*Terzo mandato, tra tragedia e farsa*

di Vincenzo D’Anna*

“La storia si ripete prima come tragedia, poi come farsa”. Questa frase, attribuita a Karl Marx, rappresenta bene la situazione in molti dei fatti che hanno caratterizzato la vita politica italiana degli ultimi decenni. La tragedia come fallimento dei propositi e dei programmi altisonanti proferiti da coloro che si propongono di assurgere al potere; la farsa derivante dalla constatazione che quegli stessi proponimenti si siano poi dissolti nel nulla. In fondo, a voler essere cinici, i programmi politici altri non sono che l’elenco delle cose non fatte, ancorché date per certe nelle tornate elettorali precedenti. In questa breve introduzione è raccolta la storia amministrativa del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che di proclami ne ha sfornati parecchio, con il piglio dello “sceriffo” che da solo affronta e risolve le questioni più spinose.

L’uomo è vulcanico per temperamento, dotato di un carattere deciso e spigoloso, può fare sfoggio di un eloquio variegato tipico dell’affabulatore. Tutte qualità indispensabili per applicare la definizione che Niccolò Machiavelli cita nel suo “Principe” a proposito del potere di amministrare: “governare è lasciar credere”. E’ appunto in questa illusoria dimensione pratica che De Luca si è accomodato sguazzandovi come un pesce rosso nella boccia dell’acqua. Aiutato, in questa finzione, da alcuni fattori: primo, il saper sfruttare adeguatamente la comunicazione, con settimanali interventi televisivi messi in onda da un’emittente amica, senza alcun contraddittorio. Un soliloquio durante il quale rappresenta per vera una realtà immaginaria, con lazzi e battute. Secondo: approfittare del disfacimento del centrodestra e segnatamente dell’eclissi della stella berlusconiana e delle razzie nel campo avverso per il tramite delle Procure che, di volta in volta, hanno eliminato molto esponenti di quel versante politico.

Non c’è uomo politico di quel versante, titolare di una forte capacità elettorale che non sia stato oggetto di una gogna mediatico-giudiziaria e finanche di sentenze che gridano vendette per la loro incongruenza logico giuridica e per l’assoluta mancanza di riscontri probatori. I casi di Nicola Cosentino e di Mario Landolfi sono lì a testimoniare che il combinato disposto tra l’uso dei pentiti e quello del concorso esterno in associazione ha ben funzionato per “mascariare” e poi condannare quegli uomini che avevano ribaltato l’egemonia bassoliniana in Campania. Il terzo fattore, quello ancor più determinante, è la scarsità di antagonisti in grado di arginare la foga del Governatore, di contrastarne la parcellizzazione qualunquistica con le sue innumerevoli liste civiche, un esempio di diffuso qualunquismo per rastrellare elettori di ogni colore politico, dalle quali sono emersi perlopiù dei muti astanti e dei devoti servitori. Così per le opposizioni presenti in Consiglio, divise e balbettanti mancanti di una leadership capace di aggregare e controbattere. In proposito credo si possa ipotizzare che qualcuno degli oppositori sia stato irretito dalle lusinghe che sottobanco potrebbero essere state convenute con il presidente della giunta.

Come se tutto questo non bastasse a spianargli la strada nel momento del più basso indice di gradimento (sondaggi alla mano), ecco arrivare la pandemia di Covid che ha consentito, a De Luca, poteri esecutivi speciali ed una quotidiana esibizione del “presidente decisionista e pragmatico”, tanto da ribaltare i pronostici della vigilia. Celebri le promesse “avremo la prima sanità italiana in Campania”. Moralità a tutto tondo, la sua, con promesse di zero concessioni a politiche clientelari. Per scoprire come sono poi andate le cose basta ammalarsi oppure aggiornarsi con la cronaca giudiziaria che ha investito suoi stretti collaboratori, per non parlare delle “fritture di pesce” da garantire ai militanti del Pd che si recavano a votare alle primarie. Che tutto sia poi stato spartito e centellinato con il manuale Cencelli dalle Aziende Sanitarie, ai principali enti ospedalieri, ai vertici delle fallimentari aziende partecipate della Regione, alle Asi, agli Istituti Case Popolari e via dicendo, è sotto gli occhi di tutti. Tranne che delle procure che non hanno mai mostrato eccessivo zelo nel verificare, per esempio, se fosse esistito o meno il voto di scambio. Arrivando all’oggi, la parabola pare abbia fine con la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge truffaldina sul terzo mandato a candidarsi. De Luca però, è scaltro ed imprevedibile e nulla sembra escluso in futuro, tranne che si possa ricandidare a governatore. Ricorrono allora per intere le parole di Marx: dopo la tragedia arriverà la farsa? E’ più che probabile.!!

*già parlamentare