sabato, 19 Aprile 2025
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LA RASSEGNA STAMPA DI OGGI DA “Il Fatto”, “Dagospia”, “Notix” e “Cronachedi” e le prime pagine dei giornali di oggi a cura della redazione dell’Agenzia Cronache / Direttore Ferdinando Terlizzi

A Roma, l’orgia del potere

Il vizio antico e cafone, tra perle e festini

Non serve aver amato la prima scena di Basic Instinct per percepire la funzione eccitante di superfici riflettenti nell’alcova: un precedente lo offrono gli specchi deformanti con cui un romano di nome Ostio Quadra foderava le sue pareti, così da poter meglio ammirare le doti e le gesta amorose dei suoi partner durante le orge, pervertendo la funzione del vetro dal “conosci te stesso” all’oscena contemplazione del vizio. Ostio è uno degli eroi del libretto che Francesca Romana Berno, latinista sobria e rigorosa, dedica a un termine familiare a chi ricordi la trasgressiva ex-deputata Vladimir, o la serie migliore della maison Dorcel: Luxuria, apprendiamo, si è specializzato in ambito erotico solo in età cristiana, quando Gregorio Magno lo consacra come vizio capitale (emblematica già nel IV secolo la lotta tra Sobrietas e Luxuria nella Psicomachia di Prudenzio, dove la seconda ha al suo servizio Amore, Grazia, Voluttà, Ostentazione). Il senso originario del termine non attiene solo alla camera da letto, ma a ogni tipo di eccesso che viola le leggi di natura, induce desiderio incontenibile e ossessivo, e dopo una breve soddisfazione sfianca nella ricerca di un parossismo sempre più acuto, quando non nella nausea accidiosa della sazietà, il temibile koros dei Greci. Questo desiderio può riguardare il sesso, il cibo, il denaro, ed è spesso legato a una dimensione sociale: da Lucullo a Cleopatra a Trimalcione, i banchetti smisurati con carne di gru o cibi esotici, farciti o colorati fino a renderli irriconoscibili, esulano completamente dalla necessità fisiologica del nutrirsi e servono invece a esibire favolose ricchezze inalberando una vera e propria cultura dello spreco, proprio come le opime mense dei magnati indiani o statunitensi che vengono a sposarsi a Venezia (il povero Elio Tuberone, che accomodava gli ospiti su sobri sgabelli in pelle di capra, ebbe in politica scarsa fortuna).

In una sarcastica satira di Persio Luxuria e Avaritia (Avidità) si contendono un giovane nobile: ma i due vizi andavano spesso a braccetto. Caligola amava rotolarsi nelle monete d’oro come zio Paperone, e come Cleopatra sorbiva con voluttà preziosissime perle sciolte nell’aceto; faceva anche costruire navi tempestate di gemme e dotate di vele cangianti e terme e portici all’interno (le nostre navi da crociera?), mentre dal canto suo Nerone organizzava naumachie in anfiteatro e inaugurava con la Domus Aurea un microcosmo capace di contenere ogni cosa, dalle statue colossali al cielo sul soffitto girevole. Per non parlare della hybris architettonica e geologica (tagliare l’Istmo di Corinto, gettare un ponte di barche tra Baia e Pozzuoli), che non cessa di trovare epigoni, dalle piste da sci in riva al mare ai grattacieli condizionati nel deserto. Sono proprio Nerone e Caligola a incarnare quella perfetta sovrapposizione tra luxuria e superbia che caratterizza il potere autocratico fuori controllo, e che non arretra dinanzi a nulla: gli incesti con le sorelle, l’uccisione della madre, le condanne a morte per futili motivi eseguite con efferatezza… Come già per i Greci, che amavano il metron, la misura, e guardavano con sospetto le ricchezze della Lidia o la megalomania del re di Persia, anche per i Romani è l’Oriente il luogo d’origine di mollezze e stravizi – ma paradossalmente proprio l’Oriente greco, i cui valori vigono nella Magna Grecia di Sibari e Capua: è l’ellenofobia della classe dirigente alla Catone il Censore (il “buon tempo antico” in cui i senatori “pascolavano il gregge”) a generare i ripetuti tentativi di porre un freno agli eccessi, per esempio tramite le leggi suntuarie contro il lusso delle donne. E in questo, la capitale delle tentazioni irresistibili è la città di Baia nei Campi Flegrei con le sue ville sfarzose, le orge di Clodia (la Lesbia di Catullo), le feste che tengono Cinzia lontana da Properzio, i piaceri senza posa di Servilio Vazia, e gli ardimenti che sconvolgono l’ordine delle cose: banchetti sull’acqua, laghi che si fanno terra, piscine riscaldate d’inverno, adulterî senza freno, notti artificialmente illuminate a giorno, nottambuli che dormono all’alba fuggendo la luce della ragione e della virtù…

Il libro di Berno discute con competenza esempi spassosi senza indugiare nei dibattiti storiografici sull’attendibilità di certe fonti (per esempio la “riabilitazione” di Tiberio o Nerone): la prospettiva è quella della filosofia morale, degli scrittori romani che ragionano per exempla, da Sallustio a Tacito. L’autore cruciale è dunque Seneca, il più importante moralista dell’antichità, pronto a discutere e confutare Mecenate per il suo stile effeminato come Ostio Quadra per la sua lascivia ferina: accusato lui stesso di incoerenza per le ricchezze, le intemperanze, il potere di cui godette sotto Nerone, Seneca controbatté in un famoso passo del De vita beata. Ma i suoi richiami contro la luxuria “male inguaribile” non riescono a scacciare dalla nostra mente Lollia Paolina che arriva a un pranzo vestita di sole perle e smeraldi (un Calvin Klein ante litteram?), né i festini di suo marito immortalati nel Caligola di Tinto Brass.

giorgia meloni e donald trump nello studio ovale 6- foto lapresse

LA VISITA DI GIORGIA MELONI SI PUÒ CONSIDERARE UN SUCCESSO SOLO PERCHÉ LA DUCETTA NON È FINITA BULLIZZATA COME ZELENSKY. ERA LA PAURA PIÙ GRANDE DELLA PREMIER E DEL SUO STAFF: A RENDERLO EVIDENTE LO SGUARDO TERRORIZZATO DELLA STATISTA FROM GARBATELLA MENTRE TRUMP PARLAVA DEL PRESIDENTE UCRAINO (“NON SONO UN SUO FAN”) – LA SORA GIORGIA È STATA ABILE A DESTREGGIARSI NELLE RISPOSTE ALLE POCHE DOMANDE DIRETTE A LEI (AI GIORNALISTI USA DELL’EUROPA NON FREGA NIENTE), MA TORNA A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE: TRUMP ACCETTA VAGAMENTE L’INVITO A UN VIAGGIO IN ITALIA, MA NON DÀ L’OK A UN INCONTRO CON URSULA VON DER LEYEN…

DAILY MAGAZINE

 

Ex Cava Monti, parte il progetto per il risanamento ambientale

MADDALONI – Dopo trent’anni di indagini, battaglie ambientali e provvedimenti giudiziari, l’ex Cava Monti si avvia finalmente verso una nuova vita. Con un progetto da 12 milioni di euro, sostenuto dalla Regione Campania e supervisionato dalla Procura della Repubblica, dal Ministero dell’Ambiente e dalla Regione stessa, è stato raggiunto un traguardo storico: si è tenuta l’ultima riunione operativa in vista dell’avvio dell’appalto integrato per la progettazione e realizzazione delle opere di bonifica.

Fumarole spente e piano di bonifica approvato

Tre sono i risultati parziali già conseguiti, che segnano un cambio di passo decisivo nella gestione dell’emergenza ambientale:

  1. Spente definitivamente le fumarole che per anni hanno sprigionato vapori tossici contenenti benzene, toluene e xileni.

  2. Finanziato il Piano esecutivo di bonifica e messa in sicurezza delle circa 100.000 tonnellate di rifiuti speciali interrati nel sito.

  3. Definita la soluzione tecnica per la gestione delle acque reflue e meteoriche, che saranno trattate e convogliate nel collettore fognario lungo la SP 335.

    Un prato sopra i rifiuti e un impianto fotovoltaico

La bonifica prevede la tombatura controllata dei rifiuti, sopra cui verrà realizzato un prato con sistema di irrigazione. Un intervento che non è solo simbolico, ma strutturale, per restituire dignità e sicurezza a un’area devastata da anni di illegalità ambientale. A completare il quadro, un impianto fotovoltaico sarà installato per alimentare autonomamente sia l’irrigazione che i sistemi di captazione dei gas residui, ancora prodotti da combustioni esotermiche in profondità.

Un iter complesso verso il risanamento

L’opera sarà realizzata da Invitalia, soggetto attuatore incaricato del progetto. Resta da affrontare un ultimo nodo: la definitiva acquisizione del sito al patrimonio pubblico. Attualmente, l’invaso è sotto custodia giudiziaria del Comune di Maddaloni, che ha manifestato la volontà di trasferirne la titolarità alla Regione Campania.

Il progetto rappresenta una vera e propria svolta per il territorio: là dove per decenni si è consumato uno dei peggiori scempi ambientali della Campania, sorgerà uno spazio bonificato, sicuro e produttivo. Un modello di rigenerazione ambientale, ma anche un monito per il futuro: la legalità e la tutela dell’ambiente non possono più essere rimandate.

Con l’avvio dei lavori, Maddaloni, con l’amministrazione De Filippo, volta pagina su una vicenda che per anni ha segnato la comunità, tra inquinamento, malattie e abbandono istituzionale. Ora, finalmente, si comincia a scrivere un nuovo capitolo.

Carlo Pace

Serie tv “Gomorra”, l’allarme del prefetto: “Le fiction piene di boss offrono solo modelli negativi”

Il commissario straordinario di Caivano: “Siamo impegnati tutti i giorni a diffondere la cultura della legalità, questi prodotti rallentano il nostro lavoro”

Il prefetto Filippo Dispenza

 

 

Vista la quantità di commenti negativi, la riposta alla domanda se ci fosse qualcuno che sentisse il bisogno del prequel di Gomorra è inequivocabile. Nessuno lo vuole, anche perché fiction del genere sono dannose. Ne è convinto il prefetto Filippo Dispenza, commissario straordinario del Comune di Caivano.

“E’ giunto il momento di dire basta a serie tv sulla criminalità organizzata – ha detto Dispenza – servono soltanto a mostrare ai ragazzi scorciatoie per soldi facili e popolarità. Ma i più giovani devono sapere che nella vita non esistono scorciatoie. Chi le percorre, rischia grosso. Chi abbraccia la camorra, credendo di aprire le porte a una vita agiata si trova davanti a un bivio terrificante: va in galera o muore. Non ci sono alternative”.

Con piglio deciso, il commissario straordinario di Caivano, inoltre, ha invitato le produzioni a rivolgersi altrove. “Invece che portare sugli schermi i boss, perché non esaltiamo esempi positivi? Io proporrei fiction sugli Alfieri del Presidente della Repubblica. Si tratta di persone che ottengono successi con studio, lavoro e sudore della fronte”.

Ovviamente nemmeno Dispenza sogna di mettere un freno alla libertà di espressione. “Però un conto è bilanciare il bene e il male e un conto accendere i riflettori soltanto sui criminali – ha proseguito il prefetto – a me, ad esempio, piaceva molto lo sceneggiato la Piovra, perché esaltava anche il ruolo degli investigatori. Purtroppo da Gomorra, in poi, sembrerebbe che nelle fiction produttori e registi preferiscano rappresentare una realtà in cui i camorristi non vengono contrastati. Ma è ovvio che una descrizione del genere non sia realistica”.

Purtroppo qualcuno continua a sottovalutare il problema, ma la trasmissione di serie tv con violenza esplicita e modelli negativi, incidono molto sull’educazione dei ragazzi. “Guardate che siamo impegnati tutti i giorni a infondere il rispetto della legalità – ha continuato Dispenza – queste fiction, invece, non fanno altro che rallentare il nostro lavoro. Per fortuna non ci arrendiamo.

A Caivano, ad esempio, stiamo ottenendo risultati straordinari grazie alla collaborazione delle scuole e di don Maurizio Patriciello. Giusto qualche giorno fa abbiamo portato 200 bambini ad esibirsi al San Carlo. Negli occhi dei giovani di Caivano vedo la voglia di riscatto. Il loro desiderio di emergere percorrendo la strada giusta ci riempie di orgoglio. Dobbiamo insistere, perché soltanto così potremo assicurare un futuro alle generazioni che verranno. Purtroppo, però, vedo che c’è ancora chi preferisce proporre modelli negativi. Per insegnare ai ragazzi che non bisogna seguirli costa tanta fatica. Ecco, perché preferirei l’idea di produrre fiction sulla camorra venisse definitivamente accantonata”.