Lo scioglimento il venerdì santo

CASERTA E scioglimento fu. Dopo giorni di ipotesi, interrogativi, speranze e chiacchiericci, ieri è arrivato il verdetto: il Consiglio comunale di Caserta è stato sciolto per «accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa». Ed è la prima volta nella storia della città della Reggia. È stato il Consiglio dei Ministri numero 124 a decretare la fine dell’amministrazione targata Carlo Marino (nella stessa seduta sono stati sciolti i Comuni di Aprilia nel Lazio, Badolato e Casabona in Calabria). La seduta, convocata nella giornata di ieri ha messo fine a mesi di passione. Ora a reggere le sorti del Comune per i prossimi 18 mesi arriverà una commissione straordinaria. Ma il sindaco Marino, rieletto nel 2021, non ci sta a vedere marchiata la sua città dalla parola camorra e annuncia il ricorso. «Lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Caserta è un atto di natura politica nonché un atto amministrativo abnorme», afferma in una nota il primo cittadino, che prosegue: «Faremo immediatamente una richiesta di accesso agli atti e impugneremo la decisione dinanzi al Tar del Lazio, ricordando che si tratta di una procedura di carattere amministrativo. È un atto contro la città e i cittadini casertani tutti, istituzionalmente non rispettoso, che conclude – avviene con una tempistica particolare, che una città capoluogo non merita».

LA STORIA

È bastato meno di un mese al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per decidere sul futuro del Comune di Caserta. La relazione è arrivata sulla sua scrivania, infatti, pochi giorni dopo la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza convocata dalla prefetta Lucia Volpe il 17 marzo scorso. Una relazione stilata sulla scorta delle informazioni inserite nel dossier preparato dai commissari in 9 mesi di ispezione nel Comune. La triade commissariale si è insediata nella città della Reggia lo scorso 8 agosto, quando l’allora prefetto Giuseppe Castaldo, su delega del ministro dell’Interno, nominò il prefetto Maurizio Masciopinto, il viceprefetto aggiunto Laura Mattiucci e il maggiore della guardia di finanza Gianfranco Mozzillo quali componenti del collegio ispettivo, con il compito di verificare possibili infiltrazioni mafiose all’interno del Comune. Un compito che doveva durare sei mesi ma che si è prolungato per ulteriori 90 giorni. Verifiche ritenute necessarie dopo una serie di inchieste che hanno coinvolto, tra gli altri, alcuni amministratori e dirigenti di Palazzo Castropignano. In particolare l’attenzione del Viminale sul Comune di Caserta si è accesa a seguito dell’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che nel giugno scorso si è conclusa con gli arresti domiciliari dell’allora assessore comunale Massimiliano Marzo, dei dirigenti Franco Biondi e Giovanni Natale, del dipendente comunale Giuseppe Porfidia e dell’imprenditore Gioacchino Rivetti (tutti poi annullati dal Riesame), accusati a vario titolo di corruzione e falsità in atti pubblici. Nella stessa inchiesta sono stati indagati anche un altro dirigente comunale, Luigi Vitelli, e l’allora vicesindaco Emiliano Casale. Quest’ultimo accusato di voto di scambio: avrebbe chiesto, alle elezioni del 2021, sostegno all’imprenditore Gennaro Rondinone, ritenuto vicino al clan Belforte. Una vera e propria bufera che spinse il sindaco ad azzerare la giunta e a nominarne una tecnica. Ma a finire sotto la lente degli investigatori anche gli affidamenti degli appalti per il verde pubblico nei Comuni di Caserta e San Nicola la Strada che vede indagate 20 persone tra cui il dirigente Biondi. Così come le procedure per il parcheggio di via San Carlo, la cui realizzazione venne affidata a un imprenditore ritenuto vicino al boss Michele Zagaria, e la riqualificazione e la gestione dell’area dell’ex Caserma Pollio.

LE REAZIONI

 

Ma le motivazioni che giustificano lo scioglimento non sono ancora note e solo nei prossimi giorni si potrà comprendere in toto quanto è accaduto a Palazzo Castropignano in questi anni. Intanto, la notizia, anche se attesa, ha sorpreso politici, amministratori e cittadini ed è stata una notizia che, come ha detto il deputato di Fratelli d’Italia Gimmi Cangiano «mai avrei voluto commentare». Il politico meloniano ha voluto però «confermare vicinanza e fiducia verso chi ha determinato questa scelta che non sarà stata semplice». Un concetto quest’ultimo ribadito dal collega di partito Marco Cerreto, che ha sottolineato che si tratta di «un fatto gravissimo per la cittadinanza, la politica, il tessuto produttivo del nostro capoluogo». E di «ferita profonda per città» parla l’eurodeputato del M5S Danilo Della Valle, mentre per il deputato Agostino Santillo questo è «un momento critico che richiede una seria riflessione

FONTE:
IL TITOLO E’ DI FERDINANDO TERLIZZI