Fico è già pronto: prima di Pasqua la deroga dei 5S

Ieri l’incontro con Schlein. Resa dei conti M5S: “Sono i dem a dover trattare con l’uscente”

Questa sentenza se la aspettavano, i Cinque Stelle. E, raccontano, se la aspettava anche il candidato prossimo venturo del centrosinistra in Campania, Roberto Fico, convinto da subito che la legge che Vincenzo De Luca si era fatto approvare su misura non avrebbe retto al vaglio della Consulta. Però ora dal Movimento ufficiosamente già precisano: “A trovare un’intesa con De Luca deve essere il Pd”. Quello nazionale, insomma Elly Schlein con i suoi sherpa. Perché questo era e rimane il punto di partenza dei 5Stelle: trattare con lo “sceriffo” per convincerlo almeno al passo di lato spetta innanzitutto al suo partito. Anche se le vie della politica sono notoriamente infinite, e allora non si può certo escludere che da qui alle prossime settimane proprio lui, Fico, debba dare garanzie o almeno segnali a De Luca, per evitare che diventi il primo avversario, quello che ti sfianca e ti toglie consensi e forze direttamente dentro il tuo campo. Dipenderà moltissimo proprio dallo sconfitto, il presidente regionale, che nelle settimane scorse ha fatto filtrare di avere rapporti cordiali con Sergio Costa, vicepresidente della Camera, altro potenziale candidato alla Regione. Ma l’inerzia ora è tutta per Fico. Troppo importante la sua storia nel Movimento, troppo solido il legame con Schlein, con cui si sente e si incontra da anni.

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Ieri il veterano del Movimento e la segretaria dem si sono visti qualche ora prima della sentenza a Montecitorio, in occasione del discorso alla Camera di Carlo d’Inghilterra. Incontro fortuito ma caloroso: da ex presidente della Camera, Fico – eccezionalmente con cravatta – entrava in aula, e ha incrociato Schlein, in gessato. Un abbraccio, molti sorrisi e due minuti di conversazione, sotto gli occhi di due dem, il campano Vincenzo Amendola e Matteo Orfini. Poi i saluti. A occhio da qui alle prossime settimane si sentiranno spesso, Fico e la segretaria dem. Ma prima arriverà il tavolo regionale del centrosinistra campano, che i 5Stelle hanno tenuto fermo proprio in attesa della Consulta. E di certo arriveranno le nuove regole del Movimento sul terzo mandato, attese da dicembre da tutti gli eletti. Giuseppe Conte le manderà in votazione prima di Pasqua, probabilmente la prossima settimana. Consentiranno a Fico, che ha alle spalle due mandati da deputato, di (ri)presentarsi da candidato alla Regione. Ergo, salterà l’ostacolo burocratico alla corsa dell’ex deputato, membro del comitato di garanzia del M5S. Pronto alla corsa, vera, dopo la candidatura assolutamente simbolica a presidente nel 2010, quando ottenne l’1,35 per cento. Un’altra era. Ora Fico correrà per vincere. Ma dovrà sperare che De Luca non giochi contro, e costruire una coalizione sul modello Manfredi, ossia sulla falsariga della giunta di Napoli dove Pd e Movimento governano assieme. Non a caso il coordinatore campano del M5S, Salvatore Micillo, la richiama nella nota di commento alla sentenza: “Ora dobbiamo definire un programma condiviso per disegnare, come nell’esperienza a Napoli, una convergenza di forze politiche, con una nuova proposta politica”.

Tradotto, assieme al resto dei progressisti, ma in discontinuità rispetto a De Luca. Una coalizione che guarderà parecchio a sinistra. Ma che per vincere, soprattutto nelle altre province oltre a Napoli, ha bisogno di “una o più gambe di centro” ripetono da mesi dal Pd. Per questo, in Campania è tornato fortemente in gioco Matteo Renzi, che non a caso ha seminato segnali anche sui giornali locali. Sa che serve qualcuno che traghetti almeno parte dei portatori di voti di De Luca nel campo progressista. per evitare che finiscano a destra. Magari con una lista centrista, dove il simbolo di Italia Viva non sia visibile. È un altro punto politicamente delicato, nella partita campana, e lo confermano le dichiarazioni del coordinatore regionale forzista – e già aspirante candidato – Fulvio Martusciello: “Forza Italia è pronta al dialogo con tutti i consiglieri di centro che hanno condiviso un percorso con De Luca”. Di certo Fico è convinto di potersela giocare con ottime carte. I sondaggi degli scorsi giorni lo danno come il più gradito dei potenziali candidati, non solo a sinistra. “Da mesi riceve inviti e attestati di stima da associazioni non politiche” assicurano ambienti del M5S. Ma le variabili sulla strada verso Palazzo Santa Lucia sono tante. E la prima ha sempre quel nome e cognome, Vincenzo De Luca.

 

Stop De Luca e Zaia. La Corte: 3 mandati sono incostituzionali

Verdetto. Il presidente campano non può ricandidarsi: impossibile per la Regione aggirare il divieto statale. Lui: “Tesi strampalata, così la legge non è uguale per tutti”

Game over. Vincenzo De Luca non si può ricandidare alla guida della Campania per la terza volta. Ieri la Consulta ha stabilito che è incostituzionale la legge della Regione Campania che consente al presidente della Giunta regionale uscente – che ha già svolto due mandati consecutivi – di candidarsi per un terzo. Il protagonista non c’è andato leggero: “È stata accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti”, ha commentato in una nota a caldo. Chiosando: “Si dovrà cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti”. Alla fine, dunque, ha avuto ragione Elly Schlein, che ha dichiarato che non lo avrebbe ricandidato a prescindere dalla sentenza.

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Il comunicato della Corte che dà notizia della decisione esclude anche la ricandidatura del presidente del Veneto, Luca Zaia, per quello che sarebbe il quarto mandato. Il quale reagisce parlando di una sentenza che riguarda la Campania e che il principio che stabilisce si può applicare solo alle Regioni che hanno adottato una legge elettorale (cosa che il Veneto non ha fatto). Non si arrende. Ma se anche dovesse cedere, non è detto che le porte della Regione si aprano a un candidato di FdI, come vorrebbe Giorgia Meloni: ieri il capogruppo del Carroccio a Montecitorio, Riccardo Molinari, ha ribadito che la Lega vuole tenere il Veneto.

L’articolo 1 della legge della Campania 16 del 2024, voluta da De Luca a novembre, stabiliva che il computo dei mandati decorresse da quel momento, dunque dal recepimento della legge nazionale. Scrive la Corte nel comunicato: “Il legislatore campano ha reso inapplicabile, per la prossima tornata elettorale, il principio fondamentale del divieto del terzo mandato consecutivo posto dal legislatore statale con la legge n. 165 del 2004, così violando l’articolo 122, primo comma, della Costituzione, che attribuisce al legislatore regionale il compito di disciplinare, tra l’altro, le ipotesi di ineleggibilità del Presidente della Giunta regionale nel rispetto dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica”. La Presidenza del Consiglio aveva fatto ricorso a inizio gennaio, dopo lunga riflessione di Meloni, tentata dal favorire la divisione dell’opposizione, come sarebbe stato con De Luca ricandidabile.

Ieri, dopo la relazione di Giovanni Pitruzzella dalle 11 e per due ore si sono confrontati gli avvocati dello Stato, Ruggero Di Martino ed Eugenio De Bonis, che hanno spinto sull’autoapplicabilità della legge nazionale. Gli avvocati della Regione, Giandomenico Falcon, Marcello Cecchetti e Aristide Police, viceversa, hanno insistito sul fatto che la legge nazionale dovesse essere recepita per essere valida. Richiamando anche i precedenti di Piemonte e Veneto, dove il governo non aveva impugnato. Forse anche per questa incongruenza (Zaia e Alberto Cirio in Piemonte sono di centrodestra) gli avvocati dello Stato sono sembrati poco incisivi.

Dopo 4 ore di discussione è arrivata una sentenza storica, che ha anche l’intento di stabilizzare il sistema. “Il divieto del terzo mandato consecutivo opera per tutte le Regioni ordinarie, dal momento in cui esse hanno adottato una qualsiasi legge in materia elettorale, nel contesto di una scelta statutaria a favore dell’elezione diretta del presidente della Regione”. Non vale, almeno per ora, per il Trentino (Regione a Statuto speciale) che proprio ieri ha adottato una legge sul terzo mandato per consentire a Fugatti di correre. Il limite dei mandati, è il messaggio, vale per tutte le cariche di elezione diretta (anche in vista del premierato).

Per il Pd è stato Antonio Misiani, commissario in Campania, a chiarire che serve “una coalizione progressista che unisca tutte le forze politiche e civiche alternative alla destra”. Ora parte la trattativa per tenere dentro anche una lista che faccia capo a De Luca stesso.

alberto stasi intervistato da le iene

“CI CHIEDIAMO QUALE REGOLA SIA STATA INFRANTA” – “LE IENE” SCENDONO IN CAMPO IN DIFESA DI ALBERTO STASI DOPO IL RIGETTO DELL’ISTANZA DI SEMILIBERTÀ, DA PARTE DELLA SOSTITUTA PG VALERIA MARINO, PER AVER RILASCIATO “UN’INTERVISTA NON AUTORIZZATA” ALLA TRASMISSIONE: “COME RIPORTA IL DOCUMENTO FIRMATO DAL DOTTOR LEGGIERI, DIRETTORE DEL CARCERE DI BOLLATE, L’INTERVISTA È STATA REGISTRATA DURANTE IL PERMESSO PREMIO DEL 22 MARZO 2025 E NON SI SONO RILEVATE, PERTANTO, INFRAZIONI ALLE PRESCRIZIONI…”

Il Corsivaccio  di Ferdinando Terlizzi.

Ma se l’intervista alle Iene è stata rilasciata quando Stasi era in permesso ( quindi non al carcere) perchè si duole il direttore del carcere? Non era autorizzata e da chi doveva essere autorizzata? Magari dal Giudice di Sorveglianza e non già dal direttore del carcere. I soliti conflitti di competenza per mettersi in luce. E intanto vi rendete conto quanti Euro dovrà risarcire lo Stato a Stasi se dovesse aver fatto 15 anni di carcere ingiustamente? Ma lo volete sapere come andrà a finire? Saranno dichiarati entrambi colpevoli Stasi e il compagno del fratello di Ilaria. 

DAILY MAGAZINE

 

Omicidio Vassallo, la Cassazione annulla tutto e chiede un nuovo giudizio per Cagnazzo & co.

POLLICA – Annullamento, con rinvio degli atti a Salerno, per un nuovo giudizio davanti al tribunale del Riesame, dell’ordinanza emessa nei confronti di quattro indagati, tra cui l’ufficiale dei carabinieri Fabio Cagnazzo e l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, ritenuti dalla Procura di Salerno coinvolti nell’omicidio del sindaco-pescatore di Pollica Angelo Vassallo.

A distanza di alcuni giorni, dopo la notifica dell’avviso di chiusura indagini, gli ermellini hanno accolto il ricorso presentato dal legale di Cagnazzo, l’avvocato Ilaria Criscuolo, e annullato con rinvio il provvedimento cautelare con il quale il gip del tribunale di Salerno e il tribunale del Riesame salernitano avevano disposto gli arresti in carcere per il colonnello, per l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi e per l’imprenditore Giuseppe Cipriano.
I quattro, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, con l’ex pentito Romolo Ridosso, ricoprendo vari ruoli – ma non quello di esecutori materiali – avrebbero preso parte all’organizzazione dell’omicidio di Vassallo e poi anche al depistaggio delle indagini.
La decisione della Cassazione però non comporta la liberazione dell’ufficiale (e l’annullamento delle misure cautelari notificate anche agli altri indagati) che è detenuto nel carcere militare casertano di Santa Maria Capua Vetere.
“Soddisfazione” è stata espressa dall’avvocato Ilaria Criscuolo e dagli altri avvocati componenti il collegio difensivo degli indagati.

Napoli. Rapimento a San Giorgio a Cremano, ecco chi è l’arrestato NOME E FOTO

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Antonio Amaral

SAN GIORGIO A CREMANO – E’ ancora ricca di punti oscuri la vicenda che ieri ha tenuto la città di San Giorgio a Cremano con il fiato sospeso. Però, il lieto fine è arrivato presto grazie all’intervento degli uomini della Squadra Mobile guidati dal capo Giovanni Leuci e dal vice questore Giuseppe Sasso, che sono riusciti anche a rintracciare uno dei rapitori di M. M., ragazzo di 15 anni di San Giorgio a Cremano, sequestrato ieri mattina mentre si recava a scuola. Figlio di un imprenditore di Barra, attualmente proprietario di un autolavaggio, il minorenne è stato prelevato nei pressi del Liceo Scientifico Silvestri di Portici da uomini incappucciati a bordo di un furgone. Pare che M. M. non sia stato portato molto lontano. Il tutto mentre i sequestratori si mettevano in contatto tramite whatsapp con il padre della vittima, chiedendo il pagamento di 1,5 milioni di euro come riscatto. Ricevuta la richiesta estorsiva, l’imprenditore si è messo subito in contatto con le forze dell’ordine. Guidato dagli uomini della Squadra Mobile, il padre di M. ha simulato di aver accettato di effettuare il pagamento di una prima tranche entro la serata di ieri se avessero rilasciato il figlio sano e salvo. Nel frattempo, però, i rapitori hanno avuto la sensazione di essere già stati individuati. Per questo motivo hanno lasciato perdere il proposito di farsi consegnare l’ingente somma di denaro. Hanno contattato la famiglia e hanno concordato il rilascio del ragazzo a Licola, nei pressi di un distributore di benzina. Le indagini degli uomini della Squadra Mobile sono proseguite anche dopo la liberazione del minorenne, tratto in salvo anche con l’ausilio dei carabinieri. Infatti gli investigatori hanno rintracciato un 24enne. Nato in Germania da genitori napoletani e residente a San Giorgio a Cremano, uno dei presunti rapitori è nel cerchio delle conoscenze del padre della vittima. Antonio Amaral è stato portato ieri in Questura, è stato sottoposto a fermo. Trovato anche il covo dove è stato tenuto il ragazzo. Pare si trovi al confine tra San Giorgio e Portici. Caccia agli altri componenti della gang.

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