*Bradisismo, un gigante fronteggiato dai nani* di Vincenzo D’Anna*


Ormai ci si abitua a tutto. Il fiume di notizie vomitato, in continuazione, dai social e le pletoriche edizioni dei tg, informano ma non istruiscono. La crisi della scuola che ha abbandonato la didattica per inseguire l’accoglienza (cancellando saperi e meriti) è la causa prima e vera dell’ignoranza e dell’incultura che connotano i tempi odierni. Ebbene tale crisi viene implementata, paradossalmente, proprio da questa “modalità” d’informazione. Investiti come siamo ogni minuto dalle notizie pure e semplici, prive di approfondimento e di analisi delle cause che le hanno determinate, siamo diventati una sorta di contenitore di “info” ma in realtà siamo molto più ignoranti di prima!! Gli approfondimenti alle notizie dovrebbero venire dai numerosi talk show serali che invece si trasformano in veri e propri pollai ove vari galli, con diversa livrea di penne, si azzuffano incolpandosi vicendevolmente.

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In tali trasmissioni, politicamente orientate anche in base alle “simpatie” degli editori, assistiamo al fenomeno, tutto nuovo, che siano i giornalisti a doversi esprimere sull’argomento di turno rinunciando, in tal modo, al loro originario mestiere che sarebbe quello di porre domande ai politici ed agli esperti presenti in studio. Insomma: la confusione dei ruoli e la partigianeria dei ragionamenti regna sovrana con il risultato che, alla fine, la polemica prenda il sopravvento. Ora, fin quando si tratta di politica va anche bene ma quando le “note” riguardano eventi di altra natura la cosa si fa più grave. Ancor di più se l’argomento riguarda un pericolo oppure un evento che mette a rischio intere popolazioni che, non comprendendo cause e prospettive future di quel pericolo, ne traggono il peggiore degli insegnamenti, ossia la paura e l’allarmismo. E’ questo il caso delle ripetute notizie sul fenomeno del bradisismo a Pozzuoli con le continue scosse di terremoto da esso provocato. Innanzitutto occorrerebbe spiegare a coloro che scientemente e consapevolmente vi abitano e che si sono rifiutati di andare altrove anche dietro incentivo economico, che quella del bradisismo è una sentenza che necessita solo di essere resa esecutiva. Quando avverrà è un interrogativo che non è dato ancora svelare sulla base delle odierne conoscenze di geologi, vulcanologi e scienziati.

Come avverrà lo sappiamo abbastanza precisamente: con la liberazione di potenti geyser di acqua e fango rovente, sollevamento del terreno (che nel frattempo si è già alzato di 140 centimetri), terremoti (o catastrofici maremoti), eventuale fuoriuscita di lava e gas. Più si va avanti nella conoscenza tecnico scientifica più verosimile appare l’ineluttabilità dei drammatici eventi testé descritti nella loro esiziale potenza. Un dato tuttavia è certo: nella baia di Pozzuoli in fondo al mare agisce un grande vulcano la cui superficie ed altezza nessuno ha finora precisamente individuate. Nel mentre da decine di anni si sorveglia il Vesuvio e se ne teme il risveglio, nelle profondità dello specchio d’acqua flegreo un altro pericolo, enormemente più vasto e potente, e’ in piena attività. In questi giorni si regista sulle spiagge del golfo di Napoli un arretramento della linea di costa che potrebbe anche essere un epifenomeno della attività vulcanica. Nel frattempo dei piani di evacuazione, per quanto aleatori e poco seguiti dalla popolazione, poco o male si parla. Per il rischio Vesuvio di piani di evacuazione ce ne sono eccome, per il bradisismo neanche l’ombra!!

Eppure in dodici mesi si sono registrate più di quattromila scosse telluriche, di varia intensità della scala Richter, perlopiù sopportate con una certa dose di fatalismo dai residenti in quell’area, ossia dei cinquantamila abitanti che gravitano nelle zone maggiormente interessate. Il governo ha stanziato una cinquantina di milioni di euro per l’esodo di quella popolazione ma sono briciole innanzi a sciagurate contingenze. Come uscirne? Sembrerà alquanto qualunquistica ma l’opzione più sicura è quella di allontanare definitivamente la gente dalle aree pericolose e questo comporterà l’esborso di molti fondi e molta determinazione. Aspettare che ci aiuti la buona stella e che tutto rientri è già capitato fin dal IV secolo dopo Cristo, epoca in cui ci si rese conto del fenomeno. Un azzardo che potrebbe costare un’immane tragedia. Certo l’esodo non deve significare ammassare poi tutta quella massa di persone in “case-contenitori” di cemento armato, come accaduto negli anni ’80, a Monteruscello, dopo il terremoto, ma offrendo tetti a basso costo e di buona fattura in contesti urbani adeguati alle moderne esigenze di vita. Per affrontare la forza del gigante sotto il mare occorrono… giganti del pensiero e non nani di amministratori. Questo è il primo e più grande pericolo da affrontare!!

*già parlamentare