Un avatar discute la tesi di laurea. Veronica, la studentessa: “La sua sicurezza mi ha calmato”
dalla nostra inviata Elena Dusi

Per la prima volta all’università di Cassino un’intelligenza artificiale ha risposto alle domande dei docenti. Che scherzano: “E ora il voto a chi lo diamo?”
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CASSINO – “E adesso la laurea a chi la diamo, a Veronica o al suo avatar?” scherza il relatore della tesi, Pio Alfredo Di Tore, che insegna Media Education all’università di Cassino.
Veronica Nicoletti, la studentessa, ha dovuto presenziare alla sua seduta di laurea magistrale in Scienze Pedagogiche perché così impone la legge. Per tutto il tempo però, a parte una risposta finale, è stata da un lato, in silenzio, senza reagire alle domande dei professori.
L’avatar capace di rispondere
C’era chi rispondeva per lei: una sua sosia che elaborava ragionamenti dall’alto di uno schermo in aula magna, parlando direttamente a docenti e parenti.
Non che Veronica fosse tranquilla, nel suo angolo, perché con gli avatar animati dall’intelligenza artificiale non si sa mai. “Ma quando ho visto che riusciva a comprendere le domande nonostante il brusio dell’aula magna e rispondeva a tono mi sono tranquillizzata. La sua sicurezza ha calmato anche me”. E il voto finale (andato a Veronica) è stato un bel 110 e lode.

La tesi di Veronica all’università di Cassino è stata la prima in Italia (e per quel che è noto anche nel mondo) a non essere discussa da una laureanda ma da un’intelligenza artificiale.
“L’ho programmata con tutte le istruzioni necessarie. Lei ha studiato la tesi scritta da me fino a essere in grado di rispondere a domande che non erano state preparate in anticipo” racconta la ragazza all’uscita dall’aula magna, con un sorriso e due brillanti al posto degli occhi che nessun avatar saprebbe imitare.
La costruzione della sosia di Veronica
Per dare un corpo a una voce dal timbro che resta artificiale, Veronica si è fatta scannerizzare il volto e ha descritto alla sosia la sua storia e il suo carattere. “Ho spiegato al mio avatar come sono: gentile, determinata, un po’ disordinata. Certo, è venuta fuori vestita di blu con un maglioncino bianco e a me è toccato adattarmi: ho dovuto scegliere il tailleur uguale al suo” ride carezzandosi la giacca.
Veronica, che ha 26 anni, viene da Sora, in provincia di Frosinone, e si è mantenuta agli studi lavorando come collaboratrice scolastica in un istituto tecnico di Ferentino.
Tutto era fino a ieri tranne che una predestinata delle nuove tecnologie. “Ho sempre voluto insegnare. Fin da piccola giocavo a fare i compiti per poi correggermeli da sola. Ma non sapevo nemmeno cosa fosse l’intelligenza artificiale fino all’esame di Media Education con il professor Di Tore. Lì mi è venuta l’idea di far discutere la tesi a un avatar, ma non immaginavo che fosse davvero possibile”.
L’intelligenza artificiale per gli studenti
L’università di Cassino ha iniziato a sperimentare nuovi modi di insegnare ai tempi del Covid. “Facciamo ad esempio alcune lezioni con i visori. Non impediamo ai ragazzi di portare i cellulari in aula. Gli spieghiamo che le nuove tecnologie non vanno demonizzate, ma comprese e utilizzate al meglio” racconta Simone Digennaro, il correlatore.
“E’ molto più difficile in realtà convincerne i nostri colleghi. Ai ragazzi in aula piace sentirsi come cavie di un mondo che verrà. Volenti o nolenti, fra dieci anni useranno un modo di insegnare molto diverso da quello di oggi. Noi proviamo a coglierne gli aspetti migliori”.
Digennaro ad esempio usa ChatGpt per fare i compiti con suo figlio di 11 anni. “Gli insegno a valutare quali fonti vengono usate dal programma, a riconoscere quando sbaglia. Lui prima fa da solo i suoi compiti, poi li confronta con l’intelligenza artificiale per trovare gli errori”.
L’addestramento della sosia di Veronica
Anche Veronica è partita da una versione di ChatGpt disponibile gratuitamente. L’ha collegata al suo avatar, l’ha impostata per sostenere una discussione di laurea e le ha fatto studiare la tesi (scritta completamente dalla studentessa) dal titolo “Educare all’intelligenza artificiale, educare l’intelligenza artificiale, mitigazione dei bias”.
Ad aiutarla ha trovato tre professori entusiasti come lei: Di Tore, Digennaro e Monia Di Domenico dell’università di Salerno. “L’idea risale a novembre, ci abbiamo lavorato giorno e notte” racconta Veronica.
“Avevamo fatto delle prove della discussione di laurea, ma le domande di oggi erano del tutto nuove per l’avatar” spiega la ragazza, che già alla discussione della laurea triennale si era cimentata con la stampa 3D, discutendo la tesi con degli inediti oggetti tridimensionali di sua creazione.
Un tutor per insegnare
Superata la prova di ieri, Veronica è pronta a insegnare: “Storia e filosofia alle superiori. Mi piace quell’età in cui i ragazzi sono pieni di aspirazioni ma non hanno idea di come concretizzarle”.
Alla principale obiezione – ma l’insegnamento presuppone un rapporto umano, le macchine non sostituiranno mai il carisma dei maestri – ha già risposto in aula magna la sosia di Veronica.
“Come ha già spiegato la mia avatar – ripete paziente lei – nessuno pensa di usare l’intelligenza artificiale al posto degli insegnanti in carne e ossa. Si possono però creare dei tutor per affiancare ad esempio i ragazzi al di fuori dell’orario scolastico o per aiutare chi ha delle difficoltà di apprendimento”.
Anche a un avatar, in fondo, ci si può poi affezionare. “Un po’ la mia sosia mi mancherà. Però no, non mi è mai venuto in mente di invitarla alla festa di laurea. Le nostre strade si divideranno qui”