Disastro Morandi, Castellucci si assolve: “Inspiegabile. Mai ridotte le manutenzioni”

“Non ero un padre padrone, né un maniaco del controllo. Non mi riconosco nella definizione di manager dedito alla ricerca del profitto. Mi sento responsabile, ma non colpevole”. Parla per 6 ore Giovanni Castellucci, per la prima volta davanti ai magistrati nel processo per il crollo del Ponte Morandi. Sono spontanee dichiarazioni, senza possibilità di contraddittorio. Un monologo in cui l’ex amministratore di Aspi e Atlantia prova a rifarsi un’immagine: “Ero ossessionato dalla sicurezza, ma non mi occupavo di progetti specifici e non sapevo niente del viadotto. Non è vero che le manutenzioni sono andate in calare e che distribuivamo solo dividendi. Eravamo una società ricca, le manutenzioni non erano un problema. La tragedia accaduta non è spiegabile. Oggi penso che, forse, non siamo stati aiutati”.
In questa coda velenosa, una delle tante, Castellucci chiama in causa i consulenti rimasti fuori dal processo e addirittura il defunto progettista, Riccardo Morandi: “Poteva fare di più? Poteva dire che gli stralli erano fondamentali?”. Nella ricostruzione di Castellucci, le responsabilità sembrano ricadere sui tecnici: “Nessuno ha mai segnalato rischi sui cavi primari, sennò saremmo saltati sulla sedia. Nessuno mi ha mai portato il problema. Guidavo una grande società ramificata, non mi occupavo nel dettaglio dei ponti”. Quanto a Spea, la società di monitoraggio: “Nessuno mi parlò di smontarla”; “l’ad Galatà, non era un docile strumento”; “potevo io prevaricare un presidente come Paolo Costa, ex ministro e amico dei Benetton?”. Ce n’è anche per il suo successore Roberto Tomasi: “Rinnovò il contratto a Spea”; “dopo la mia uscita, come prima misura Aspi ha aumentato il costo del Telepass”. Del supertestimone Gianni Mion, Castellucci dice: “Mi ha sempre stimato”. L’impressione però è che non venga smentita la ricostruzione di Mion, sulla riunione di “induction” in cui si parlò della sicurezza del ponte “autocertificata”: “Nessuno segnalò rischi, Mion si contraddice”.
Alcuni familiari hanno contestato il manager, che ha parlato di “bonus devoluti ai figli delle vittime”: “Non ne sapevamo nulla – commenta Egle Possetti, presidente del comitato delle vittime – Se ci fossero davvero questi fondi potremmo utilizzarli per pagare le spese legali. Abbiamo sentito dichiarazioni paradossali, talvolta arroganti. Il ponte è caduto perché non è stato manutenuto”.
Caso Almasri, la Camera boccia la sfiducia a Nordio. Il ministro: “Opposizione come l’inquisizione”
Montecitorio respinge con 215 voti la mozione contro il guardasigilli per il caso del generale libico liberato nonostante il mandato d’arresto della Corte penale internazionale. Azione si sfila dalle opposizioni e non partecipa

La Camera boccia la mozione contro Nordio
L’Aula Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata, dopo il caso Almasri, dall’opposizione contro il ministro alla Giustizia Carlo Nordio. I voti contrari alla sfiducia sono stati 215, quelli a favore 119. Il gruppo di Azione non ha seguito il resto delle opposizioni, scegliendo di non partecipare al voto.

DAGOREPORT – AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE “DUE STAFFE” – PER “MARIOPIO”, SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L’EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE’ TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL’UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA – IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL’ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI “PARASSITI” DEL VECCHIO CONTINENTE…