Da qualche giorno la stampa americana discute della possibilità che il presidente Donald Trump possa auto-concedersi una grazia preventiva, che lo metterebbe al riparo da eventuali indagini federali quando scadrà il suo mandato, il prossimo 20 gennaio. Il dibattito è cresciuto dopo le recenti decisioni di Trump di graziare diversi suoi ex collaboratori e alleati, alcuni dei quali condannati per reati federali nell’ambito dell’indagine sulle interferenze russe nella campagna elettorale presidenziale americana del 2016: tra i più noti ci sono Michael Flynn, George Papadopoulos, Paul Manafort e Roger Stone.
Lo stesso Trump ha detto di avere iniziato a studiare la possibilità di concedere una grazia preventiva ai suoi familiari e ai suoi alleati, come l’avvocato Rudolph Giuliani, ma anche a se stesso […].
Non è chiaro se la legge americana attribuisca questo potere al presidente, perché nella Costituzione non si fa riferimento diretto alla questione, ha spiegato il New York Times. Gli studiosi sono divisi, e Trump potrebbe sfruttare questa divisione per mettere al riparo se stesso e le persone a lui più vicine da eventuali indagini prima della fine della sua presidenza.
Partiamo dall’inizio. La grazia è un potere che la Costituzione attribuisce al presidente, con pochi limiti: può riguardare qualsiasi tipo di reato, purché sia federale e non statale, e può significare una commutazione della pena o una grazia vera e propria. La grazia può essere concessa anche in via preventiva, quindi prima dell’inizio di un processo, come stabilì la Corte Suprema americana nel 1866.
C’è un precedente famoso della grazia preventiva, quella concessa nel 1974 dall’allora presidente americano Gerald Ford nei confronti del suo predecessore, Richard Nixon […]. Nixon però non fu mai incriminato, e quindi la grazia concessa da Ford non fu mai “testata”.
Oltre che essere preventiva, e forse essere così ampia da coprire tutti i reati federali, la grazia può essere anche concessa dal presidente ai suoi parenti e alleati. La Costituzione non solleva questioni di conflitto di interesse e già in passato alcuni presidenti americani la concessero in maniera controversa, spinti da motivi personali. Uno dei casi più noti è quello di Bill Clinton che nel 2001, poco prima di lasciare la Casa Bianca, graziò suo fratello Roger Clinton (condannato per un reato di droga nel 1985 e in carcere da un anno) e la sua ex socia in affari Susan McDougal (condannata per un grosso scandalo risalente a quasi dieci anni prima).
La questione più controversa è se un presidente possa graziare se stesso […].
Chi crede che il presidente possa graziare se stesso usa come argomento il fatto che la Costituzione non contiene espressamente il divieto di auto-concedersi la grazia. Secondo questa interpretazione, i padri fondatori non vollero escludere la possibilità di graziarsi; vollero escludere invece la concessione della grazia nei casi di impeachment, eventualità che è vietata in maniera chiara nella Costituzione. Chi crede che il presidente non possa graziare se stesso, invece, sostiene tra le altre cose che la scelta dei padri fondatori di usare il termine “grant” (concedere, riferito alla grazia) dovrebbe essere interpretata nel senso di una persona che dà/concede qualcosa a un’altra persona; e non quindi di una persona che concede qualcosa a se stessa.
Come ha scritto il New York Times, Trump potrebbe comunque provare ad aggirare l’ostacolo. La Costituzione prevede la possibilità di rendere temporaneamente “presidente” il vicepresidente, nei casi in cui il presidente non sia in grado di svolgere i suoi compiti […]. Trump potrebbe cedere i suoi poteri al vicepresidente, Mike Pence, farsi concedere la grazia e poi tornare a ricoprire pienamente la sua carica. Sarebbe una mossa estremamente controversa, ma probabilmente legale.