera adorna di stelle sulla terra dei liberi e sulla patria dei coraggiosi?”. Questo il passo conclusivo dell’inno degli Stati Uniti d’America: un interrogativo al quale quasi tutti i 47 presedenti degli Usa, da George Washington fino a quel surrogato maldestro e tracotante che si chiama Donald Trump, hanno cercato di rispondere positivamente. Tutta la storia degli States, quella civile, politica, diplomatica e militare, è unita da un comune denominatore: quello del servizio e della tutela della libertà in tutte le sue declinazioni. Un imperativo esistenziale che non ha mai avuto soluzioni di continuità, costato milioni di vittime in tutti i teatri di guerra nei quali gli Americani si sono cimentati per difendere quella prerogativa degli uomini liberi e coraggiosi.
La nazione d’oltreoceano ha accolto, in poco più di due secoli, decine di milioni di stranieri, diffondendo il credo del lavoro e del successo attraverso le opportunità offerte a ciascun individuo, ossia la prospettiva del poter cambiare le sorti della vita con il miracolo americano. Una nazione che per nascere ed essere tale, ha combattuto prima contro il protettorato inglese, ed in seguito, in nome della cancellazione della schiavitù dei neri, una sanguinosa guerra civile tra gli Stati del Nord contro quello del Sud. Una nazione che è accorsa ovunque venissero minacciati i diritti umani da tutte le forme di oppressione, dal sud est asiatico fino alla Cina, dal Pacifico al Mediterraneo, fino all’Europa nella prima guerra mondiale, contro gli imperi centrali, e nella seconda guerra mondiale contro le tirannie nazifasciste e l’imperialismo giapponese. Una nazione che con il piano Marshall e l’abbuono dei debiti di guerra ha fatto in modo che molti Paesi, l’Italia in primis, risorgessero dalle macerie morali e materiali.
Insomma se esistesse una galleria nella quale esporre i trofei del merito e delle vittorie sul dispotismo e la povertà materiale, come quelli che espongono le società sportive, sarebbe un trionfo abbagliante. Parliamoci chiaro: la bandiera a stelle e strisce dei settanta stati federati, sotto il motto “ex pluribus unum” (da tanti uno solo) ha entusiasmato milioni di amanti delle libertà occidentali, aperto speranze ai suoi alleati, mostrandosi cone esempio di potenza e di progresso. Ebbene, tutto è stato buttato alle ortiche dall’inquilino della Casa Bianca allorquando questi ha prima aggredito e poi messo alla porta il leader ucraino Volodymyr Zelensky. In quel preciso momento Trump ha messo alla porta la storia benemerita degli Stati Uniti, i suoi principi più sacri, i suoi martiri caduti per la libertà. Coloro che da sempre guardavano alla Casa Bianca come al luogo nel quale quei valori trovavano il loro più alto punto di tutela e rappresentanza, sono rimasti attoniti. Sempre gli stessi ammiratori che per decenni avevano guardato ad Est con preoccupazione e con il timore che la minaccia alla democrazia occidentale provenisse da quel versante geo politico, dovranno abituarsi a valutare quale sia il versante più pericoloso ed inaccettabile per gli Stati del Vecchio Continente. Per quanto oggi si è potuto vedere in diretta televisiva chiunque può essersi reso conto che il miliardario newyorchese ha tentato di piegare Zelensky allo stato di necessità spingendolo a stipulare un accordo eminentemente speculativo e commerciale, quello basato sullo sfruttamento delle terre rare e sulla ricostruzione dell’Ucraina. Un affare di mille miliardi di dollari se non molto di più. Insomma nel tempio che garantiva i valori liberali sono entrati i mercanti, proprio come a Gerusalemme.
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Trump, Vance e Musk sono i nuovi farisei che si battono il petto sui principi di libertà ma poi si mostrano inclini alla profanazione dei medesimi per interesse economico. Se Putin spaventa perché ha le stigmate del cinico agente del Kgb, del comunista senza scrupoli, dell’affarista e del megalomane, il suo omonimo newyorkese si mostra ancora più pericoloso, sbilenco ed ignorante. Un vecchio adagio afferma che “coloro che credono che con il denaro si possa fare tutto, sono poi disposti a tutto per il denaro stesso”. Un punto che unisce i due affaristi della White House e del Cremlino. Se la riflessione si allarga a cosa rappresenta Zelensky, ossia il popolo ucraino che paga con il sangue e con gli stenti la coraggiosa difesa della patria aggredita militarmente, ecco allora che il gesto compiuto da Trump diventa vergognoso per tutto il popolo statunitense. Se l’assalto dei suoi “tifosi” a Capitol Hill, sede del Senato, segnò il punto più basso delle istituzioni statunitensi, oggi alla Casa Bianca, il capo di quegli scalmanati è riuscito a fare di peggio!! Gli americani sono un popolo patriottico ma dovrebbero accorgersi che è stata ammainata il loro simbolo più alto, la gloriosa bandiera a stelle e strisce.
*già parlamentare