IL DOSSIER

Ecco perché il Pnrr ancora non decolla: tutti i ritardi
Verso il 2026 – A dicembre spesi men di 60 miliardi sui 122 ricevuti dall’Ue: va a rilento l’esecuzione di molti programmi in corso. E il 5,2% deve ancora essere avviato…
Di Monica Montella * e Franco Mostacci **
16 Marzo 2025
Manca poco più di un anno alla scadenza del termine per il completamento degli investimenti e delle riforme previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Le informazioni rese disponibili su Italia Domani sono ferme alla fine dello scorso anno e non consentono di seguire in tempo reale lo stato di avanzamento dei progetti. Nel frattempo, il governo – che ancora deve presentare la Relazione al Parlamento di fine 2024 sullo stato di attuazione del Pnrr – si prepara a richiedere una nuova riprogrammazione delle risorse per affrontare i ritardi e le difficoltà emerse nella realizzazione di alcune misure.Il Pnrr, dopo una prima revisione, dispone di un finanziamento complessivo di 194,4 miliardi di euro per il periodo 2021-2026, suddiviso tra 71,9 miliardi in sovvenzioni e 122,5 miliardi in prestiti. Finora l’Italia, tra acconti e rate semestrali, ha ricevuto 122,1 miliardi dalla Commissione europea grazie al raggiungimento dei traguardi e degli obiettivi concordati. Le prime difficoltà si sono iniziate a riscontrare nella fase di realizzazione dei progetti, in cui è emersa una impreparazione strutturale dei soggetti titolari e attuatori a portare a termine gli interventi nei tempi prestabiliti.LEGGI – Pnrr, per finire il Piano restano 15 mesi: sparita la revisioneSoldi erogati Non stiamo spendendo abbastanza
A fine 2024, la spesa effettiva si attesta a 58,6 miliardi, lasciando oltre 60 miliardi di euro presumibilmente destinati ad altre esigenze di bilancio. Quasi la metà dei pagamenti finora effettuati riguarda due misure di facile implementazione: i contributi che le famiglie hanno ceduto alle imprese per il miglioramento energetico delle proprie abitazioni attraverso il Superbonus (14 miliardi di euro) e i crediti d’imposta alle imprese per Transizione 4.0 (13,4 miliardi), finalizzati a investimenti in beni strumentali tecnologicamente avanzati, ricerca, sviluppo, innovazione e formazione specifica. A queste due misure si aggiungono ulteriori risorse dal Piano nazionale complementare: 4,6 miliardi per il Superbonus e 5,1 miliardi per Transizione 4.0.Secondo i dati aggiornati al 13 dicembre 2024, sono stati attivati quasi 270 mila progetti, con un finanziamento complessivo di 140,4 miliardi di euro, che sale a 153,8 miliardi includendo anche Transizione 4.0. In totale, è stato attivato il 79% dei fondi del Pnrr, mentre il restante 21% è ancora da avviare (40,7 miliardi). Resta comunque l’obbligo di completare tutte le misure previste entro il 2026.Tra le misure ancora da avviare nella Missione 1, restano da implementare gli investimenti per il supporto alla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le Net Zero Technologies, per 2,5 miliardi.La Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica, con una dotazione di 13,7 miliardi di euro – è quella che, in termini assoluti, presenta il maggior volume di risorse ancora non assegnate a progetti specifici. Tra gli interventi in attesa di allocazione rientrano: la promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche e l’autoconsumo (2,2 miliardi), il fondo rotativo per i contratti di filiera (2 miliardi), il biometano (1,9 miliardi), l’agrivoltaico (1,1 miliardi), l’utilizzo dell’idrogeno in settori difficili da riconvertire (1 miliardo), nonché lo sviluppo dell’idrogeno (450 milioni) e della capacità produttiva delle rinnovabili (500 milioni).Nell’ambito di istruzione e ricerca (Missione 4), la principale criticità riguarda gli alloggi per gli studenti universitari, con risorse pari a 1,2 miliardi ancora da utilizzare. Nella Missione 5, invece, restano da assegnare 4,5 miliardi destinati alle politiche attive del lavoro e alla formazione.
Infine la Missione 7 – Repower Eu – è ancora in fase di stallo, con risorse significative in attesa di essere impiegate. Tra queste, 6,3 miliardi destinati ai crediti d’imposta per la transizione digitale ed energetica delle imprese (Transizione 5.0) e 1,4 miliardi per l’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica, comprese le abitazioni ERP e quelle di famiglie a basso reddito e vulnerabili.
La fase di esecuzione dei progetti è quella che in genere assorbe la maggior parte del tempo ed è fondamentale seguirne l’evoluzione per comprendere se e in che misura si stanno accumulando ritardi nel cronoprogramma di realizzazione.
Stato dell’arte Ecco il catalogo dei ritardi
Analizzando lo stato di avanzamento dei progetti in essere, emerge che il 3,1% si trova ancora in una fase preliminare, che comprende programmazione, progettazione e selezione del soggetto esecutore o dell’aggiudicatario in caso di gara d’appalto.
Complessivamente, i progetti già avviati ammontano a 132 miliardi di euro, pari all’86% del totale. Tuttavia, solo un quarto di questi, per circa 35 miliardi, è stato effettivamente completato. La maggior parte dei progetti ancora in corso, per un valore di 93 miliardi di euro, prevede il completamento dopo il 13 dicembre 2024 (data di riferimento dei dati). Inoltre, 17.300 progetti, per un valore di 4,3 miliardi, non sono stati terminati nei tempi previsti.
Ancora più critico è il dato relativo al 5,2% dei progetti, pari a 7,3 miliardi di euro, che deve ancora essere avviato. Di questi, quasi la metà riguarda la Missione 2 – Rivoluzione verde e transizione ecologica – in particolare la Componente 2 su energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile (1,6 miliardi).
Un altro elemento di preoccupazione riguarda il 6,8% dei progetti (9,5 miliardi di euro), che ha subito ritardi già nella fase di avvio. In molti casi, il completamento è ancora possibile, ma vi sono 1.773 progetti, per un totale di 608 milioni di euro, che risultano tuttora in esecuzione nonostante dovessero già essere conclusi.
Esaminando le tempistiche di realizzazione, si evidenzia che: il 3,3% dei progetti è ancora in fase iniziale; il 15,3% è stato completato (21,4 miliardi di euro); il 77,9% ha una data di ultimazione successiva al 13 dicembre 2024; il 3,5% (quasi 5 miliardi di euro) è in ritardo.
I ritardi più significativi nella fase di completamento si registrano nella Missione 4 – Istruzione e Ricerca – (8,6%), con criticità particolarmente evidenti nei seguenti interventi: messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica (838 milioni di euro), scuole innovative (485 milioni) e ampliamento di asili nido e scuole per l’infanzia (381 milioni).
Degli oltre 20 mila soggetti attuatori, più di 8 mila (40%) sono in ritardo nella fase di esecuzione. Tra i casi più rilevanti: Società italiana per le imprese all’estero (Simest), del gruppo Cassa depositi e prestiti, dove oltre un terzo dei finanziamenti del fondo per la competitività internazionale delle imprese (343 milioni di euro) non è ancora stato realizzato; Regione Calabria, con 172 milioni di euro in ritardo (25% delle risorse gestite) e Regione Lombardia, con 153 milioni bloccati (6% del totale assegnato).
Nelle Regioni del Sud il ritardo medio nell’esecuzione è del 4,2%, superiore alla media nazionale del 3,7% per i progetti localizzabili. Le situazioni più critiche si registrano in: Calabria (352 milioni, 6%); Sardegna (227 milioni, 5,1%); Abruzzo (158 milioni, 5%); Campania (529 milioni, 4,2%).
Tra i grandi Comuni, i ritardi accumulati al 13 dicembre 2024 ammontano a: Roma 155 milioni (2% del totale assegnato); Milano 91 milioni (3,1%); Napoli 74 milioni (2,9%); Genova 44 milioni (3,1%); Torino 42 milioni (2,6%) e Palermo 34 milioni (3,4%).
Sebbene sia ancora presto per trarre conclusioni definitive sulla capacità di rispettare le scadenze, i ritardi già accumulati fanno temere che diversi progetti possano non essere completati entro il 31 dicembre 2026.
Da qui l’urgenza di un monitoraggio rafforzato, per evitare il rischio di perdere le risorse stanziate, e di una revisione tempestiva dell’assegnazione dei fondi Pnrr, con la possibilità di ridestinare i finanziamenti dai progetti più critici verso obiettivi più facilmente realizzabili nel tempo restante.
(*) Ricercatrice senior Istat in campo economico e di contabilità nazionale (**) Ricercatore senior Istat in campo statistico-economico e giornalista pubblicista. Il lavoro riflette solo l’opinione degli autori e non impegna in alcun modo l’Istituto di appartenenza
