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La Nuova Zelanda è il settimo Paese al mondo a legalizzare l’eutanasia (ma solo per i malati terminali)
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La Nuova Zelanda è il settimo Paese al mondo a legalizzare l’eutanasia (ma solo per i malati terminali)
(Elena Tebano)Sì all’eutanasia per i malati terminali, no alla cannabis legale. Lo hanno deciso i neozelandesi, in un doppio referendum che risale al 17 ottobre scorso (il giorno delle elezioni che hanno portato alla riconferma della premier laburista Jacinda Ardern con una schiacciante maggioranza). I risultati definitivi verranno resi noti il 6 novembre: mancano ancora 480 mila «voti speciali», tra cui quelli postali, che però non possono cambiare l’esito della consultazione. Per la morte assistita si trattava di un referendum confermativo: oltre il 65% dei neozelandesi si sono espressi a favore della «legge sulla scelta di fine vita» che era stata approvata l’anno scorso in parlamento (con 69 voti a favore e 51 contrari), come riporta la Bbc.
Per poter accedere alla morte assistita bisognerà essere maggiorenni, cittadini neozelandesi o residenti da tempo nel Paese (sarà dunque impossibile trasferirsi dall’estero per fare l’eutanasia), in grado di di prendere una «decisione informata» e soprattutto essere malati terminali: si dovranno presentare i certificati di almeno due medici che attestino il rischio di morire «entro sei mesi», «un significativo e continuo declino delle capacità fisiche», e il fatto di essere sottoposti a «una sofferenza insopportabile che non può essere alleviata». Sono esclusi dalla morte assistita coloro che soffrono di malattie mentali o che hanno un declino cognitivo. La Nuova Zelanda diventa così il settimo Paese al mondo a legalizzare una qualche forma di morte assistita: l’eutanasia è legale in Belgio, Canada, Colombia, Lussemburgo e Paesi Bassi, mentre il suicidio assistito è consentito in Svizzera.
Il voto neozelandese è particolarmente significativo. Prima di tutto perché l’eutanasia per i malati terminali ha ricevuto in proporzione più consensi nel voto popolare che in quello parlamentare, dove pure la legge è stata approvata con una maggioranza bipartisan. Segno che sui temi «eticamente sensibili» la politica è spesso più cauta dell’opinione pubblica. E poi perché la maggioranza dei neozelandesi (il 53%) ha al contempo detto no alla legalizzazione della cannabis, dimostrando di avere più a cuore il rispetto di una morte degna che la liberalizzazione delle droghe leggere a uso ricreativo. Un tema, quello della morte assistita per i malati terminali, reso più urgente dai progressi della medicina, che se da una parte aumentano le possibilità di cura, dall’altro possono portare all’accanimento terapeutico. La premier Ardern, che da subito ha espresso il suo supporto alla legge sulla morte assistita ma non aveva preso posizione sulla liberalizzazione della cannabis, una volta chiusa la consultazione ha detto di aver votato sì a entrambi i quesiti.